Ricordate quello che abbiamo sottolineato più volte nel 2022, nei primi mesi di guerra: la Russia ha un vantaggio, che a un certo punto è diventato anche un obiettivo, potendo contare su un numero di soldati molto più alto rispetto all’Ucraina e avendo una grande quantità di armi a disposizione può far fronte a una guerra lunga, molto lunga, nella speranza che a un certo punto gli alleati dell’Ucraina alzino bandiera bianca. In questi giorni sembra che il conflitto si sia messo proprio su questo binario. Zelensky è andato negli Stati Uniti di tutta fretta, per cercare di convincere la politica americana – soprattutto i repubblicani – a procedere con l’ultimo pacchetto di aiuti proposto da Biden, tra i 50 e i 60 miliardi di dollari.
L’operazione non è riuscita, perché i repubblicani chiedono in cambio norme più stringenti e nuovi finanziamenti per fermare l’immigrazione dal confine messicano. La Casa Bianca e lo stesso presidente ucraino hanno detto di essere ottimisti e di aspettare un accordo entro fine anno, ma è molto difficile che a Kyiv arrivino armamenti per 50 o 60 miliardi di dollari. E anche i tempi non sono certi. Oltretutto tra poche settimane la campagna elettorale per le elezioni del prossimo novembre entrerà nel vivo e con un’opinione pubblica americana sempre più restia a finanziare la guerra in Ucraina deputati e senatori staranno molto attenti all’umore delle loro circoscrizioni di riferimento.
Anche in Europa il supporto all’Ucraina potrebbe diminuire. Dal punto di vista simbolico potrebbe essere significativo lo stop all’avvio dei negoziati per l’adesione di Kyiv all’Unione Europea al vertice europeo di domani e venerdì a Bruxelles. L’ungherese Orban sembra inamovibile nel suo veto vincolante, visto che servirebbe l’unanimità dei paesi membri. E tutto questo, in questo momento, potrebbe avere un impatto molto negativo sullo sforzo militare degli ucraini.
La contro-offensiva – cominciata sei mesi fa – non ha prodotto i risultati sperati. Le difese russe nell’est e nel sud del paese hanno retto e Kyiv ha ripreso pochissimo territorio. E tra poco non mancheranno solo le armi per continuare ad attaccare le postazioni russe, ma anche per difendersi.
La notte scorsa un attacco missilistico sulla capitale ucraina ha fatto oltre 50 feriti. È stato colpito anche un ospedale. I missili sono stati intercettati, ma i resti sono caduti su diversi quartieri. E tra poco inizieranno anche a mancare gli uomini. Alcune stime dicono che per i prossimi mesi dovrebbero essere arruolati 20mila militari ogni 30 giorni. Non è detto che sia possibile.
Anche i russi hanno subito molte perdite. Pare che nelle ultime settimane, nella zona di Avdiivka, alle porte di Donetsk, siano rimasti uccisi circa 10mila soldati. Ma a Mosca gli uomini non mancano, così come le munizioni di artiglieria – gli occidentali invece non riescono a produrle per l’esercito ucraino – e i droni iraniani a basso costo da lanciare sulle città e sulle infrastrutture energetiche.
Possibile che entrambe le parti siano presto bloccate in uno stallo che richiederà un qualche tipo di accordo politico, tra il 2024 e il 2025. Nel frattempo – con la paura di avere Donald Trump alla Casa Bianca – Zelensky e i generali ucraini, non sempre in sintonia, dovranno trovare un’altra strategia.