
La riunione di ieri a Londra ha confermato a Zelensky che in Europa ha ancora diversi amici. La domanda però è se saranno sufficienti a garantire il raggiungimento di un cessate il fuoco in Ucraina con le dovute garanzie per la sicurezza.
Al momento la risposta è no.
Dichiarazioni a parte i leader europei non hanno o non ancora gli strumenti per garantire quella che il primo ministro britannico, Starmer, ha definito una pace giusta e duratura.
Davanti al parlamento britannico Starmer ha detto che per tutta Europa, non solo per l’Ucraina, la pace e la sicurezza dipenderanno dalla sua forza militare e dalla sua capacità di deterrenza.
La presidente della commissione UE, Von Der Leyen, ha fatto sapere che in vista del vertice europeo straordinario che si terrà giovedì a Bruxelles sta per mandare ai 27 un suo piano per il riarmo.
Il concetto è che gli europei dovranno aumentare le spese militari.
Ma ne hanno le capacità? E poi sono tutti sulla stessa linea?
Anche qui la risposta è no.
Oltretutto per stare alla velocità della Casa Bianca il tutto dovrebbe essere fatto in tempi stretti: armi, uomini e soldi. E i tempi stretti non ci sono.
Oltretutto per la loro sicurezza, così come per quella dell’Ucraina, gli europei hanno bisogno del coinvolgimento americano. Anche questo è stato ribadito da Starmer.
In fondo i leader eueropei stanno cercando di fare proprio questo: mantenere Trump legato al fronte occidentale. Il premier britannico ha detto ai suoi parlamentari che il presidente americano è sincero quando parla di pace in Ucraina. Ma anche qui le prospettive sono negative.
L’amicizia e il supporto politico degli europei faranno quindi parecchia fatica a trasformarsi in supporto concreto, soprattutto un supporto tale da permettere un accordo che fermi la guerra senza passare da una capitolazione di Kyiv.
Nonostante il disastroso incontro alla Casa Bianca di venerdì scorso anche Zelensky ha cercato di mantenere aperti i canali di comunicazione con Washington. Sa bene che senza il supporto americano sul fronte della sicurezza sarà impossibile assicurare che Putin, anche in caso di cessate il fuoco oggi, non riprenda la guerra domani.
Trump in ogni caso ha nuovamente criticato il presidente ucraino anche questa sera.
E poi qui c’è anche un elemento emotivo o psicologico: seppur in una posizione internazionale molto debole Zelensky potrebbe anche rifiutarsi di firmare un’intesa se non la considerasse sufficiente per la sicurezza del suo paese. Sarebbe un gesto estremo, che potrebbe anche essere interpretato con l’ultimo atto di un leader orgoglioso, ma che non farebbe altro che peggiorare la sua posizione.
Sulla carta, nonostante le differenze e le divisioni non manchino, Zelensky sembra avere ancora l’appoggio di una buona parte del paese. Anche di quella parte politica a lui non vicina. Nei giorni scorsi per esempio anche uno dei suoi principali avversari, l’ex-presidente Poroshenko, ha ribadito che Zelensky è il presidente legittimo. E lo scambio burrascoso con Trump della scorsa settimana potrebbe anche aver fatto risalire il suo indice di grandimento, l’ultima volta registrato a circa il 57%.
Ma da Washington gli uomini di Trump lo stanno mettendo in discussione, e non sappiamo come questo si possa tradurre in termini di politica ucraina.
Oltretutto sta crescendo da parecchio tempo l’opposizione alla guerra.
Zelensky è stato accolto ieri a Londra come un’eroe di guerra. In effetti nessuno, tre anni fa, avrebbe immanginato che il suo paese potesse resistere alla Russia come poi ha fatto. Ma la sua posizione è sempre più debole, e soprattutto non è per nulla scontato che raggiunga l’obiettivo di ottenere le garanzie di sicurezza richieste. Probabilmente qualsiasi mossa decida di fare nelle prossime settimane scontenterà qualcuno.
E tutto questo gioca solo a favore della Russia.