
Questa foto premiata con il World Press Photo è un invito alla comunità internazionale a salvare Gaza e suoi bambini.
L’immagine dell’anno è infatti quella di un bambino palestinese di 9 anni, Mahmoud Ajjour, a cui sono state amputate entrambe le braccia a causa di un attacco israeliano nella Striscia. La foto è stata scattata dalla fotografa palestinese Samar Abu Elouf per il New York Times.
Il Premio è anche un omaggio a coloro che da dentro stanno raccontando l’orrore.
Quello che è successo negli ultimi due giorni racconta più di ogni cosa il loro ruolo decisivo per fare tacere i negazionisti e gli indifferenti.
Martedì 15 aprile la photoreporter Fatma Hassona aveva appreso che un documentario sul suo lavoro era stato selezionato per ACID, la sezione parallela del Festival di Cannes dedicata al cinema indipendente. Ieri Fatma è stata uccisa da un bombardamento israeliano insieme a 11 parenti.
Oggi la giuria del World Press Photo ha premiato la sua collega, Samar Abu Elouf.Da qualche ora gli scatti di Fatma e di Samar con i loro carichi di denunce e di emozioni, sono diventati virali.
Magra consolazione perché gli scatti non fermeranno la vendetta di Netanyahu sui civili inermi.
Magra consolazione perché gli scatti non fermeranno la vendetta di Netanyahu sui civili inermi.
Ma tra qualche anno la Storia ricorderà che la censura dei media mainstream e il silenzio dei governi occidentali non sono riusciti a oscurare Gaza e la questione palestinese.
Il caso più emblematico è il documentario No Other Land premiato a Berlino e con un Oscar.
La cultura fa i miracoli quando si mette al servizio di chi subisce la storia e al servizio della verità e della libertà.
Il caso più emblematico è il documentario No Other Land premiato a Berlino e con un Oscar.
La cultura fa i miracoli quando si mette al servizio di chi subisce la storia e al servizio della verità e della libertà.