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World Music: Nostalgique Bollywood

Nostalgique Bollywood

Contrazione di Bombay – poi diventata Mumbai – e di Hollywood, il nome Bollywood ha cominciato ad apparire in articoli giornalistici negli anni settanta, senza avere una paternità certa. Ce lo ricordano le note di copertina di Nostalgique Bollywood, CD pubblicato dalla etichetta francese Buda musique – quella che pubblica éthiopiques – che lo ha inserito nella sua collana che si intitola appunto “Nostalgique”.

Questa antologia in realtà raccoglie brani del cinema musicale indiano fra il 1939 e il 1959 che rendono conto non solo di Bollywood in senso stretto, cioè della gigantesca industria cinematografica indiana fondamentalmente in lingua hindi basata a Bombay oggi Mumbai, ma anche di altre Ollywood indiane, come Tollywood, come è chiamata l’industria cinematografica con sede nel quartiere di Tollygunge a Calcutta, oggi Kolkata, che produce nelle lingue bangali e telougou, e che rappresenta il secondo polo dell’industria cinematografica indiana dopo Mumbai, oppure come Kollywood, ovvero l’industria cinematografica con sede a Madras, oggi Chennai, dove si produce in lingua tamil.

Il cinema indiano nasce negli anni dieci del novecento col cinema muto, e conosce poi un grande sviluppo con il passaggio al cinema sonoro: il segreto del successo del cinema indiano saranno proprio i film cantati: ad aprire la strada è nel 1931 il film Alam Ara: negli anni venti il cinema indiano si è ampiamente dedicato a versioni cinematografiche di classici della letteratura mitologica indiana come il Ramayana e il Mahabharata: ma il salto di popolarità del cinema, con un seguito di massa, avviene col film cantato lanciato da Alam Ara.

Un anno dopo, nel ’32, il film Indrasabha stabilisce un record mondiale forse ancora oggi imbattuto proponendo in una sola pellicola ben 72 canzoni. All’epoca i dischi a 78 giri erano in India un fatto di élite, e la radio trascurava se non disprezzava tutta questa produzione di canzoni per il cinema, mentre non solo le canzoni rappresentavano un forte motivo di appeal per i film, ma spingevano il pubblico a tornare a vedere lo stesso film per poter ascoltare di nuovo una canzone che li aveva appassionati.

In questo modo l’India, negli anni successivi all’indipendenza raggiunta nel ’47, riesce ad arginare la penetrazione al proprio interno del cinema di Hollywood, e addirittura si trasforma in un paese fortemente esportatore di cinema: grazie alla sua vivacità, il cinema indiano circolerà massicciamente in tante parti del mondo – sudest asiatico, mondo arabo, Africa nera, persino la Yugoslavia socialista in rapporto con l’India attraverso il movimento dei paesi non allineati – parti del mondo in cui il pubblico non capiva le lingue in cui i film indiani erano parlati e cantati, ma veniva ugualmente conquistato dal dinamismo delle vicende raccontate, dal fascino delle voci e dalla bellezza delle musiche, così diverse da quelle a cui era abituato.

  • Autore articolo
    Marcello Lorrai
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    Alessandra Modi, antropologa, fa parte del dipartimento di biologia dell'università di Firenze. Modi è co-autrice di uno studio pubblicato un mese fa su Pikaia.eu (il portale dell'evoluzione). Lo studio si intitola: “il bambino con il genoma più antico d'Italia”. Guardare alla storia dei propri antenati, può essere utile per capire la strada fatta fin qui. Ha raccontato David Caramelli, antropologo dell’Università di Firenze: “questo studio ha portato alla ricostruzione del genoma più antico in Italia, rivelando significativi cambiamenti nella popolazione dell'Italia meridionale alla fine dell'ultimo massimo glaciale, con l'arrivo di gruppi provenienti dai Balcani, i quali hanno colonizzato l’Italia da Nord-Est per poi scendere verso le regioni più meridionali della penisola".

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