Sembrerà strano, ma in Italia non ci sono solo musicisti che fanno trap. La conferma è arrivata dall’undicesima edizione del Premio Andrea Parodi che si è celebrata a Cagliari lo scorso fine settimana (9, 10 e 11 novembre).
Nato per omaggiare un grande artista sardo come Andrea Parodi, che dal pop d’autore dei Tazenda era arrivato come solista ai vertici della musica d’impronta etnica, oggi è l’unico contest italiano di world music.
Organizzato dall’omonima Fondazione, quest’anno il Premio Andrea Parodi (la cui direzione artistica è nelle sapienti mani di Elena Ledda), ha proposto nove band (selezionate tra oltre 200 artisti che quest’anno hanno inviato le loro canzoni) che, a diverso titolo, lavorano sugli incroci tra musica “di tradizione” e contemporaneità. Non a caso le passate edizioni sono state dominate da artisti che avevano saputo incrociare la musica popolare con il jazz (i sardi Elva Ludza), Rosa Balestrieri e l’elettronica (i siciliani Pupi di Surfaro) o la poesia di un prete gallurese con il folk (Daniela Pes).
Quest’anno la vittoria è andata a La Maschera, gruppo napoletano che sa tenere il palco con la sfrontatezza e la postura di una rock band. La loro “Te vengo a cercà” è una ballad con tanto di intro in wolof e testo che rimanda alle tematiche della migrazione.
Premio della critica per i ciprioti Monsieur Doumani, un bizzarro trio (tsouras, chitarra e trombone) che in gara ha presentato una strampalata tarantella, ma nella seconda serata (in cui i partecipanti del Premio sono chiamati a interpretare un brano del repertorio di Andrea Parodi) ha proposto una superba e originale versione di “Abacada”.
La serata finale ha portato sul palco una serie di ospiti che hanno ulteriormente alzato il livello artistico della rassegna. Il macedone Stracho Temelkovski, polistrumentista, compositore e arrangiatore di grande espressività, nonchè cultore del beat box. Il duo veneto D’Altrocanto, composto da Elida Bellon e Giulia Prete, che hanno un repertorio incentrato sulle sonorità della tradizione popolare di mezzo mondo (erano reduci da un mese sulle montagne della Georgia dove avevano studiato sul campo le vocalità locali). Il tutto eseguito a cappella, senza l’ausilio di strumenti.
Jorge Pardo, una delle voci più importanti della scena musicale peruviana, accompagnato dalla straordinaria chitarra di Francisco Rey Soto, erede dello stile musicale del Maestro Felix Casaverde. Ultimo, ma non ultimo, l’86enne Daniele Cossellu: storica voce e animatore dei Tenores di Bitti “Remunnu’e Locu”, che ha raccontato come, se non fosse stato per Andrea Parodi, avrebbe perso il treno di Peter Gabriel.
Elegantissima la jam session finale che ha visto sul palco, oltre agli ospiti della rassegna, la direttrice artistica Elena Ledda e alcuni degli artisti in giuria, tra cui Mauro Palmas. Calato il sipario, la Fondazione Andrea Parodi ha già iniziato a lavorare per l’edizione del 2019: a fine gennaio verrà diffuso il bando con le modalità per presentare la propria candidatura…
N.B. Uno speciale in onda su Radio Popolare, giovedì 22 novembre alle 21.30, proporrà ampi estratti della serata finale di questa edizione del Premio Andrea Parodi.