Weyes Blood – And in the Darkness, Hearts Aglow: la cantautrice californiana Natalie Mering, in arte Weyes Blood (sito ufficiale), ha appena pubblicato il suo nuovo, quinto album, un disco che sta raccogliendo critiche entusiaste un po’ ovunque.
Dalle nostre parti però non scopriamo Weyes Blood (pseudonimo ispirato dal romanzo “Wise Blood” della scrittrice americana Flannery O’Connor) con questo lavoro: il suo precedente “Titanic Rising” era stato uno dei nostri dischi del 2019 (per chi scrive, IL disco del 2019), e anche il suo terzo album, del 2016, “Front Row Seat to Earth”, l’avevamo suonato parecchio. Come molti, insomma, aspettavamo con curiosità il suo quinto disco, presentato come secondo capitolo di una trilogia iniziata con “Titanic Rising”.
In che senso una trilogia? Lo spiega a Radio Popolare la stessa Weyes Blood: «Ho pensato per molto tempo che l’album successivo a “Titanic Rising” sarebbe stato tutto incentrato sulla speranza, sulle soluzioni a tutti i problemi di cui avevo parlato in quel disco. Invece quando mi sono messa a scrivere queste nuove canzoni, il mondo si stava chiudendo su se stesso: era come se tutte le cose di cui avevo parlato in “Titanic Rising” si stessero avverando, che le stessimo vivendo direttamente. Quindi ho capito che anche questo album doveva essere una prosecuzione di quel discorso e che avrei avuto bisogno di un album successivo a questo per arrivare alle soluzioni, alla speranza nel futuro».
And in the Darkness, Hearts Aglow di Weyes Blood è dunque un disco consapevolmente attraversato da temi impegnativi, complessi, da una pervasiva sensazione di decadimento. Ma chi volesse ascoltarlo in modo…superficiale, potrebbe non accorgersene: come prima cosa per la qualità assoluta della voce di Natalie Mering, perfetta tecnicamente e ancor più ammirevole per l’intensità delle sue interpretazioni. Poi per gli arrangiamenti ricchi, morbidi e rotondi, che danno una coesione stilistica a una manciata di canzoni dalla scrittura più eterogenea, prendendo ispirazione dal folk, dalla canzone d’autore, dal synth-pop. Il risultato finale è un disco suadente e avvolgente, che coinvolge sin dal primo play.
«In questo disco c’è sicuramente una bellezza superficiale che caratterizza la musica e che può permettere di a chi lo desidera di ascoltarlo con piacere senza approfondire quello di cui parlano i testi delle canzoni. Chi non vorrà fare questo approfondimento, potrà divertirsi ugualmente insomma. Ma per le persone che come me amano scavare nel significato di ogni cosa, allora c’è molto da fare, c’è una grande abbondanza di informazioni in cui immergersi», ci ha spiegato ancora Weyes Blood in una intervista che trasmetteremo a Jack martedì 22 novembre dalle 14.30 alle 15.30.
Presto su queste pagine troverete anche l’intervista in versione scritta, e domenica 27 novembre dalle 18.30 alle 19 dedicheremo a Weyes Blood uno speciale in cui racconteremo la sua storia musicale, dagli esordi a queste ultimissime canzoni.
Intanto, qui sotto, il video del suo singolo “Grapevine”.
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