Dalle elezioni spagnole 2019 arriva una lezione, un monito, a tutta Europa.
La sorpresa – abbiamo detto – è Vox, il partito di estrema destra che incarna al meglio il nazionalismo spagnolo. Difesa dell’unità nazionale, riscoperta dei simboli – dal toro alla bandiera – rifiuto aggressivo nei confronti di chi rivendica le differenze di questo paese – gli indipendentisti catalani. Non solo: c’è l’attacco al femminismo, alla legge contro la violenza di genere, all’aborto.
Una forza politica esplicitamente reazionaria.
Ma c’è molto di più.
Ai comizi di Vox non c’erano solo i nostalgici di Franco. C’erano tanti giovanissimi e c’erano anche parecchi lavoratori autonomi stufi di pagare troppe tasse. In quest’ultimo caso poca ideologia ma la necessità di far quadrare i conti a fine del mese. Quindi non solo ricchi affascinati dalla promessa di abolire la tassa di successione.
Un ultimo elemento: il leader dei popolari, il principale partito della destra, Pablo Casado, si è detto pronto a governare con Ciudadanos e Vox. E guarda caso diversi simpatizzanti del Partito Popolare ci hanno raccontato di non avere alcun problema con l’estrema destra di Vox.
Il fenomeno destra radicale non è quindi solo tollerato in silenzio – pensiamo all’indifferenza tanto diffusa in Italia – ma anche alimentato, in qualche modo coltivato. Questa è la cosa più pericolosa. Vox non è anti-europeo, ed è diverso dai tanti movimenti sovranisti e populisti diffusi nel Vecchio Continente, ma da qui arriva in ogni caso una lezione per tutti noi europei, alla vigilia delle elezioni del mese prossimo, una lezione che segnala nuovamente il fallimento della politica tradizionale