La vittoria dei socialisti e i numeri di queste elezioni spagnole ci dicono alcune cose importanti. A prescindere dalla composizione della futura maggioranza di governo.
La prima. Il fronte progressista – seppur molto diverso e variegato al suo interno – è maggioritario nel paese. Nonostante l’ingresso di Vox nel Congresso di Madrid – con meno forza rispetto alle previsioni – la destra, e le posizioni più reazionarie, sono state bocciate dagli elettori. Ieri sera il leader dei socialisti, Pedro Sanchez, ha detto giustamente “il Paese guarda avanti e non indietro”.
La seconda cosa. I partiti nazionalisti su base regionale – baschi e catalani – hanno consolidato la loro posizione. Schiacciante l’affermazione in Catalogna di Esquerra Republicana, da sempre indipendentista. Ma è utile anche un altro piccolo esempio. Nei Paesi Baschi ha fatto molto bene Bildu, dall’area di riferimento della vecchia Batasuna, quindi indipendentisti.
Questo per dire che le regioni periferiche, soprattutto quelle più importanti – Paesi Baschi e Catalogna – riaffermano la loro identità, la loro differenza, senza timori. Lo sapevamo, non c’era bisogno di queste elezioni, ma il voto di ieri ce lo ricorda: la Spagna è un paese plurinazionale, una cosa che fa imbestialire la destra.
Un’ulteriore precisazione sulla Catalogna. Esquerra Republicana ha vinto la competizione con la formazione di Puigdemont. E pur avendo una posizione rigida è allo stesso più pragmatica e dialogante nei confronti dello stato centrale. Questo sarà importante per il futuro della crisi catalana.
La terza e ultima cosa. In un periodo di grande confusione e disorientamento per le società occidentali la social-democrazia spagnola è l’esempio del fatto che ci sia ancora la possibilità di fare politiche progressiste, di dar voce all’anima più progressista dell’elettorato, e contenere l’avanzata di forze reazionarie, che siano sovraniste e populiste come la Lega, oppure esclusivamente nazionaliste come Vox. Non a caso Pedro Sanchez nel suo discorso di ieri sera ha parlato anche di Europa. Le elezioni europee sono tra meno di un mese, il 26 maggio. È probabile che Vox per esempio cresca ulteriormente, ma è anche possibile che il centro-sinistra, con tutte le sue differenze a livello europeo, da paese a paese, riaffermi il suo peso e la sua storia.
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