di Luca Parena
I sedili posteriori dell’auto sono pieni di borse e sacchetti. Se si dà uno sguardo attraverso i finestrini, spuntano oggetti per l’igiene personale, medicinali, cuscini e coperte. C’è anche una sdraio chiusa: “D’estate io mi mettevo fuori sulla sdraio, così lei aveva più spazio per stendersi dentro – dice Giovanni, indicando sua moglie – ora però fa già freddo. Non si può più dormire fuori”.
Giovanni e sua moglie Simona non sono in partenza per un luogo di villeggiatura. Sono a Milano e da cinque mesi quell’automobile è la loro casa. Giovanni e Simona non sono i loro nomi veri. Più dei nomi, conta la storia di queste persone: lei ha perso il lavoro nel marzo 2020. Appena sono scattate le restrizioni per la pandemia, il titolare dell’attività dov’era impiegata l’ha licenziata. Lui ha quasi 80 anni, percepisce una pensione di 500 euro.
Per mesi, in qualche modo, hanno conservato l’alloggio in cui vivevano in affitto da oltre sette anni. Lo scorso aprile, l’ufficiale giudiziario li ha però sfrattati. Simona e Giovanni raccontano di aver poi fatto domanda per la casa popolare, ma il loro punteggio in graduatoria è finito quasi dimezzato. Dicono che nessuno dei servizi sociali, con cui pure sono in contatto, è mai venuto a verificare la loro condizione di bisogno: niente documentazione, niente alloggio. Da allora, vivono un incubo fatto di spostamenti continui, pasti consumati alla veloce e fatica, anche nel riposo. Ogni sera, stazionano in un parcheggio diverso o nel piazzale di un’area di servizio, tra la periferia e l’hinterland di Milano.
Simona, da un po’ di tempo, ha trovato un impiego stabile, ma anche con mille euro al mese in più, i prezzi delle case private in città restano irraggiungibili. Lei e suo marito, finora, un supporto lo hanno avuto dall’associazione degli inquilini Aida, che ha sede a Bologna. A distanza, li hanno aiutati a restare in contatto con i servizi sociali del Comune. Tra richieste di documenti, fotocopie di verbali e marche da bollo, Giovanni e Simona hanno ottenuto un appuntamento per i “servizi abitativi transitori” (alloggi pubblici d’emergenza) per il prossimo 29 novembre. Tra due mesi. Per ora, Milano la vedono continuare a correre, fuori dai finestrini di un’automobile. Ascoltiamoli.