È quasi il tramonto, e, dopo un momento di incertezza, una piccola imbarcazione scivola lungo il Tamigi. 4 ragazzi, seguiti da un gruppo di persone, entrano sotto coperta, imbracciano i loro strumenti e iniziano a suonare. La musica è a tutto volume, arrabbiata. Quelli sono i Sex Pistols, e la canzone è “God save the queen”.
L’esibizione dei Sex Pistols contemporaneamente ai festeggiamenti dei venticinque anni di regno di Elisabetta 2, resta una delle esibizioni più conosciute del punk. Per l’epoca, una vera e propria derisione delle istituzioni. Circa 1300km più a sud-est, a Milano, si legge della performance della band inglese. Anche qui la prima ondata punk ha messo radici. Le influenze sono quelle dei movimenti di studenti e operai del ‘77. L’abito, quello degli apripista americani e inglesi. I capelli sono dritti come spilli, poi chiodi, abiti scuri o comunque esuberanti, seguendo sempre la pratica del fai da te. E poi c’è la musica ovviamente. Le influenze di band, come i Crass, che si portano dietro un messaggio politico
In una Milano che andava sempre di più a costruire la sua identità di città “da bere”, moderna e lavoratrice, la subcultura punk trova spazio sulle riviste ritagliate e fotocopiate, come la punkzine Xerox. Ma soprattutto riesce a trovare un luogo in cui realizzare la propria visione.
Via Correggio 18 si trova in pieno centro a Milano. L’edificio faceva parte di una ex fabbrica, già occupata nel ’75 dal Comitato di quartiere Magenta. Era diventata una casa “liberata” che dava ospitalità a famiglie senzatetto, operai ribelli, hippie e femministe. I reduci della militanza politica degli anni Settanta, gli artisti del Vidicon e i giovani punk si trovarono a convivere in una piccola oasi.
Ai punk di via Correggio viene assegnato un magazzino che diventa la sede del collettivo Virus. Si fanno eventi e concerti, riunione per affrontare temi sociali urgenti. Il punk, o meglio il Punx con la x, si lega alle battaglie dell’epoca e dà voce alla rabbia e all’insoddisfazione per lo status quo. Ma le attività del collettivo non sono ben viste da tutti.
Sono le 6 e 30 del mattino del 15 maggio 1984 e l’esperienza di Via Correggio 18 sta per concludersi.
La polizia in tenuta antisommossa sgombera l’edificio. Il collettivo Virus, come anche le famiglie che lo abitavano, sono costretti a lasciare le proprie stanze senza portare via niente. Dopo un tentativo di rientrare nella struttura, subito sventato dalla polizia, il virus occupa uno spazio in via Bonomelli per riprendere l’attività. Lo sgombero porta alla perdita di una parte del gruppo, ma un nucleo duro di Punx continua le attività del Virus, fino al 1989. Ancora oggi, molti membri di questo collettivo continuano il loro lavoro di racconto dell’esperienza del Virus e di via Correggio 18.