Quando durante la campagna elettorale Donald Trump invitò i possessori di armi a fermare Hillary Clinton tutta la grande stampa statunitense scrisse che le parole del tycoon erano una vera e propria istigazione all’omicidio politico.
Era lo scorso agosto. Trump teneva un comizio in North Carolina e disse queste precise parole: “Hillary vuole abolire, di fatto vuole abolire il Secondo emendamento della Costituzione. E se dovesse trovarsi nella posizione di nominare i giudici, amici, non potreste più farci niente. Anche se quelli del Secondo emendamento qualcosa potrebbero ancora fare, non lo so. Ma ecco cosa vorrei dirvi: sarebbe un giorno terribile. Se Hillary dovesse nominare i giudici, avremmo le mani legate. Capite cosa accadrebbe”
Il New York Times disse che si era superato un limite. In un Paese, gli Stati Uniti, dove è molto facile che qualcuno prenda una pistola o un fucile d’assalto e si metta a sparare sulla folla o contro un personaggio pubblico, l’uscita di Trump era stata percepita da tutti come un qualche cosa di estremamente pericoloso.
Questo non ha impedito a Donald Trump di vincere le elezioni. Anzi. Quell’elettorato lo ha premiato. Ma quelle parole risuonano ancora come una vera e propria istigazione all’omicidio perché dette in un contesto dove c’è sempre qualcuno che può sentirle, elaborarle a modo suo e poi prendere una pistola e uccidere.
La frase di Vincenzo De Luca su Rosy Bindi (“Un infame, da ucciderla”) non può essere derubricata come l’uscita verbale di un personaggio tutto particolare, avvezzo all’uso di un linguaggio pittoresco; un uomo che usa il lessico come un’arma (retorica).
Il presidente della Regione Campania, qualsiasi rappresentante delle istituzioni, non può definire “infame” (termine usato spesso dai mafiosi) e pronunciare il verbo “uccidere” quando parla della presidente del Comitato parlamentare Antimafia. Non può farlo visto il contesto (la Camorra come commenta questa uscita?); non può farlo in senso assoluto, visto che anche in questo caso supera un limite che non deve essere oltrepassato nello scontro politico.
Un rappresentante delle istituzioni non usa le espressioni usate oggi da Vincenzo De Luca. E poco importa che la frase sia stata detta in un fuori onda. Lui era lì, di fronte a un giornalista, come presidente della Regione Campania.
De Luca probabilmente pensa che sia normale dire quello che ha detto. Come lo pensava Donald Trump. Ma non è normale. “Un atto di irresponsabilità”, l’ha definito Roberto Saviano. Concordiamo. Ed è proprio perché De Luca si è dimostrato un irresponsabile che dovrebbe lasciare la sua carica, dare le dimissioni da presidente della Regione.
Dovrebbe essere il suo partito a chiedergli di andarsene, e in particolare il suo segretario. Sarebbe un gesto di responsabilità e chiarezza.