Dai finanziamenti elettorali ai diritti gay e trasgender, dalla marijuana legale agli affitti privati.
E’ stato un martedì di referendum in giro negli Stati Uniti; alcuni con implicazioni nazionali, altri con una rilevanza soprattutto locale. A Seattle si è votato per la Initiative 122, altrimenti detta “ Honest Elections”, una misura che bandisce i contributi elettorali delle corporations. Sempre nello Stato di Washington si è votato per criminalizzare “la vendita, l’acquisto, il commercio o la distribuzione di specie animali minacciate dall’estinzione”. Ma i referendum con la maggiore risonanza, a livello nazionale e internazionale, sono stati soprattutto tre.
OHIO. L’Issue 3 avrebbe legalizzato produzione e uso della marijuana. Gli adulti con più di 21 anni avrebbero potuto detenere un’oncia di marijuana per uso personale; dietro il pagamento di una tassa di 50 dollari, un privato avrebbe potuto coltivare a casa quattro piante. La misura è stata rigettata dall’elettorato, con una proporzione di due contro uno. Leggi analoghe, nel passato, sono state approvate in Colorado, Oregon, Washington e District of Columbia. L’Ohio avrebbe però dato una sorta di monopolio nella produzione a dieci siti, ciò che non ha convinto gli elettori e molti degli stessi attivisti pro-legalizzazione. “La gente dell’Ohio ha rigettato comprensibilmente un approccio sbagliato e monopolistico alla marijuana”, ha spiegato il portavoce della National Cannabis Industry Association.
SAN FRANCISCO. Qui gli elettori hanno respinto la Proposition F, una misura per limitare la possibilità dei privati di affittare la propria casa. In particolare, un privato non avrebbe potuto dare in affitto la propria abitazione per più di 75 giorni in un anno. La disposizione aveva ovviante come principale obiettivo Airbnb, la società attiva negli affitti privati, che vale almeno 25 miliardi di dollari e che ha speso otto milioni in pubblicità elettorale per far fallire il referendum. A favore della misura erano le grandi catene alberghiere, ma anche gruppi per i diritti degli inquilini come l’Affordable Housing Alliance e l’Housing Rights Committee, che temono che i prezzi delle abitazioni in città salgano e scenda la disponibilità di case a disposizione dei residenti. La campagna di Airbnb si è valsa della consulenza di Chris Lehane, stratega di comunicazione della Casa Bianca di Bill Clinton.
HOUSTON. Qui si è tenuto il referendum più controverso e combattuto. Lo scorso maggio il City Council ha approvato HERO, la Houston Equal Rights Ordinance, che proteggeva 15 gruppi e minoranze etniche, religiose e sessuali dalle discriminazioni nelle istituzioni, scuole, posti di lavoro. Sin dall’inizio la misura è stata presentata dalla destra come lo strumento per far avanzare l’“agenda omosessuale” patrocinata dalla sindaca lesbica della città texana, Annise D. Parker. I conservatori hanno fatto leva su timori molto elementari. “No Men in Women’s Bathrooms”, è stato uno dei loro slogan, con riferimento alla presunta possibilità che i trasgender avrebbero avuto, nel caso la misura fosse passata, di usare i bagni delle donne. Il referendum ha presto acquistato un rilievo nazionale. In un tweed, il governatore del Texas, Greg Abbott, ha chiesto agli elettori di votare per “i valori del Texas, non per quelli di Hillary Clinton”. Nella campagna dei conservatori sono state usate anche personalità pubbliche, come il campione di baseball Lance Berkman, che in uno spot ha detto di avere “quattro bambine. La misura del sindaco consentirebbe a dei pazzi di entrare nei bagni pubblici e nelle docce e spogliatoi femminili”. Alla fine hanno vinto i timori e le paure. HERO è stata respinta. Si tratta della prima battaglia persa dal movimento gay, lesbico e trascender dopo la sentenza della Corte Suprema, lo scorso giugno, che ha legalizzato i matrimoni omosessuali.