Il caso Mannelli-Boschi è, in un certo senso, diverso dal caso “cicciottelle”.
Una vignetta non si censura. La satira è sacra.
Ma la critica alla satira è legittima. E’ legittimo chiedersi cosa signfichi attaccare una donna alludendo ai più logori e consunti stereotipi culturali italiani – la Boschi del 2016 come Giovannona Coscialunga dei B movies degli anni Settanta.
“L’unica cosa che si notava di quella presenza alla festa dell’Unità, nella assoluta nullità dei ragionamenti che Boschi porta avanti era la scosciatura. Quindi allora? Dov’è il problema?” si chiede Mannelli intervistato da Radio Popolare.
Il problema sta nel fatto che si afferma, con quell’immagine, che Maria Elena Boschi abbia più doti fisiche che doti intellettuali. Più precisamente, si nega alla ministra ogni qualità politica mentre si esaltano le sue forme.
L’effetto è un insinuare, un lasciare intendere, un invito a dedurre.
Se il nemico politico – perché sempre più lo scontro politico in Italia nega il riconoscimento dell’avversario e anche su questo occorrerebbe una riflessione – fosse stato un uomo, l’insulto, l’invettiva, non avrebbero preso questa piega. “Dov’è il problema?” si chiede Mannelli.
E’ questo, il problema.