Napoli non è solo una cartolina
Napoli è una città-mondo. Una somma di milioni di cartoline antiche e contemporanee, di fermo immagine estratti dal cinema e dalle soap opera, dalla letteratura e dalla fotografia di cronaca e d’autore. Più di una di queste cartoline ci ricordano che è una città di scale.
Sono infatti più di 200 (135 scale vere e proprie e 69 gradonate) e percorrono la città dal mare alla collina. Figlie di un antico sistema viario surclassato dalle logiche del trasporto moderno e per anni abbandonate all’incuria, ora vengono recuperate, diventando mete per escursioni di trekking urbano.
Attraversano interi quartieri cittadini, sfiorando vecchi monasteri e spalancandosi spesso su panorami mozzafiato. Queste vie verticali, talvolta invisibili e a tratti cancellate da inaspettate colate d’asfalto, sono prive di segnaletica stradale o turistica eppure sono il modo migliore per approcciarsi alla “città obliqua”. Esemplificativo il percorso proposto dal ticket “Pedamentina di San Martino più scalone di Montesanto“, un itinerario che raccorda la collina del Vomero sin quasi alla centralissima via Toledo. La partenza è a largo San Martino, antistante all’omonima Certosa, ai piedi di Castel Sant’Elmo, il possente bastione ricavato in gran parte dal tufo giallo napoletano. 414 scalini, quelli della Pedamentina, che a tratti costeggiano gli orti e i giardini della Certosa e che spesso regalano strepitose vedute sulla Baia di Napoli.
L’arte è di casa su queste scale, basti pensare che vi soggiornò Baudelaire, mentre Marguerite Yourcenar vi ha ambientato il racconto “Anna soror”. Lo Scalone di Montesanto invece ha fatto da cornice alle ultime scene de “La tavola dei poveri”, un film di Alessandro Blasetti con Raffaele Viviani, mentre Vittorio De Sica lo utilizzò come scenografia per alcune sequenze del “Giudizio Universale”.
E la Pedemantina di San Martino e lo scalone di Montesanto (che faremo entrambe in discesa) sono una delle proposte del escursione napoletana (25 – 28 maggio) targata Radio Popolare.
Così come la Napoli Migranda, una passeggiata interculturale condotte da cittadini di origine straniera, attraverso vicoli e strade, storie e vissuti, sapori e tradizioni delle comunità di migranti che vivono a Napoli. Il mercato senegalese di Piazza Garibaldi con i suoi prodotti tipici, le moschee del quartiere Pendino e di piazza Mercato, le pietre importate dall’India e le bigiotterie della Cina di Porta Nolana, i primi fast food magrebini arrivati in città, i phone center somali: sono solo alcune delle tappe dei percorsi proposti da Napoli Migranda.
Un tour che termina nei locali dell’Antico Forno Lauri, in via Bologna. Attivo dal 1963, da qualche anno oltre alle sfogliatelle produce qalb al-lawz, al-baqlawa, al-maqroud: dolci arabi prodotti seguendo una ricetta tradizionale algerina. E un babà halal (senza strutto e senza rum) che lo ha reso celeberrimo nella comunità musulmana partenopea.
Si visiterà una falegnameria di riciclo ai Quartieri Spagnoli che è diventata un luogo che offre un’alternativa alla strada ai bambini del quartiere, attraverso la creatività, il recupero e il riciclo di materiali. Accompagnati da giovani guide formate dai maestri di strada, scopriremo la periferia orientale di Napoli seguendo una “mappa emotiva” dove le tappe del tour saranno non solo luoghi, ma anche incontri con persone.
E non ci dimenticheremo di visitare alcune delle eccellenze artisctiche di Napoli come il Cristo Velato, un’incredibile scultura marmorea di Giuseppe Sanmartino, conservata nella cappella Sansevero. E le Catacombe del Rione Sanità, titolari di numerose tracce di epoca paleocristiana.
I segni dei nostri tempi sono i murales e i graffiti che impreziosiscono i muri del capoluogo partenopeo. Opere di artisti ‘indigeni’, come i napoletani Cyop&Kaf, Felice Pignataro, Arp, DiegoMiedo, Gola, Zolta, Come, Pet e Crl. E internazionali come Banksy, C215, Zilda, Leo&Pipo… Tra questi il nuovo lavoro dello street artist Jorit: un murale dedicato a Maradona che fa bella mostra di se’ sulle facciate dei due palazzi di Taverna del Ferro, il “Bronx” di San Giovanni a Teduccio.
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Parecchie mete sono raccontate sul blog di Onde Road