In Veneto c’è un nuovo caso Lodi. Nella città lombarda è la mensa scolastica, nella regione a guida leghista è il buono per i libri scolastici. Ecco di cosa si tratta.
La Regione Veneto eroga ai residenti una somma di denaro per l’acquisto dei libri scolastici. Per averne diritto, oltre alla residenza, è necessario il certificato Isee che attesti un livello di reddito famigliare ritenuto congruo. Solo chi sta sotto a una certa soglia può accedere al bonus. Ogni anno la Giunta regionale approva una delibera in materia da cui scaturisce poi il bando per l’accesso ai fondi. A occuparsi materialmente dell’erogazione sono quindi i Comuni.
Quest’anno si sono trovati un sorpresa. Ai cittadini che non sono italiani, né comunitari è richiesto qualcosa più dell’Isee. Devono infatti presentare la certificazione del reddito anche del Paese di provenienza “al fine di evidenziare eventuali redditi e patrimoni immobiliari e mobiliari presenti nello Stato estero di provenienza, legalizzati dalle autorità consolari italiane e corredati di traduzione in lingua italiana autenticata dall’autorità consolare italiana”. Da questo ulteriore requisito sono esclusi i cittadini dei paesi dell’Unione europea e quelli dei Paesi che abbiano stipulato con lo Stato italiano una apposita convenzione. Dunque, se io sono un siriano o un afghano o un eritreo che risiede in Veneto per accedere al buono scuola per i miei figli devo farmi mandare la documentazione dalla Siria, dall’Afghanistan o dall’Eritrea. Altrimenti, niente sostegno regionale.
La decisione della Regione emerge solo ora perché non si trova né nella delibera della Giunta del luglio scorso, né nel relativo bando. I Comuni – che come abbiamo detto erogano il bonus – l’hanno scoperta direttamente dai format che sul sito della Regione devono essere compilati dagli utenti. In pratica, mentre si compila on line il modulo richiesta, a un certo punto compare il requisito ad hoc per i cittadini stranieri.
I Comuni si sono allarmati per questa complicatissima richiesta da pretendere, verificare, approvare. Tanto che l’Associazione dei Comuni (Anci) del Veneto dichiara di voler trovare una soluzione di buonsenso a un problema che “rischia di mettere in seria difficoltà le strutture delle amministrazioni nel controllo e nella validazione delle concessioni”.
I consiglieri regionali del Partito Democratico Francesca Zottis e Claudio Sinigaglia hanno fatto un’interrogazione alla giunta, in cui chiedono spiegazioni su una decisione che “rischia di tagliar fuori dai contributi una buona fetta di cittadini non comunitari che invece avrebbe bisogno di sostegno”.
Emersa dalle cronache amministrative regionali, la questione è ormai diventata politica. E dopo il caso Lodi, evidenzia – dietro una parvenza solo burocratica – una impostazione politica. La responsabile nazionale scuola del Pd Francesca Puglisi parla di violazione della Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia e della Costituzione. E, affiancando al caso Veneto quello della mensa di Lodi, chiede il ritiro di delibere “discriminatorie”.