Quello che appare chiaro, è che non c’è niente di chiaro. Confusione, ritardi e disorganizzazione la fanno da padrona in Lombardia, per i tantissimi cittadini che vorrebbero (e molti dovrebbero) fare il vaccino antinfluenzale. Qualcuno, fortunato, riesce a farlo, tramite ATS, dopo un po’ (tanta) fatica per la prenotazione online. Qualcun altro, ha un medico di base ben organizzato che a fronte delle (pochissime) dosi consegnate, ha stilato un cronoprogramma per le vaccinazioni, partendo dai più fragili.
Per tutti gli altri, la stragrande maggioranza, è una caccia al tesoro (e con pochi indizi).
Le chiamate e gli sms arrivati al microfono aperto danno una fotografia della situazione drammaticamente imbarazzante. Paolo racconta che ha prenotato il vaccino antinfluenzale un mese fa, ma il giorno in cui doveva farlo gli hanno detto che non era arrivato. Maria, in un piccolo paese del lecchese, ha prenotato per lei e il marito, ma le hanno già rinviato la data due volte. Così come un’altra ascoltatrice, che aveva prenotato per il 19, ma le hanno già detto di andare il 26, perché prima i vaccini non sarebbero arrivati.
Un altro ascoltatore, che chiama dalla provincia di Milano, dice che non c’è nessuna data prevista per le vaccinazioni nel suo paese. Per i genitori ultranovantenni di un altro ascoltatore, la speranza è di fare il vaccino antinfluenzale ai primi di dicembre, ma il suo medico riceverà (forse) il 30% delle dosi richieste. Così come Ida, ultrasessantacinquenne disabile che sa dal suo medico che li riceve col contagocce e non ha idea di quando potrà farlo.
La situazione di Lidia è paradossale: invalida per problemi polmonari, ha saputo di non essere stata inserita nella lista dei pazienti fragili a cui il suo medico deve fare il vaccino. Ha trovato una soluzione attaccandosi al telefono e chiamando il numero verde. Alla fine, dopo mille chiamate, ha la prenotazione per il 28 novembre. Dice di essersi già ammalata, e spera non le ricapiti prima del 28.
Per ovviare al problema, molti vanno dal privato. Fatto a 50 euro, dice Thomas. Luigi, patologia cardiaca, negli ultimi 12 anni se lo comprava in farmacia a 8 euro. Quest’anno lo ha comprato, sempre in farmacia, ma in Piemonte, perché qui non lo trovava, a 15 euro. Infine Michele: saputo dalla sua dottoressa che date sicure non ce n’erano, ha speso 45 euro e lo ha fatto privatamente.
Insomma, o paghi o entri in un labirinto che manco Minosse! Oppure ci si dà una mossa, per cacciare il prima possibile i responsabili di questo disastro.