A cosa serve l’università? Serve a formare futuri lavoratori oppure a educare e istruire cittadini consapevoli?
In che direzione si sta muovendo l’università in Italia?
Memos oggi ha ospitato un professore e uno studente del Politecnico di Torino.
Si tratta di Juan Carlos De Martin, informatico, autore di “Università futura – tra democrazia e bit” (Codice edizioni, 2017); e Marco Rondina, consigliere di amministrazione del Politecnico in rappresentanza degli studenti.
Rondina è autore e interprete di un discorso, diventato virale sul web, in cui sul filo dell’ironia denuncia «un sistema universitario – racconta a Memos – bistrattato e non considerato abbastanza».
A cosa serve, allora, l’Università? «In Italia – risponde il professor De Martin – una riflessione attorno a questo interrogativo non c’è quasi mai stata. In altri paesi, soprattutto negli Stati Uniti, questa domanda se la sono posta». E in Italia cosa si pensa, invece? «Sembra scontato – sostiene De Martin – che l’università serva a preparare al lavoro. Ma questa è solo una delle sue missioni. Nel mio libro metto in evidenza che la formazione al lavoro è sicuramente una cosa utile e importante per la società, ma non è affatto l’unica missione. L’università – conclude il professore del Politecnico di Torino – serve soprattutto alle persone, come esseri umani e come cittadini all’interno di una democrazia».
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