La storia delle ingerenze delle gerarchie vaticane nella vita politica italiana è secolare, ma l’uscita del presidente della Cei, Cardinale Bagnasco, sulle Unioni Civili ha superato un limite,
Il prelato non è semplicemente intervenuto nel dibattito politico nel tentativo di orientare le decisioni dei parlamentari, ma ha addirittura cercato di interferire sulle modalità di voto del Senato, uno degli organi di rappresentanza democratica della nostra repubblica.
La richiesta di votare a scrutinio segreto gli articoli del Ddl Cirinnà può essere avanzata da un senatore, non certo dal capo dei vescovi italiani, il quale ha mostrato di non avere alcun rispetto delle istituzioni repubblicane e del principio di una libera chiesa in uno libero stato.
L’uscita del Presidente della Cei può essere intesa come un mossa disperata, effettuata nel tentativo di affossare la legge. Il cammino del Ddl Cirinnà sarà molto difficoltoso. Sono numerose le trappole che lo attendono, forti le nubi che si addensano sui suoi articoli, in particolare su quello che regola la cosiddetta Stepchild Adoption.
Il voto segreto è il passepartout per arrivare a snaturare la legge e per modificare il suo impianto originario. Tocca ora al Senato dimostrare di non essere condizionabile dagli interventi delle gerarchie vaticane.
La prova è importante. Non solo per salvare una legge che estende diritti a chi non ne ha, ma anche e soprattutto perché, se così non fosse, gli stessi senatori dimostrerebbero di non avere alcun rispetto, al pari di Bagnasco, per l’istituzione di cui fanno parte.
La questione della laicità dello stato dovrebbe essere risolta ormai da tempo. Nella parte della società italiana che si proietta in avanti, questo concetto sembra essere stato elaborato dai più. Non è ancora così invece per alcuni esponenti delle gerarchie ecclesiastiche e per una pattuglia di nostri politici. Non è un caso che siano quelli più impegnati in una battaglia di retroguardia come quella sul Ddl Cirinnà.
L’ingerenza del Cardinale Bagnasco in fondo era attesa. Se sarà l’ultima da parte sua e dei vescovi, dipenderà dalla risposta dei nostri rappresentanti nelle istituzioni, laiche e repubblicane.