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Prima di poter accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, le donne ungheresi saranno obbligate ad ascoltare il battito cardiaco del feto. Lo stabilisce il nuovo decreto firmato dal ministro dell’interno ungherese Sandor Pinter e approvato dall’esecutivo di estrema destra guidato dal premier Viktor Orban. La misura entrerà in vigore a partire da oggi.
Nel Paese abortire è consentito per legge entro le prime 12 settimane dal 1953, in caso di violenza sessuale, pericolo per la salute della partoriente, se l’embrione presenta gravi disabilità fisiche o se la donna che ha bisogno di interrompere la gravidanza ha pesanti difficoltà economiche.
Tuttavia, per avere l’autorizzazione a procedere, una donna deve produrre una lettera di un ginecologo che confermi la gravidanza e incontrare i servizi sociali due volte, a distanza di tre giorni l’una dall’altra, per essere informata sulle alternative, come l’adozione e gli aiuti statali per le madri.
Dal 2010, anno in cui Orban è stato eletto primo ministro, il governo ungherese ha promosso i “valori della famiglia tradizionale” e introdotto una serie di misure volte a incrementare le nascite.
Una di queste è il nuovo decreto, definito dalla divisione locale di Amnesty International “un preoccupante passo indietro”, che impone al personale sanitario che si occupa di interruzioni di gravidanza di far sentire alle pazienti che vogliono abortire il battito del cuore del feto, o più in generale mostrare loro un segno delle funzioni vitali “in modo chiaramente riconoscibile”.
Almeno per alcuni secondi, “il bambino in età fetale potrà essere ascoltato dalla madre prima che venga eseguito l’aborto” è stato il commento su Facebook della deputata Dora Duro del partito di estrema destra Mi Hazánk. E ha aggiunto, ringraziando le organizzazioni pro-vita: “La legge non è scolpita nella pietra in un Paese cristiano degno di questo nome. Scriviamo la storia”.
Secondo Noa Nogradi, attivista dell’associazione ungherese per i diritti delle donne Patent, la nuova misura servirà a rafforzare le politiche antiabortiste del governo.
Intervistata dal Guardian, Nogradi ha raccontato che in Ungheria, l’aborto è accettato dalla società e che circa due terzi degli ungheresi non vogliono che questo diritto venga
ulteriormente ristretto. “È per questo che il Governo non può rendere illegale la procedura
dal giorno alla notte”, ha detto Nogradi.
“Ma”, aggiunge l’attivista, “l’esecutivo sta pian piano riducendo la possibilità delle donne di
abortire”.
Interrompere una gravidanza è infatti diventato con il tempo più complicato e le sedute con i servizi sociali sempre più difficili da prenotare e più aggressive.