Fino al 31 gennaio lo spazio Forma Meravigli a Milano ospita una mostra davvero interessante e sorprendente: le fotografie di una streetphotographer sconosciuta al pubblico fino al 2007.
Vivian Maier era una “tata”, bambinaia di mestiere e fotografa per vocazione. Nata a New York nel ’26, crebbe con la madre e una sua amica francese, la fotografa Jeanne Bertrand, che trasmise alla piccola Vivian la passione per la fotografia.
Vivian aveva un carattere deciso, ma riservato e intransigente nei modi. Faceva la bambinaia per vivere e per passione ritraeva le città dove aveva vissuto: New York e Chicago. Nelle sue immagini, le strade e la vita degli anni Cinquanta e Sessanta, i bambini, gli anziani, le signore eleganti sorprese in atteggiamenti curiosi, gli uomini d’affari e i lustrascarpe e molti autoritratti scattati davanti a specchi o vetrine. Non abbandonava mai la sua Rolleiflex, scattando compulsivamente con curiosità e ironia. Intorno agli anni ’60 viaggiò molto, da sola: in Thailandia, India, Yemen, Egitto, Italia e Francia, ma queste foto non sono esposte in mostra.
Il suo archivio rimase sconosciuto, fino a quando John Maloof nel 2007, facendo ricerche sulla storia del Northwest Side di Chicago, scoprì il lavoro della fotografa. Acquistò durante un’asta parte dell’archivio della Maier, confiscato per un mancato pagamento. Maloof ne comprese il valore e da quel momento non smise più di cercare altro materiale sulla misteriosa fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3000 stampe.
Nel frattempo, la Maier morì in un incidente, senza che le sue bellissime fotografie fossero mai state esposte.
La mostra a Forma Meravigli propone 120 fotografie in bianco e nero, scattate fra gli anni Cinquanta e Sessanta, una sezione di foto a colori degli anni Settanta, e alcuni filmati in Super8.
Per tutta la durata della mostra, fino a fine gennaio, al Cinema Beltrade di Milano verrà proiettato il film “Alla ricerca di Vivian Maier.”
Abbiamo parlato di Vivian Maier con Alessandra Mauro, direttore artistico di Forma, che ha curato la mostra.
Ascolta l’intervista ad Alessandra Mauro