Lo chiamavano Jeeg Robot è stato il film rivelazione dei David di Donatello. Ha sbaragliato la concorrenza aggiudicandosi sette statuette. Premiati anche i due protagonisti, Claudio Santamaria e Ilenia Pastorelli. Anche Luca Marinelli e Antonia Truppo si sono aggiudicati il premio per migliore attore e migliore attrice non protagonista. Riproponiamo l’intervista a Claudio Santamaria.
Beato il Paese che non ha bisogno di supereroi. Eppure una città come Roma, ancora una volta paradigma di un’Italia ferita e sofferente, sembra averne una necessità irrinunciabile. Nel film Lo chiamavano Jeeg Robot il regista Gabriele Mainetti gioca su questo aspetto. Negli scorsi mesi una Roma così malandata e malavitosa, immersa in traffici illeciti e violenza brutale si era già vista in Non essere cattivo di Claudio Caligari e in Suburra di Stefano Sollima. Film diversi tra loro, ma con un tratto caratteriale simile espresso anche, chissà se casualmente, dalla presenza dei due attori Luca Marinelli in Jeeg Robot e Alessandro Borghi in Suburra.
L’attore Claudio Santamaria è Enzo Ceccotti, una sorta di Peter Pan ombroso e introverso che passa le giornate davanti a film porno mangiando budini, quando non è impegnato nei lavoretti illegali che gli commissiona il boss del rione. Finché, improvvisamente e a sua insaputa, viene dotato di una forza sovraumana. Una forza che non sa come utilizzare, se non per sradicare bancomat o salvarsi la pelle quando serve. È solo grazie all’incontro con Alessia (Ilenia Pastorelli) una ragazza instabile, convinta di aver incontrato il vero Jeeg Robot eroe dei fumetti, che Ceccotti riesce a dare una forma compiuta alla sua particolarità. In questa Roma dominata dal male e dallo Zingaro (Luca Marinelli) una specie di mostro umano e cattivo, un boss mafioso con numerosi affiliati che domina con una violenza inaudita la città.
Ascolta l’intervista a Claudio Santamaria