Iniziando a leggere Un nido di nebbia, il graphic novel di Andrea Voglino e di
Ariel Vittori sulla storia di una famiglia adottiva a cavallo tra Italia e Sud
America, è facile lasciarsi avvolgere dai disegni delicati, ammorbiditi dall’uso
parsimonioso delle linee di contorno e dai colori, caldi e pastello. Ma come
già lascia intuire il titolo, questa non è una storia tutta rose e fiori, anzi. Lo
stile scelto dagli autori riesce a rendere quasi poetici persino gli appuntamenti
infiniti e le lungaggini burocratiche che costellano il percorso a ostacoli di una
coppia di italiani decisi ad adottare un bambino. Ma è lo stesso stile che
rende ancora più dolceamara la storia di questa famiglia in costruzione, che
affronta alti, bassi e voragini che rischiano di inghiottire tutto. In una ricerca di
equilibrio che in fondo non esiste davvero in nessuna famiglia.
Davide e Valeria incontrano il loro futuro figlio Gabriel in un’imprecisata
grande città dell’America Latina. Dove saranno costretti a rimanere per oltre
cinque mesi prima di poter ripartire per l’Italia. Un vero travaglio che è anche
un momento in cui scoprono, anche se superficialmente, aiutati da uno
spagnolo maccheronico, le abitudini di Gabriel, i suoi pochi punti di
riferimento e un mondo fino ad allora sentito come lontanissimo. I loro
pensieri, dubbi, angosce e speranze sono raccontati in parallelo durante tutto
il romanzo mentre, all’inizio, la voce di Gabriel non si sente. Gli autori hanno
utilizzato benissimo delle pagine senza dialoghi per rendere con i disegni
quel misto di disagio, tensione e aspettative che caratterizza tutti i nuovi
incontri e i nuovi inizi. Ma anche i traumi passati e i sentimenti confusi di un
bambino che non sa esprimere le sue paure e sta per lasciare quello che ha
sempre considerato la sua casa. Affidato a degli sconosciuti che sono i suoi
nuovi genitori, in un paese diverso, con una cultura e una lingua che dovrà
imparare da zero.
È solo nei capitoli successivi che anche Gabriel troverà la sua voce. Colorata
di verde, un po’ acida, come il colore dei suoi ricordi e la forza di una rabbia
adolescenziale tagliente, che ha delle radici ben più profonde.
Senza fronzoli né idealizzazioni, questo romanzo a fumetti cerca di districare
quel “groviglio goffo” che è la storia di tante famiglie adottive, siano esse nate
vicino o lontano da casa. Un percorso che, nella maggior parte dei casi,
permette di creare qualcosa che va ben “oltre la semplice somma di tre
solitudini” e a cui non si può mai davvero mettere un punto finale. Un
messaggio che i due autori hanno voluto trasmettere forte e chiaro, senza
dimenticarsi di farlo con grande dolcezza.
Un nido di nebbia. Di Andrea Voglino e Ariel Vittori. 136 pagine a colori.Tunué, 17 euro e 50.
“Un nido di nebbia”, la graphic novel sul “groviglio goffo” dell’adozione
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Autore articolo
Luisa Nannipieri