La presenza del neofascista di Lealtà e Azione Stefano Pavesi nelle liste della Lega Nord a Milano, seppure nella corsa per un Municipio, è un fatto gravissimo.
Il candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi, intervistato da Radio Popolare, non ha nascosto irritazione e imbarazzo:
“mi assicurano che Pavesi non sia un fascista antisemita, spero che lo dichiari pubblicamente”.
Parisi si era esposto garantendo che non ci sarebbero stati fascisti nelle liste.
La questione, però, va ben al di là di quella, seppur molto seria, delle candidature.
Il partito più importante della coalizione che lo sostiene, la Lega, ha un rapporto politico alla luce del sole con Lealtà e Azione. Militanti di Lealtà e Azione nei giorni scorsi si sono presentati nei mercati rionali di Milano a distribuire volantini della Lega. Durante la presentazione di due candidati leghisti al consiglio comunale, Max Bastoni e Francesca Testa, era presente, oltre a Mario Borghezio, un gruppo di militanti di Lealtà e Azione.
C’era anche Umberto Bossi. Intervistato dal Corriere della Sera, Bossi ha attaccato Salvini. Rispondendo a una domanda su Marine Le Pen, il fondatore della Lega ha affermato: “io sono dall’altra parte della barricata, vengo da una famiglia che ha avuto partigiani combattenti e morti”.
Ormai però Bossi non ha più alcun potere, nella Lega comanda Matteo Salvini.
Gli esempi dei rapporti tra Lega e Lealtà e Azione potrebbero continuare. In passato, l’allora segretario del Carroccio a Milano, Igor Iezzi, ha partecipato a un dibattito pubblico organizzato dal gruppo di estrema destra.
La storia politica di Stefano Parisi è limpida e non lascia spazio a dubbi. Parisi viene dalla famiglia laica, socialista e antifascista. A maggior ragione però, il candidato sindaco del centrodestra di Milano non può pensare che basti affermare che il suo potere di controllo si limiti ai profili dei candidati al consiglio comunale di Milano per risolvere una questione politica a cui lui e tutto il centrodestra devono rispondere.