Il Presidente della Repubblica ha chiesto a Conte di essere protagonista e non semplice spettatore della partita per la composizione del governo. Che non è terminata. Ci sono ancora caselle fondamentali da definire. In particolare, l’Economia e la Difesa. Sono due dei quattro ministeri chiave per Sergio Mattarella assieme a Esteri e Affari Europei. Il Capo dello Stato vuole personalità di sua fiducia in questi che sono dicasteri strategici per i rapporti internazionali.
Dove Mattarella alla fine potrebbe essere costretto a cedere è sull’economia. Dalla Lega, mentre Conte era a colloquio con Mattarella, prima arrivava la notizia che Salvini avrebbe rinunciato a Paolo Savona e avrebbe ripiegato su Giorgetti, poi è arrivata la smentita alla notizia trapelata. Nel mezzo, ci sarebbe stato un accordo con Di Maio che avrebbe dato il via libera a Savona e anche a Giorgetti, quest’ultimo probabilmente alle infrastrutture.
L’incipit del discorso di Conte davanti alla stampa dopo il colloquio al Quirinale è un passaggio concordato con Mattarella. Conte ha ribadito le fedeltà europea e internazionale dell’Italia. Una precisazione che non dovrebbe essere necessaria in condizioni ordinarie ma che si impone date le premesse contenute nella prima versione del programma: dai riferimenti alle relazioni con la Russia alle ipotesi di uscita dall’Euro alle richieste di condono del debito da avanzare alla Banca Centrale Europea. Passaggi, quelli su Euro e Bce, eliminati su pressione di Mattarella.
Ma Conte deve rispondere ai suoi azionisti politici e le sue parole imprimono subito un nuovo corso in senso nazionalista: “il Governo dovrà cimentarsi da subito con i negoziati in corso. Sui temi del bilancio europeo, sulla riforma del diritto d’asilo e del completamento dell’unione bancaria. È mio intendimento impegnare a fondo l’esecutivo su questo terreno, costruendo le alleanze opportune e operando affinché la direzione di marcia rifletta e tuteli gli interessi nazionali“.
I temi sono le politiche di bilancio e l’immigrazione, le parole riflettono la connotazione a prevalenza leghista del programma.
Con il governo che si va formando, il Movimento 5 Stelle porterebbe a casa il presidente del Consiglio, il Capo dello Stato avrebbe le rassicurazioni richieste in campo internazionale e i relativi ministeri, ma la Lega farebbe il pieno di posti chiave, a cominciare dagli interni e dall’economia, imprimendo la propria connotazione ideologica di destra radicale.