Un contratto di lavoro non può pagarti sotto la soglia di povertà. Dovrebbe essere logico e garantito, a questo dovrebbero servire leggi e sindacato, ma non è così nell’Italia del terzo millennio visto che un giudice del lavoro di Milano ha dovuto mettere nero su bianco che è anticostituzionale pagare 3 euro e 96 centesimi l’ora, ovvero 640 euro netti al mese, una donna che fa la portiera in un magazzino della grande distribuzione, anche se ha un contratto regolare nei parametri previsti da uno dei 4 contratti nazionali multiservizi, quello firmato anche da Cgil e Cisl. Il giudice ha obbligato la società di sorveglianza Civis, il datore di lavoro, a risarcire la donna fino a 840 euro al mese ovvero la soglia di povertà fissata dall’Istat, ma ci sono almeno altri 100mila lavoratori e lavoratrici delle pulizie, dei magazzini, anche nel pubblico, che guadagnano meno.
Ecco il giudice di Milano ha detto che non si può fare, non con la nostra Costituzione che pretende dignità e una esistenza libera per tutti i cittadini. Se si è poveri, anche con un lavoro, non c’è libertà e così la menzogna ripetuta per anni contro il salario di cittadinanza e la gente da divano, rilanciata per ultimo dal ministro dell’Agricoltura che ha invitato i fannulloni ad andare a lavorare nei campi, è svelata ancora una volta. Ma abbiamo un problema ancora più grande se esiste un contratto nazionale così povero ed enorme se anche la Cgil lo ha firmato. Il sindacato non è in grado di stabilire una linea sotto la quale non solo non si è disposti a lavorare, ma è anticostituzionale farlo? Per contratti a 5-6 o 7 maledetti euro all’ora siamo disposti a scioperi e lotte fino alle barricate? I salari sono la questione più dimenticata e reietta di questo Paese e non a caso perché dal loro livello si misura libertà e uguaglianza.
Il contratto in questione è scaduto da molti anni e non si riesce a rinnovare perché le controparti padronali non si presentano ai tavoli, ciò non toglie che ci siano persone ancora pagate legalmente 4 euro all’ora.
Foto | Un momento della cerimonia di apertura del centro di distribuzione Amazon XL (FCO5), più grande d’Europa, Ardea, Roma