Ieri nei dintorni della Scala circolava una battuta: “Ogni volta che va in scena la versione integrale della Butterfly, un toscano ci va di mezzo!”
Nel 1904 fu Puccini stesso, fischiato nell’unica serata alla Scala in cui la sua “Madama Butterfly” andò in scena nella forma da lui voluta e oggi recuperata dal maestro Riccardo Chailly. Oggi, ovviamente, il riferimento è al dimissionario presidente del Consiglio Renzi.
Ma a parte le battute, è tutta la classe politica nazionale ad avere improvvisamente disertato in blocco il 7 dicembre milanese, data in cui tradizionalmente inizia la stagione lirica del Teatro alla Scala.
Se era prevedibile l’assenza del presidente della Repubblica Mattarella, a lui si aggiunge un plotoncino di papabili guide dell’ipotetico “governo di responsabilità”, dal presidente del Senato Grasso, al ministro della Cultura Franceschini o a quello dell’Economia, Padoan.
In foyer alla Scala, oltre a tanti esponenti della cultura, dello spettacolo e dell’imprenditoria, rimarranno il sindaco di Milano Sala e il governatore della Lombardia Maroni ad accogliere Juan Carlos di Borbone e quattro abitanti delle zone terremotate che vedranno “Madama Butterfly” dal palco reale del più importante teatro del mondo.