Il sistema Uber rivelato al mondo. Violazione delle leggi, violenza sui lavoratori, pressioni sui governi, spesso ben accettate. Una clamorosa inchiesta del Guardian pubblica oltre 124mila documenti riservati. I leader di mezzo mondo oggetto dei tentativi di lobby da parte di Uber. In particolare, secondo i documenti del Guardian, il presidente francese Emmanuel Macron ha segretamente aiutato la piattaforma.
In Italia, secondo i documenti, il referente individuato da Uber era Matteo Renzi, al punto che l’operazione portava il suo nome. “La violenza garantisce il successo” diceva l’ex CEO di Uber ai suoi dirigenti, riferendosi all’uso della violenza e la violazione delle leggi per introdurre i suoi taxi nei diversi paesi.
Quali sono i contenuti di questa clamorosa inchiesta? Dal Regno Unito il nostro corrispondente Daniele Fisichella:
I tentativi di pressione sono stati fatti sui leader di mezzo mondo: Biden, Scholz, che però avrebbe respinto le pressioni dell’azienda. La Commissione Europea sta pensando di avviare un’indagine sulla sua ex vicepresidente Neelie Kroes, dopo che i file trapelati indicano che avesse aiutato Uber a fare pressioni sul primo ministro olandese, Mark Rutte, e una serie di altri politici nazionali olandesi. Coinvolti i collaboratori dell’ex presidente degli USA Barak Obama. Ma come dicevamo in Europa il più attivo, dai documenti, sembra proprio il presidente Francese Macron. Da Parigi, Francesco Giorgini:
Ma ci sono anche le pressioni sul governo italiano nelle migliaia di files degli Uber Leaks, anche se solo nei prossimi giorni sapremo con precisione quanti politici sono stati avvicinati e come hanno reagito alle richieste del colosso americano. Per adesso si sa solo che nel 2014 Uber ha fatto partire una cosa che ha chiamato “Italy – Operation Renzi”, il nome in codice di una campagna di pressione organizzata dalla multinazionale con l’obiettivo di agganciare e condizionare l’allora presidente del consiglio e alcuni ministri e parlamentari del PD. Nelle mail dei manager americani, Matteo Renzi viene definito “un entusiastico sostenitore di Uber”.
In diverse occasioni anche pubbliche Renzi aveva in effetti sostenuto che Uber era “un servizio straordinario” e uno degli uomini più vicini a lui negli anni di Palazzo Chigi, Gabriele De Giorgi, nel 2016 è diventato il public policy manager di Uber, cioè sostanzialmente l’uomo di raccordo tra l’azienda e la politica romana. In un altro documento emerge che Uber ha, testuale, “ottenuto il sostegno di figure potenti in Italia offrendo loro preziose partecipazioni finanziarie nella startup e trasformandole in “investitori strategici”.
È anche emerso che in Italia, come in altri paesi europei, Uber ha cercato di aumentare la tensione tra i taxisti tradizionali e i suoi conducenti considerando utile alla causa aziendale una guerra tra loro: “la violenza ci serve prima di offrire la soluzione”, è scritto in un messaggio interno.