La Turchia è un paese che divora sé stesso. A questa frase della scrittrice turca in esilio Asli Edoğan viene da pensare osservando le foto di tre ragazzi che nel giro di un mese se ne sono andati uno dopo l’altro portando la loro protesta contro la repressione fino alla morte. Helin Boelek, Mustafa Koçak, ed ora anche İbrahim Gökçek.
Erano tutti componenti di Grup Yorum, formazione musicale e collettivo politico della sinistra rivoluzionaria turca, popolarissimi e da anni nel mirino del governo, che dopo averli perseguitati, incarcerati, torturati, gli aveva anche impedito di tenere concerti.
Per un attimo era sembrato che almeno İbrahim Gökçek potesse tornare a suonare: con due morti sulla coscienza e gli occhi del mondo puntati addosso, finalmente il Governo turco due giorni fa aveva ceduto: i Grup Yorum avrebbero potuto tornare sul palcoscenico. İbrahim Gökçek, le cui condizioni erano già molto critiche, aveva interrotto lo sciopero della fame che portava avanti da 322 giorni ed era stato portato in ospedale.
Una vittoria straordinaria, avevano dichiarato i membri nel gruppo nella conferenza stampa in cui hanno comunicato anche la data del concerto, il 3 luglio prossimo. Probabilmente lo terranno lo stesso, ma sarà il più amaro e straziante di sempre.
Foto dal profilo Twitter di Can Dündar