La crisi dei rifugiati ha segnato il fallimento del progetto europeo basato sulla solidarietà. Numerosi governi dell’Unione avevano dichiarato apertamente che non vogliono ospitare i rifugiati. Non solo, hanno minacciato di escludere la Grecia dallo spazio Schengen per “non aver saputo fermare il flusso dei migranti”.
Alexis Tsipras aveva risposto alle accuse affermando che il suo Paese “ha mostrato il volto umano dell’Europa accogliendo rifugiati e migranti, nonostante la crisi economica in cui si trova da anni, mentre altri Paesi erigono recinzioni”.
Nel suo impegno per la protezione dei migranti, il premier greco ha trovato un solido alleato nella persona di Angela Merkel, anche lei criticata dai partner europei per aver spalancato le porte della Germania alle famiglie siriane. “La Grecia, uno dei Paesi più esposti alla crisi dei rifugiati, non può essere lasciata scivolare nel caos”, ha detto la cancelliera alla tv Ard.
Nonostante l’isolamento, Tsipras e Angela Merkel hanno deciso di affrontare a viso aperto la banda degli xenofobi capeggiata dal premier ungherese Viktor Orban. Ironia della sorte, nessuno ha dimenticato le umiliazioni inflitte, l’estate scorsa, da Angela Merkel ad Alexis Tsipras e al popolo greco.
I tempi sono cambiati. I due leader sono sulla stessa barca. L’esito della loro nobile battaglia non è scontato. Ma se prevarrà la loro linea, basata sulla solidarietà verso chi fugge dalle guerre, i due saranno ricordati, insieme a pochissimi, come gli unici ad aver saputo difendere l’onore dell’Europa.