
Gli Stati Uniti hanno attaccato la Siria. Questa notte 59 missili sono stati lanciati contro il campo d’aviazione di Shayrat, da dove sarebbero partite le bombe chimiche lanciate martedì su Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib. Poi la dichiarazione di Trump, che ha invitato tutte le nazioni civili a unirsi all’America per fermare il bagno di sangue in Siria.
Immediate le reazioni. Il presidente della camera alta della Duma russa ha detto che l’azione americana potrebbe mettere a rischio la lotta a terrorismo e chiede un consiglio d’urgenza della nazioni unite per discutere. Poi è arrivata la posizione ufficiale del Cremlino. “L’attacco alla Siria è un’aggressione contro una nazione sovrana” ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. Peskov ha aggiunto che Mosca chiede una esauriente indagine sull’attacco.
Intanto, il presidente israeliano Netanyahu ha appoggiato l’intervento americano in Siria e ha auspicato che il messaggio lanciato risuoni non solo a Damasco, ma anche a Teheran e Pyongyang.
E Teheran ha subito condannato con fermezza gli attacchi unilaterali. “Queste misure rafforzeranno i terroristi in Siria e complicheranno la situazione” – ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Qassemi. Appoggiano Trump, invece, Israele, Arabia Saudita e in ultimo è arrivato anche il plauso della Gran Bretagna, che considera la risposta appropriata al barbaro attacco con armi chimiche sferrato da Assad.