È stato rapidissimo, Donald Trump, nell’annunciare l’intesa. “Gli ostaggi saranno liberati presto”, ha scritto Trump in un post su Truth Social. In questo modo, il futuro presidente cerca di appropriarsi dell’accordo sul cessate il fuoco a Gaza, come se il suo intervento fosse stato determinante. È vero che lo scorso week-end l’inviato di Trump in Medio Oriente, Steve Witcoff, ha visto Netanyahu a Gerusalemme, e la richiesta di far finire il conflitto è stata particolarmente imperiosa. Del resto, Trump arriva alla Casa Bianca con un compito già molto gravoso – gestire la guerra in Ucraina – non voleva un’altra crisi devastante in corso. Quindi, le pressioni di Trump su Netanyahu sono state un elemento sicuramente importante. È però altrettanto vero che questa intesa è stata preparata da mesi di lavoro dei funzionari dell’amministrazione Biden, e che il piano approvato in queste ore ricalca quello che Biden aveva annunciato la scorsa primavera. Biden, rispettoso delle forme, parlerà dopo l’annuncio ufficiale della tregua in Qatar. Quanto succede in queste ore assomiglia in modo incredibile a quanto avvenne nel 1981, quando Jimmy Carter riuscì a ottenere la liberazione degli ostaggi americani in Iran a poche ore dal suo addio alla Casa Bianca. Stasera ci sarà l’addio all’America di questo presidente, con un discorso TV alle 8 di sera. Sicuramente Biden parlerà di Gaza, che è stata per lui la ferita aperta, la crisi che non è riuscito a risolvere, su cui non è riuscito a contare. Gli oltre 40 mila morti, a Gaza, peseranno con ogni probabilità sul giudizio che la Storia darà di lui.
Trump annuncia la tregua a Gaza e si prende la scena
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Autore articolo
Roberto Festa