Programmi

blog

Politica leggera

Da Stresa ai Benetton a Cesare Battisti: o Stato di Diritto o barbarie

Quando crollò il ponte Morandi corsi a Genova, a lavorare come cronista per Radio Popolare.

Ricordo l’emozione e ricordo la rabbia e l’indignazione e la grande umanità dei genovesi, la loro tensione politica.
E ricordo i rappresentanti del governo, i 5 Stelle in particolare, arrivare a Genova a fare passerella sul ponte indicando il colpevole, a macerie ancora fumanti: i Benetton.

Di Maio, Toninelli, Conte avevano già scritto la sentenza. “Non aspetteremo i tempi della giustizia” dichiararono solennemente.

Meno di tre anni dopo, la gestione delle autostrade che erano in appalto alla famiglia Benetton è tornata nelle mani dello Stato. In cambio però di un indennizzo di circa nove miliardi di Euro.

Dell’esperienza come cronista a Genova ricordo la grande attenzione e partecipazione degli ascoltatori e dei lettori del nostro sito, ma ricordo anche una piccola shitstorm (tempesta di merda, nella cruda e chiara traduzione in italiano di questo termine anglosassone legato ai meccanismi dei social network) quando scrissi che al principio dello Stato di Diritto non si debba derogare mai e che nei confronti di chiunque, anche della famiglia Benetton di fronte a un ponte crollato e 43 morti, si debba attendere che sia un Tribunale a emettere la sentenza, stabilendo la verità giudiziaria in un Processo.

Ci ho ripensato, in queste settimane, allo Stato di Diritto, prima seguendo le vicende della strage della funivia di Stresa, e poi leggendo dello sciopero della fame dell’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo Cesare Battisti, il quale protesta per le condizioni in cui è detenuto.

Stato di Diritto significa cose come il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, o come l’umano trattamento dei detenuti. Di ciascun detenuto.

Ci ho pensato, oggi, ricordando quella piccola shitstorm (beh avete capito come si traduce), riflettendo su chi a Stresa ha già deciso che si debba “buttare via la chiave” e parla fin dal primo momento dei “tre colpevoli”, e riflettendo su chi Cesare Battisti magari lo vorrebbe vedere morto.

Ho pensato che probabilmente una singola persona, un lettore di questo post, potrebbe essere d’accordo con me su uno o due dei tre esempi ma non su un terzo, a scelta, a seconda dei gusti, delle sensibilità, delle idee politiche.
Da una parte il Diritto. Dall’altra il giustizialismo, il populismo, il sistema mediatico e quello politico che cercano visibilità, lettori e voti alimentando opinioni pubbliche con la bava alla bocca, e venendone al tempo stesso condizionati.

Quando crollano un ponte o una funivia, quando liberano un mafioso che ha scontato la pena, quando un innocente viene stritolato dal sistema giudiziario, quando un ex terrorista protesta per come viene trattato in carcere: o si è sempre per lo Stato di Diritto o non lo si è mai

  • Luigi Ambrosio

    Vorrei scrivere di mille cose e un giorno lo farò. Per ora scrivo di politica. Cercare di renderla una cosa umana è difficile, ma ci provo. Caposervizio a Radio Popolare, la frequento da un po' ma la passione non diminuisce mai

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

L'Ambrosiano

Dimmi che tipo di Enea sei e ti dirò come sarà il dopo pandemia

Siamo in una morsa. Plaudiamo a riaperture e ripresa, è naturale: non se ne poteva più. Ma Draghi vuol confermare lo stato d’emergenza: motivi ce ne sono. I virus non usano Twitter, ma varianti: andrà spiegato ai politici che vivono di social. Milano può esser d’esempio: è abituata a risorgere dopo i drammi.

Le idee forti fanno uscire dalle crisi. Consentono la gestione della fase più difficile, insidiosa, delicata: se “non sarà più come prima” occorre un’”invenzione”, trovare senso e natura della ripartenza. Nessuno ha ricette: van studiati approcci, stili, mete; con coraggio e immaginazione, riconoscere limiti e pochezze, volare alto: lasciarsi ispirare.

Ascoltare la voce dei poeti può trar fuori dal buio. L’arte ha valore politico: esprime la potenza del simbolo; questo si presenta nelle forme che vediamo, ma contiene un mix portentoso: passato, attualità, futuro; ne sprigiona la forza. L’arte cambia la vita. C’è un gruppo scultoreo del Bernini: Enea che ha sulle spalle il padre Anchise e al fianco il figlio Ascanio.

L’icona della solidarietà tra generazioni dalla Galleria Borghese impregni istituzioni, forze sociali, media, cultura; marchi l’anima. Enea, tramite tra il vecchio distrutto e nuovo da inventare, mito e insieme eroe del quotidiano grazie all’identificazione che la plasticità del marmo suscita in chi guarda, si fa carico di sofferenze e tradizioni portate dagli anziani (Anchise è paralizzato e ha in mano il vaso con le ceneri degli antenati: tipo quelle restituite a Bergamo dopo le cremazioni fatte altrove); accompagna il generare (Ascanio ha il fuoco del tempio: energia pubblica in antico, eros interiore sempre).

I tanti Enea che noi siamo possono grazie all’arte convergere su tre compiti ineludibili. 1. Sognare, pensare, lavorare, amare per noi e gli altri; dopo le peripezie si approda a rive ignote: lì si ricomincia tutti insieme. 2. Realizzare la riforma dei servizi per anziani (se il Recovery non è carta): riuscirà cambiando modo di pensare quell’età. 3. Da settembre rifamiliarizzare figli e scuola, premessa per restituire ai giovani il futuro che gli abbiam negato ben prima del Covid. Se si spegnesse il fuoco di Ascanio sarebbe sì una tragedia. Ancora arte, sperando con catarsi autentica.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Ciucci volanti

Sepulveda a Port’Alba

Napoli torna ad essere una capitale del libro. Il rinascimento dell’editoria napoletana passa anche per la famosa via dei libri: Port’Alba. Passa per la libreria Langella, di Pasquale Langella, che da circa un anno ha affiancato alla sua storica attività di libraio quella di editore. Editore di volumi di pregio, stampati su carta di Amalfi, impacchettati a mano. Pasquale non è solo un libraio che spaccia volumi del Seicento e del Settecento, un segugio di libri rari, Pasquale sta diventando una perla editoriale della città di Napoli.

Dopo aver tradotto, per la prima volta in Italia, la svedese Anne Charlotte Leffler, con il suo libro Bozzetti napoletani, Langella piazza il colpo dell’anno annunciando su facebook la pubblicazione in dialetto napoletano del più importante libro dello scrittore cileno Luis Sepulveda: “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”. Traduzione di Claudio Pennino con illustrazioni di Federica Ferri. Dopo una trattativa con una delle agenzie letterarie più importanti del mondo, la Carmen Balcells, Langella rende Port’Alba nuovamente il centro dell’editoria partenopea attirando l’attenzione di stampa e curiosi. Il volume vedrà la luce nei prossimi mesi e sarà distribuito dalla milanese DirectBook.

Con questa operazione Langella si apre all’editoria internazionale senza dimenticare radici, tradizioni e lingue, come quella napoletana, parlata da oltre 6 milioni di persone nel mondo. Tra gli autori pubblicati da Langella ci sono il grande Nino Leone, scrittore di razza e il giornalista Pietro Treccagnoli che contribuisce alla casa editrice anche creativamente. Langella sta creando un bel polo del libro nel cuore del centro storico napoletano, unendo tipografie (vedi Volpicelli), autori, università e illustratori. Un editore da tener sott’occhio, che osa e si discosta dalla vecchia guardia dell’editoria napoletana sempre più in affanno e incapace di reinventarsi. Signori e Signori passate per Port’Alba, next stop Libreria Langella.

 

  • Rosario Esposito La Rossa

    Sono direttore editoriale della case editrici Marotta&Cafiero e Coppola editore, ho pubblicato oltre 100 libri nel mio quartiere, tra cui Stephen King, Daniel Pennac e Gunter Grass. A Scampia e Melito ho fondato la prima libreria del quartiere: La Scugnizzeria. Ho scritto il mio primo libro a diciotto anni vincendo il Premio Giancarlo Siani. Sono cugino di Antonio Landieri, vittima innocente di camorra. Per il mio impegno contro il degrado sociale e la creatività sono stato nominato nel 2016 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Cavaliere dell’Ordine al Merito

ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Piovono Rane

Calenda, il Gladiatore, Virginia e i sette nani

Nella campagna elettorale per il prossimo sindaco di Roma per il momento ci sono solo due certezze.

La prima: si andrà al ballottaggio, nessuno prenderà il 51 per cento al primo turno.

La seconda: allo stato il candidato con più visibilità in città è Carlo Calenda, l’ex ministro e fondatore di Azione.

Calenda è praticamente dappertutto: appiccicato sugli autobus (in versione un po’ dimagrita dal photoshop), nei talk show televisivi locali e nazionali (che di solito si concludono a insulti con altri politici presenti o assenti), nella paginate entusiaste che gli regala il Messaggero di Caltagirone.

Ma appare anche in carne e ossa per le strade, specie quelle di periferia, dove coraggiosamente scende dal suo pulmino customizzato prendendosi i lazzi e il body-shaming degli indigeni.

Il presenzialismo estremo di Calenda è diventato un motivo di divertimento e battute non sempre correttissime, tipiche di una città che ha visto tutto e che tutto trasforma in parodia, dall’arrivo degli americani nel ’44 a quello dei leghisti nel ’92, e poi i grillini con i loro zainetti nel 2013, quindi il marziano Marino e adesso ecco Calenda, con la sua buffa aggressività verbale, che fa di tutto per uscire dalla vignetta  – ahimé, non infondata – del pariolino che a un certo punto scopre l’esistenza pure di Tor Bellamonaca.

Il risultato è paradossale, come spesso avviene da queste parti: uno che si presenta con l’assertivo slogan “Roma sul serio” il quale tuttavia non viene preso in alcun modo sul serio – anzi diventa meme comico.

L’altra sera tra amici – panel non rappresentativo, s’intende  – ci si chiedeva chi potrebbe votare Calenda, chi tra i conoscenti di ciascuno potrebbe scegliere l’ex manager montezemoliano, e qualcuno ogni tanto esplodeva in un “ah sì, ecco!” tutto contento perché gli era venuto in mente una collega, un amico di un amico, magari una zia attivista radicale che seguirà le indicazioni della Rosa nel pugno, ora schierata con Calenda.

Un sondaggio recente invece attribuisce all’ex ministro un buon risultato, addirittura a due cifre, che poi è quello che ha preso un paio di volte Alfio Marchini (ve lo ricordate?), il quale pure tappezzava la città di se stesso e si rivolgeva – a occhio – allo stesso elettorato, quelli che “la politica ormai è solo know how tecnico manageriale“, non ideologia ma nemmeno visione sociale.

Come Calenda userà poi questo tesoretto di voti, se davvero lo incassa, è cosa sua.

Al ballottaggio invece andrà il fasciogladiatore Enrico Michetti, il “prof prof prof” di Radio Radio che tra l’altro farà il pieno di taxisti, oltre che di nostalgici dell’Impero romano sui cui fasti e tasti il candidato di destra batte ogni santo giorno.

La lotta per il secondo posto – quindi per il ballottaggio contro Michetti – sarà infine cosa tra Gualtieri e Raggi, un altro ex ministro e la sindaca uscente.

Il primo per ora non è pervenuto se non nella moscissima campagna per le primarie del centrosinistra, i cui concorrenti vengono simpaticamente definiti i “sette nani“, data la loro statura politica non esattamente globale.

Raggi invece, dopo essersi imposta perfino su Conte e Zingaretti pur di ritentare la corsa al Campidoglio, ora punta sull’immagine di una città che sta rinascendo nonostante i media e l’establishment per liberarsi di lei ogni giorno pubblicano malevolmente foto di monnezza, voragini d’asfalto e cinghiali sulla Cassia.

Onestà intellettuale porta a dire che dopo un inizio disastroso, Raggi ha probabilmente fatto il possibile, diverse strade sono state riasfaltate, piazza Venezia non è più la Parigi-Dakar, i cassonetti dei rifiuti sono a livelli fisiologici e non dissimili da quelli degli ultimi venti o trent’anni.

Ma grandi slanci non ce ne sono stati, no, a ogni piovasco i tombini si intasano come prima, né di più né di meno, le famose ciclabili sono solo strisce di gesso disegnate sui marciapiedi, che il più delle volte finiscono nel nulla. E le mirabolanti promesse a Cinque stelle del 2016 è meglio non andarle a guardare perché il retrieval sarebbe impietoso.

Se si cambierà sindaco, insomma, lo si farà più che altro per divertirsi, per scacciare la noia, nessuno pensa davvero che né il Gladiatore né il più noto dei Sette nani piddini cambieranno alcunché, alla fine, come sempre.

  • Alessandro Gilioli

    Nato a Milano nel 1962, laureato in Filosofia alla Statale. Giornalista dai primi anni 80, ho iniziato a Rp da ragazzo poi ho girato per diversi decenni tra quotidiani, settimanali e mensili. Ho scritto alcuni libri di politica, reportage e condizioni di lavoro, per gli editori più diversi. Tornato felicemente a Radio Popolare dall'inizio del 2021.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

La nave di Penelope

La maturità “one shot”

Non hanno il dizionario sotto braccio ma la mascherina a coprire metà viso. Eppure gli occhi sono gli stessi di quelli di tutte le generazioni di maturandi: preoccupati e vigili. Come di un animale che sta attento ai segnali, con i muscoli tesi, pronto a scattare. Perché l’Esame di Stato è il momento in cui tutta l’adrenalina si concentra per poi lanciare lontano il macigno che negli ultimi giorni ha gravato sulle spalle degli studenti.

Questa volta lo scatto è più rapido che mai: un’ora per raccontare alla commissione il lavoro di cinque anni. Non una prova di resistenza, come la maturità tradizionale, ma uno scatto da velocista. Le sinapsi devono muoversi rapidamente, bisogna dare il meglio in poco tempo. Una maturità “one shot”, in un colpo solo.

Eravamo abituati a un rito di passaggio sofferto, con più prove, un’agonia che durava giorni. Giorni che però permettevano di elaborare quello che stava succedendo, fino alla catarsi finale e a rendersi conto che si chiudeva una fase della vita per aprirne un’altra. Quest’anno la scuola è finita, è iniziata la maturità e per molti si è già conclusa. Come l’anno scorso, del resto, ma con un altro spirito.

Se nel 2020 il maxi orale aveva la veste della maturità tradita, quest’anno è il simbolo del riscatto per gli studenti che, in molte regioni d’Italia, sono rimasti a casa quasi un anno e mezzo. Un anno e mezzo dietro a uno schermo, in Dad, con tutte le difficoltà del caso. Ma non ci stanno a dire che è una Maturità semplificata. Non dopo tutti questi mesi lontani da scuola.

Non ci sta neanche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che cerca di valorizzare il maxi orale 2.0. “Maxi orale”, un termine che non ama. Come non ama il termine “tesina” riferito all’elaborato finale da cui i maturandi faranno partire la discussione, e che Bianchi definisce, in maniera accademica e per conferirgli maggiore dignità, “tesi”.

E se la pandemia ha tolto la lunga agonia delle prove, dei dizionari e delle calcolatrici, ha ridotto anche i riti scaramantici. Anche se, quest’anno, complice l’abbassamento della curva pandemica e le vaccinazioni, in tanti non hanno rinunciato alla notte prima degli esami, a cantare la celebre canzone di Antonello Venditti tutti insieme, agli abbracci e ad abbassare la mascherina, per mostrare finalmente il sorriso di chi è sopravvissuto anche alla Dad ed è pronto a riappropriarsi della propria vita e del mondo.

  • Claudia Zanella

    Sono nata a Milano nel 1987. Ma è più il tempo che ho passato in viaggio, che all’ombra della Madonnina. Sono laureata in Filosofia e ho sempre una citazione di Nietzsche nel taschino. Mi piacciono tante cose ma, se devo scegliere tra le mie passioni quali sono quelle che più parlano di me, direi: la Spagna, il rock e il giornalismo. Dopo averci vissuto, Madrid è la mia città d’elezione; il rock scandisce il mio ritmo di vita e venero le mie chitarre come oggetti magici; infine, fare la giornalista soddisfa il mio impulso alla Jessica Fletcher di voler sempre vedere chiaro e poi raccontare. Ho lavorato per cinque anni per La Repubblica, come cronista e responsabile del settore “Educazione e scuola” a Milano. Cofondatrice del progetto di storytelling su Milano ai tempi del coronavirus: “Orange is the new Milano”. Sono approdata a Radio Popolare nel 2019, occupandomi di un po’ di tutto, ma mantenendo sempre un occhio vigile sul mondo della scuola.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio domenica 20/04 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 20-04-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve domenica 20/04 15:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 20-04-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di domenica 20/04/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 20-04-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 18/04/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 18-04-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Prospettive Musicali di domenica 20/04/2025

    In onda dal 2001, Prospettive Musicali esplora espressioni musicali poco rappresentate. Non è un programma di genere, non è un programma di novità discografiche, non è un programma di classici dell’underground, non è un programma di gruppi emergenti. Ma è un po’ tutte queste cose mischiate insieme dal gusto personale dei conduttori. Ad alternarsi in onda e alla scelta delle musiche sono Gigi Longo e Fabio Barbieri, con un’incursione annuale di Alessandro Achilli che è stato uno storico conduttore del programma.

    Prospettive Musicali - 20-04-2025

  • PlayStop

    News della notte di domenica 20/04/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 20-04-2025

  • PlayStop

    Percorsi PerVersi di domenica 20/04/2025

    Poesie, liriche, sonetti, slam poetry, rime baciate, versi ermetici, poesie cantate. Ogni settimana Percorsi PerVersi incontra a Radio Popolare i poeti e li fa parlare di poesia. Percorriamo tutte le strade della parola poetica, da quella dei poeti laureati a quella dei poeti di strada e a quella – inedita – dei nostri ascoltatori.

    Percorsi PerVersi - 20-04-2025

  • PlayStop

    Mash-Up di domenica 20/04/2025

    Musica che si piglia perché non si somiglia. Ogni settimana un dj set tematico di musica e parole scelte da Piergiorgio Pardo in collaborazione con le ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Popolare. Mail: mischionepopolare@gmail.com

    Mash-Up - 20-04-2025

  • PlayStop

    Alice, chiacchiere in città di domenica 20/04/2025

    A cura di Elena Mordiglia. Nella città frenetica, in quello che non sempre sembra un paese delle meraviglie, ci sono persone da raccontare e da ascoltare. Quale lavoro fanno? Come arrivano alla fine del mese? Quale rapporto hanno con la città in cui vivono? Registratore alla mano e scarpe buone, queste storie ve le racconteremo.

    Alice, chiacchiere in città - 20-04-2025

  • PlayStop

    Bollicine di domenica 20/04/2025

    Che cos’hanno in comune gli Area e i cartoni giapponesi? Quali sono i vinili più rari al mondo? Giunta alla stagione numero 16, Bollicine ogni settimana racconta la musica attraverso le sue storie e le voci dei suoi protagonisti: in ogni puntata un filo rosso a cui sono legate una decina di canzoni, con un occhio di riguardo per la musica italiana. Come sempre, tutte le playlist si trovano sul celeberrimo Bolliblog.com. A cura di Francesco Tragni e Marco Carini

    Bollicine - 20-04-2025

  • PlayStop

    Ricordi d'archivio di domenica 20/04/2025

    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

    Archivio Ricordi - 20-04-2025

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - secondo episodio

    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Secondo episodio: La guerra non è popolare. L’Europa si riarma con 800 miliardi. In questi anni aveva già raddoppiato la propria quota di spese militarti, soprattutto comprando dagli Stati Uniti. Lo faremo di più, visto che Trump disinvestirà dalla Nato e dall’Europa. E’ la “fine delle illusioni”, come dice Von der Leyen, di essere garantiti dalla pace, perché d’ora in poi bisognerà usare la forza. E intanto si educa la popolazione con manuali che dicono: “In caso di guerra…”. La propaganda è altissima perché non c’è nulla di più antipopolare e antidemocratico della guerra e la militarizzazione d’Europa è tutta sulle spalle dei suoi cittadini. Con Michele Paschetto di EMERGENCY vi racconteremo come in Afghanistan in più di venti anni di guerre le cure abbiamo svolto un ruolo straordinario di mediatore. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 20-04-2025

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - primo episodio

    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 20-04-2025

  • PlayStop

    La Pillola va giù di domenica 20/04/2025

    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese che cerca di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

    La Pillola va giù - 20-04-2025

  • PlayStop

    C'è Di Buono: Max Casacci racconta Eartphonia III: Through the grapevine

    Anche in questa puntata parliamo di qualcosa che ha a che fare con la cultura enogastronomica, ma anche, molto, con la musica. Per la prima volta il caro Max Casacci (già colonna dei Subsonica) è stato ospite di un nostro programma non prettamente musicale, per raccontare il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine", realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini Franciacorta. A cura di Niccolò Vecchia

    C’è di buono - 20-04-2025

  • PlayStop

    Onde Road di domenica 20/04/2025

    Autostrade e mulattiere. Autostoppisti e trakker. Dogane e confini in via di dissoluzione. Ponti e cimiteri. Periferie urbane e downtown trendaioli. La bruss e la steppa. Yak e orsetti lavatori. Il mal d’Africa e le pastiglie di xamamina per chi sta male sui traghetti. Calepini e guide di viaggio. Zaini e borracce. Musiche del mondo e lullabies senza tempo. Geografie fantastiche ed escursioni metafisiche. Nel blog di Onde Road tutti i dettagli delle trasmissioni.

    Onde Road - 20-04-2025

Adesso in diretta