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L'Ambrosiano

Comune svuotato, «la democrazia non abita più qui»

Nessun partito lo prevede, ma perché la democrazia non sia guscio vuoto è urgente cambiare la scriteriata legge Bassanini. Come rimedio alla delegittimazione dei partiti seguita a Tangentopoli si credé che l’elezione diretta del Sindaco riavvicinasse i cittadini alla politica. Invece, dopo quasi 30 anni, «la politica non abita più qui».

Il Comune somiglia sempre più alla sede d’un’azienda a partecipazione pubblica (nel senso dei fondi) e la Giunta ad un Consiglio d’Amministrazione. Il Sindaco, come Ceo (chief executive officer) d’un’impresa privata, attribuisce e ritira deleghe agli assessori, fissa indirizzi e assume provvedimenti come rispondesse ad azionisti. Questi sono partiti e gruppi d’interesse che han costituito “liste per Tal dei Tali Sindaco”, non i cittadini. Al popolo, cui «appartiene la sovranità» (Costituzione), son riservate iniziative promozionali di raccolta di pareri (i cassetti degli uffici ne hanno fame) e di conferma del consenso. Ai rappresentanti del popolo, cui spetterebbe la funzione di controllo, è riservato un ruolo quasi decorativo.

La forma è salva, ma la scatola, il Consiglio Comunale, vuota. Lì giungono lontani e ininfluenti gli echi di ciò che accade fuori: grandi eventi la cui gestione pratica in realtà ricade sui Comuni (gli immigrati), alle questioni urbanistiche (a Milano: scali ferroviari, sanità sul territorio e prevenzione, edilizia pubblica, trasporti, impianti sportivi); come nei quartieri vivono giovani, anziani, disoccupati, profughi, donne acrobate tra casa ufficio figli. A realtà sociali fragili già fan fronte Caritas, Pane Quotidiano parrocchie, San Vincenzo, Cardinal Ferrari, Opera S. Francesco, volontari: energie vive per fortuna non comprese nella riforma Bassanini!

Chi volesse conferma dell’affresco appena abbozzato, consideri la campagna elettorale sin qui condotta e l’emblematica chicca più recente: la polemica tra Bernardo e Sala sui tabelloni elettorali, insufficienti per il centro destra, che investe la Magistratura (Tribunale dice preoccupazioni ma sposta il focus dai problemi) per “lesa democrazia”; tutto in regola, replica il Sindaco, che governa. Intanto non un manifesto è affisso ai tabelloni. Manco loro sembrano crederci.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Mia cara Olympe

Aborto: il papa, la trappola della sofferenza e noi

Il papa fa il papa. Cos’altro vi aspettate se non che affermi che l’aborto è un omicidio, che il matrimonio eterosessuale è un sacramento e via dicendo? Sintetizzo in due righe un’obiezione, non del tutto insensata, che si è ascoltata le mille volte – l’ultima l’altro ieri, per bocca di Francesco – che un pontefice ha lanciato il suo anatema in materia di interruzione di gravidanza.
D’accordo il papa fa il suo mestiere, i cattolici difendono con intransigenza quella che ritengono vita sin dal concepimento: peraltro Francesco non è certo nuovo a questi  toni durissimi e misogini in materia di aborto e lo diciamo per chi se n’è meravigliato – Michela Marzano sulla Stampa per esempio – avendo l’immagine di un papa assai vicino, e lo è, alla sofferenza umana. Ma noi, noi dove stiamo?

Ecco un primo punto. La sofferenza. Ogniqualvolta l’autodeterminazione delle donne in materia di procreazione viene attaccata, molte reazioni, quasi sempre femminili anche perché il tema resta anche mediaticamente affidato a loro, si appellano alla sofferenza, al dramma che ognuna vivrebbe nel fare questa scelta. Un modo per dire al mondo: non siamo sicarie – questo l’allucinante paragone usato da Bergoglio – ma creature sofferenti che vivono con dolore questa scelta e, per questo, devono essere comprese e perdonate. Non mi ha mai convinto questa narrazione dell’interruzione di gravidanza che pone evidentemente una grande domanda a chi la decide – anzi pone ad ognuna una propria, personalissima domanda – ma non necessariamente comporta un dramma. Ci vedo invece un’enorme trappola concettuale nella quale le donne, certo non tutte, spesso cadono: dovremmo rivendicare soggettività e responsabilità, quella che usiamo per mettere o non mettere al mondo,  dovremmo chiedere ancora e ancora, visto che è tutt’altro che garantito, il diritto di interrompere la gravidanza in maniera sicura e attenta alla nostra salute e non incatenarci alla retorica della sofferenza, in nome della quale venire assolte. È una grande ‘cortesia’ che facciamo a tanti, mica solo al papa o ai cattolici: a ben pensarci questa narrazione ribadisce anche che l’aborto è esclusiva cosa di donne – il loro corpo, il loro dramma, il loro dolore – da cui gli uomini possono stare tranquillamente alla larga, come se – ce lo ricorda sempre Lea Melandri opportunamente legando femminicidio e aborto  – non fosse anche questa una vicenda specchio del rapporto tra i sessi per come, storicamente e culturalmente, si è declinato.

E allora il papa che fa il papa: la chiesa cattolica è, come sappiamo, attraversata da domande nuove e venti di cambiamento che diventano spesso bufere di reazioni eguali e contrarie. Di questo cambiamento molti ritengono che Bergoglio sia l’alfiere coraggioso: temiamo che le cose siano più complicate di così e di certo la riaffermazione di una misoginia così violenta non va in questa direzione e dà invece fiato a quanti, dentro e fuori, vivono l’autodeterminazione delle donne come una minaccia ad un ordine patriarcale da difendere ad ogni costo. Di questo Bergoglio, come  quelli che lo hanno preceduto, porta responsabilità e non è poca cosa per chi, come lui, vede e denuncia la diseguaglianza e la violenza nel mondo. Proprio qualche giorno fa è cominciato a Roma, assente il Comune,  il processo per il cosiddetto ‘cimitero dei feti’, le croci con il nome delle donne che hanno abortito apparse a loro insaputa al cimitero Flaminio. Se si vuole vedere in una sola immagine la colpevolizzazione, la mancanza di privacy, la violenza censoria, l’assenza di laicità che fanno da corollario all’interruzione di gravidanza nel nostro paese basta guardare una di quelle croci. A questo punto siamo ancora; e direi che se di sofferenza vogliamo parlare è di questa sofferenza che ne abbiamo abbastanza.

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Breaking Dad

“Papà, ma tu dov’eri?”

“Noi eravamo nati?”

“Se sono passati 20 anni, secondo te eravamo nati? C’ho vent’anni io?”

Francesco mette il fratello davanti all’evidenza: non erano nati. Però lo sanno – più o meno – cosa successe quel giorno. Hanno visto i video, le foto, le prime pagine dei giornali del mondo sul numero speciale di Internazionale, appena ritirato nella cassetta della posta. Due grattacieli, due aerei, il fuoco, il fumo, le facce stravolte, le divise dei pompieri ricoperte di polvere.

Francesco – che si prepara al debutto alle Scuole Superiori – va sullo specifico. “Senti – mi chiede – ma Bin Laden era il capo dell’Isis, giusto?”

“No, Franci, era il capo di Al Qaeda. L’Isis non c’era ancora”.

“Ah ok. E che differenza c’è tra le due? E Al Qaeda che fine ha fatto?”

Ehm…

Fabrizio – che ha appena finito i compiti delle vacanze e lunedì comincerà la quinta Elementare – vuole approfondire. “Quanti morti ci sono stati?”. “Tanti, Fabri: circa tremila”. “Come hanno fatto a dirottare gli aerei?”.

Una domanda dopo l’altra, provo a raccontare, a spiegare. Guardiamo dei video su YouTube. Cerchiamo il titolo dei film su quel giorno.

Poi, viene fuori quella più naturale: ma tu, papà, dov’eri, cosa stavi facendo?

E pazienza se è banale, se è diventato un format  – “tu-dove-eri-quel-giorno” – , se messo sui giornali suona un po’ come un giochino. Tutto vero. Ma quando un bambino resta tanto colpito da un fatto, che nella sua testa è quasi come una favola antica, eppure è vero, non c’è dubbio, ha visto le foto… bè lo vuole sapere dov’era il papà.

E così il papà tira fuori metaforicamente la pipa, le luci si attenuano come per magia, il tono della voce si abbassa. Insomma, mi tocca il ruolo del vecchio che racconta una storia della gioventù. Un po’ come quando mia nonna mi raccontava delle sirene che lanciavano l’allarme per i bombardamenti sulla città.

Cari bambini, dovete sapere che tanto, tanto tempo fa…

Il racconto diverte i ragazzi: in effetti, il singolare episodio del furto dell’auto subìto proprio quel mattino, ha un ché di fatale e grottesco. E le pratiche dell’assicurazione fatte in redazione – anche se ci hai appena messo piede, stai facendo il tuo primo stage –  perché lì c’è la stampante. E mentre si prende un caffè alle macchinette, in tv compare un grattacielo col fuoco sopra. E’ New York, sì, sì. E non si capisce. E poi si capisce. E poi in diretta lo vediamo tutti il secondo aereo che si schianta. E le urla del Direttore Piero: “In onda, in onda, subito, subito!!!”.

E insomma, la storia piace ai ragazzi. In qualche momento mi viene la pelle d’oca, mi interrompo per bere un bicchiere di acqua.

“Era Trump il capo degli Stati Uniti?”

“No, si chiamava Bush”

“Era vecchio?”

“No, no, era piuttosto giovane. Era il figlio, lui…”

“Ma quanti ce n’erano di Bush, scusa?”

“Eh, un po’ troppi”

E poi Francesco fa: “Ma pensa, sono passati vent’anni e adesso in Afghanistan ci sono un’altra volta i Talebani. Non è che la guerra è servita a tanto, vero?”.

“Papi, chi sono i Talebani? Ah, sì sono quelli che non vogliono che ascolti la musica, tipo la trap, e se sei una donna devi stare in casa, giusto?”

“Sì, Fabri, sono loro”.

Insomma, è l’11 settembre 2021, sono passati vent’anni. E’ sabato e tra due giorni cominciano la Quinta Elementare e la Prima Superiore. Passaggi importanti. Francesco è molto emozionato e lo sono anch’io. Ha comperato lo zaino, abbiamo fatto la tessera dei mezzi, che è un po’ come una patente che sei diventato grande. Ha già studiato il percorso da casa al Liceo. Fabrizio, invece, ha un po’ di paura perché sarà l’ultimo anno da bimbo, con la sua maestra e i suoi amici. Ma c’è tempo.

Cominciano la scuola, il calcio, la chitarra, forse pure la batteria – con relative chat dei genitori (!) – comincia “me lo vai a prendere tu per favore?” e “fanno merenda da me”; “hai studiato?” e “stasera pizza!”. E’ l’11 settembre ed è l’ultimo weekend dell’anno. Altro che il primo gennaio: il nuovo anno inizia qui.

  • Alessandro Principe

    Mi chiamo Alessandro. E, fin qui, nulla di strano. Già “Principe”, mi ha attirato centinaia di battutine, anche di perfetti sconosciuti. Faccio il giornalista, il chitarrista, il cuoco, lo scrittore, l’alpinista, il maratoneta, il biografo di Paul McCartney, il manager di Vasco Rossi e, mi pare, qualcos’altro. Cioè, in realtà faccio solo il giornalista, per davvero. Il resto più che altro è un’aspirazione. Si, bè, due libri li ho pubblicati sul serio, qualche corsetta la faccio. Ma Paul non mi risponde al telefono, lo devo ammettere. Ah, ci sarebbe anche un’altra cosa, quella sì. Ci sono due bambini che ogni giorno mi fanno dannare e divertire. Ecco, faccio il loro papà.

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L'Ambrosiano

Trombettieri, giornata del silenzio: il re è nudo

Bisognerà decidersi a indire la “giornata nazionale del silenzio”. Per una volta non saranno Autorità, imprenditori, poteri occulti a mettere il bavaglio ai giornalisti; questi non daranno microfono e taccuini a esponenti politici e rappresentanti di categorie. Ricordare che occorre pensare oltreché parlare è igiene mentale, responsabilità civile, formazione delle generazioni.

Lo spunto viene dalle ultime ore. Giorgia Meloni definisce “metadone di Stato” il reddito di cittadinanza e poi, per fugare dubbi che fosse la battuta infelice nel clima retrò d’una domenica a Cernobbio (Studio Ambrosetti), insiste: equipara povertà e tossicodipendenza. Salvini da governista dice una cosa sull’obbligo vaccinale, da capo ne fa votare un’altra, da piacione social ne ammicca una terza. Il Pd con Orlando non replica a Meloni, perché non merita risposta chi non sa cos’è la povertà (il Pd che conosce i poveri cos’ha fatto per difendere il reddito d’inclusione? E le promesse su ius soli e ius culturae nuove povertà dei giovani?); con Letta chiede che Salvini dichiari da che parte sta, ma non trae conseguenze dal fatto che la Lega sta dove vuole perché il caos è utile a tanti. Bonomi accusa il Governo di discriminare se pensa leggi anti delocalizzazioni (SuperMario sfideràmultinazionali e fondi?), intanto gode d’un esecutivo che aiuta le industrie verso il nuovo boom.

La “giornata nazionale del silenzio” avrebbe valore simbolico: far sorgere domande, mostrare che il re è nudo. Devono crederci per primi loro, stampa e media. I giornalisti son vittime della bulimia dichiarativa prima del pubblico. È questione di etica professionale e dignità umana opporsi, è
rispetto a colleghe e colleghi (Afghanistan, Bielorussia, Turchia, Messico) che pagano prezzi impensabili, di onestà verso le nuove generazioni. Un giovane che da grande vuol fare il giornalista deve sapere se in futuro è lui che raccoglie notizie, vaglia le fonti, decide con la sua coscienza e l’editore se e come riferirle, in base alla vecchia regola “i fatti separati dalle opinioni” (dire chiaro: questi sono gli uni come li ho verificati, queste le altre, questo il contraddittorio). O se il domani dell’informazione sarà dei “trombettieri”.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Piovono Rane

L’ipocrisia della solidarietà a parole

C’è un vecchio ma sempre diffuso modo di fare i progressisti: dire in pubblico delle cose belle, solidali e giuste, poi prendere di fatto decisioni contrarie, ispirate a egoismo e ingiustizia.

Insomma progressisti solo a parole, parole a sinistra ma decisioni bene imbullonate a destra.

Tutti o quasi i capi dell’Occidente – perfino l’americano Biden, e compreso il nostro ministro speranza – hanno detto di voler assicurare i vaccini a tutti i paesi del mondo, anche a quelli poveri che non si possono permettere di versare miliardi di dollari alle multinazionali del farmaco.

Ma questo è quello che dicono, appunto.

Quando poi si tratta di prendere delle decisioni la musica cambia: e da quello che è emerso ieri a Roma, al G20 dei ministri della salute, non è alle viste nessuna sospensione provvisoria dei brevetti, ma solo decisioni che operativamente cambiano pochissimo, come l’abbattimento delle barriere doganali e le licenze volontarie da parte d Big Pharma.

Quindi terza dose nei paesi più ricchi del pianeta, mentre nei paesi poveri il 99 per cento delle persone non ha mai visto nemmeno una fiala.

Con buona pace degli scienziati che avvertono: è una cretinata, se lasciate circolare il virus nei paesi poveri è facile che si sviluppi una variante meno sensibile ai vaccini, che poi arriverebbe anche qui.

I ministri della salute del G20 oggi, a Roma, hanno ancora un po’ di ore per smentire questo mix di egoismo e stupidità. Ma solo con l’ottimismo della volontà si può pensare che avvenga.

  • Alessandro Gilioli

    Nato a Milano nel 1962, laureato in Filosofia alla Statale. Giornalista dai primi anni 80, ho iniziato a Rp da ragazzo poi ho girato per diversi decenni tra quotidiani, settimanali e mensili. Ho scritto alcuni libri di politica, reportage e condizioni di lavoro, per gli editori più diversi. Tornato felicemente a Radio Popolare dall'inizio del 2021.

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    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 17-03-2025

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    From Genesis To Revelation di martedì 18/03/2025

    "From Genesis to Revelation" è una trasmissione radiofonica dedicata al rock-progressive, attiva regolarmente dal 1999. Condotta da Renato Scuffietti e Matthias Scheller, offre un'ora settimanale di musica prog, spaziando dai grandi classici dei seventies al newprog e al prog sinfonico, con interviste, recensioni e monografie sui sottogeneri. Nata come un hobby, è diventata un importante punto di riferimento per gli appassionati del genere.

    From Genesis To Revelation - 17-03-2025

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    Jazz Anthology di lunedì 17/03/2025

    "Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).

    Jazz Anthology - 17-03-2025

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    News della notte di lunedì 17/03/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 17-03-2025

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    Il Suggeritore Night Live di lunedì 17/03/2025

    Il Suggeritore, storico programma di teatro di Radio Popolare, si trasforma in "Il Suggeritore Night Live" per il suo diciassettesimo compleanno. Ora in diretta ogni lunedì dalle 21:30 alle 22:30 dall’Auditorium “Demetrio Stratos”, il nuovo format è un night talk-show con ospiti dello spettacolo dal vivo che raccontano e mostrano estratti dei loro lavori. Gli ascoltatori possono partecipare come pubblico in studio a partire dalle 21:00.

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    Jailhouse Rock di lunedì 17/03/2025

    "Jailhouse Rock", trasmissione di Radio Popolare e Popolare Network, esplora il legame tra musica e carcere. Ogni lunedì dalle 20.30 alle 21.30, a cura di Patrizio Gonnella e Susanna Marietti, il programma include storie e suoni dal mondo delle prigioni, con la partecipazione di detenuti dei carceri di Rebibbia e Bollate che realizzano un Giornale Radio dal Carcere e cover di artisti. Scopri di più su http://www.jailhouserock.it/ e https://www.facebook.com/Jailhouse-Rock-451755678297925/

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    L'Orizzonte delle Venti di lunedì 17/03/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 17-03-2025

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    Esteri di lunedì 17/03/2025

    1) Guerra in Ucraina, Trump e Putin ponti a parlare. Domani la telefonata tra Cremlino e Casa Bianca che potrebbe cambiare le sorti di Kiev. (Emanuele Valenti) 2) Stati Uniti, Trump deporta oltre 200 di migranti venezuelani utilizzando una legge del 1800. (Roberto Festa) 3) L’Organizzazione degli Stati americani cambia passo. Nell’epoca degli Usa di Trump, il nuovo segretario generale è il ministro degli esteri del progressista Suriname. (Alfredo Somoza) 4) Medio Oriente. Netanyahu licenzia il capo dello Shin Bet. Proteste in Israele contro una decisione che secondo Hareetz porterà a prendere controllo totale dei servizi segreti. (Gabriele Segre - Fondazione Dan Segre) 5) Serbia, dopo la manifestazione degli oltre 100mila studenti, il presidente promette elezioni. Ma non era questa la richiesta della piazza. (Giorgio Fruscione - Ispi) 6) In Ungheria continua la repressione della comunità lgbt. Il governo Orban presenta un disegno di legge per vietare il Pride. (Massimo Congiu) 7) Spagna, la storia di Noelia. Via libera alla richiesta di eutanasia di una ragazza tetraplegica di 24 anni, dopo che la sua vicenda era stata strumentalizzata dalle associazioni ultra-cattoliche. (Giulio Maria Piantadosi)

    Esteri - 17-03-2025

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    Poveri ma belli di lunedì 17/03/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 17-03-2025

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    Buoni pasto da fame e rinnovo del contratto: sciopero nelle librerie Feltrinelli

    La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i buoni pasto: “Abbiamo chiesto 1,50 euro in più, non la luna, ma l’azienda ci ha detto di volerli spalmare sui prossimi tre anni”. Il caro-vita però non aspetta e insieme ad altre questioni come il premio di risultato insufficiente, i ritmi di lavoro e il clima interno hanno portato a uno stallo nelle trattative per il rinnovo del contratto e a questa giornata di sciopero nazionale. Secondo i delegati in piazza l’adesione è stata dell’80% negli store più grandi e del 70% in quelli più piccoli. Il gruppo Feltrinelli ha ribadito la sua posizione: “Siamo aperti a proseguire la negoziazione con l’obiettivo di giungere a una soluzione condivisa e sostenibile sulle questioni ancora aperte”. Oggi ci sono stati una decina di presidi in altrettante città italiane convocati da Cgil, Cisl e Uil di categoria, noi siamo stati a quello di Milano, dove la manifestazione fuori dalla Fondazione Feltrinelli in via Pasubio è diventata un corteo fino agli uffici Feltrinelli di via Quadrio. Le interviste sono di Roberto Maggioni.

    Clip - 17-03-2025

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    Doppio Click di lunedì 17/03/2025

    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni settimana, dal lunedì al giovedì, approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

    Doppio Click - 17-03-2025

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    Vieni con me di lunedì 17/03/2025

    Vi presento Gabriella Sisinni e Declout! Una delle migliori soluzioni agli armadi straripanti (e alla tasche vuote!!). A naso in sù per la mostra La Pace sui Muri a cura di Nadia Tadini. Infine, il laboratorio di sartoria di Catena in Movimento al Casello San Cristoforo. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontarci una storia, scrivi a vieniconme@radiopopolare.it Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Radio Popolare Minilive - Guido Maria Grillo

    "Senza Fine" è l'ultimo disco di Guido Maria Grillo, in cui il cantautore decide di spogliarsi di ogni sovrastruttura e ripartire dalle proprie radici, personali e musicali. Quest'oggi Guido Maria Grillo è stato ospite di Jack dove, oltre all'intervista con Matteo Villaci, ha suonato anche tre brani dal vivo

    Clip - 17-03-2025

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    Playground di lunedì 17/03/2025

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per 90 minuti al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 16.30.

    Playground - 17-03-2025

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