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Urlando furiosa

Emilio!

Dopo due giorni dalla terribile sentenza contro Mimmo Lucano arriva un’altra sentenza che mi lascia senza parole, senza forze. 

Il tribunale di Torino ha accolto la richiesta di estradizione avanzata dalla Francia per Emilio Scalzo.

Forse non tutti conoscono Emilio e chi proverà adesso a digitare sulla tastiera il suo nome la prima cosa che apparirà sono gli articoli dei quotidiani che lo definiscono “Militante No-Tav”.

Emilio è molto di più, è un irriducibile esempio di vita, non si è mai sottratto alla lotta contro coloro che stanno violentando una Valle e non si è mai sottratto alla solidarietà umana e necessaria che chi abita nelle zone di confine è chiamato ad avere.

Emilio aveva preso parte ad una manifestazione No Border ed è stato aggredito da un gendarme francese.

Emilio si è difeso.

Ecco per cosa viene incriminato.

Ho conosciuto Emilio anni fa, l’avevo sentito parlare durante una nostra iniziativa di Saltimbanchi senza Frontiere. 

Ci siamo fermati a chiacchierare con lui.

Siamo diventati amici. 

Un giorno gli ho confidato che avrei voluto avere un padre come lui.

Perchè la sua lotta è la battaglia che fanno i padri giusti per difendere i propri figli.

In tutti questi anni ha aiutato i migranti che rischiano la vita sui valichi con l’amorevolezza di un uomo che sa combattere e proteggere.

Gli ha portato cibo e indumenti. 

Li ha accolti con un abbraccio.

Emilio sa che a quelle temperature non bastano coperte.

C’è bisogno di calore umano.

Le mani con cui si è difeso dall’aggressione del gendarme, sono le stesse con cui ha sollevato i bambini dalla neve, sono quelle con cui si è tolto le scarpe per darle ad un uomo che diversamente non avrebbe più potuto procedere. 

Senza pudore di rimanere Scalzo come il suo cognome.

Quando Emilio racconta di cosa avviene in valle quotidianamente ad opera delle forze dell’ordine, dalle perquisizioni ai campanelli suonati in piena notte che tolgono il sonno e fanno impazzire, non lascia spazio al livore.

La sua è un’operosa denuncia contro chi viola ogni giorno la dignità umana.  

Le sue parole indignate arrivano dritte e trasmettono palpiti di gioia all’anima.

Come un padre che con una carezza ti sveglia dal sonno e ti dice “E’ ora di alzarsi”.

 

  • Rita Pelusio

    Attrice e regista, nei suoi lavori con la drammaturgia di Domenico Ferrari utilizzano il linguaggio dell’arte comica per affrontare tematiche sociali e civili. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E’ amica di Radiopopolare con la quale si sveglia ogni mattina.

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L'Ambrosiano

La bella (politica) e la Bestia. Piccola storia d’una Nemesi probabile

I Bestiari son storie dell’umanità, libri belli e istruttivi. Illustrano caratteri di persone reali, idealizzano
o stroncano protagonisti, forgiano l’immaginario collettivo. Dici volpe, orso, pulcino, oca, pavone, sciacallo, serpente, coniglio e pensi a furbo, introverso, smarrito, distratto, narciso, approfittatore, infido, pavido. Nel simbolismo chi ha doti di governo è animale politico. Di che specie? I riscontri nei Bestiari dipendono da come il soggetto sta nelle istituzioni. Le opzioni sono sostanzialmente due.

Prima: la politica come “servizio”; impegno per bene comune; rispetto di persone e regole; professione di ideali: giustizia, armonia di diritti e doveri, condizioni di partenza uguali per tutti, equa distribuzione delle risorse. È la bella politica della Costituzione; «Il lupo dimorerà con l’agnello» del Profeta.
Seconda, l’opposto: politica affermazione di sé e gruppi; squalifica/sottomissione di altri; espulsioni; interessi a vantaggio di corporazioni. Nella Fattoria degli animali di cui talvolta dà spettacolo la politica Salvini è protagonista. Al leader della Lega sodali, alleati, avversari riconoscono doti d’animale politico riconducibili a virtù animali aggressive/distruttive; ne san qualcosa Carola Rackete, della Sea-Watch; presunto spacciatore citofonato a Bologna; bambini di Bibbiano a Pontida. La Bestia, archetipo dell’animalità regnante, ora divora se stessa.

Che accadrà a Salvini della Bestia vanto? Alla voce Nemesi il vocabolario Treccani recita: «Nome proprio personificazione nella mitologia greca e latina della giustizia distributiva e perciò punitrice di quanto, eccedendo la giusta misura, turba l’ordine dell’universo». Della punizione però non precisa efficacia e durata. Antichi Bestiari parlano di mostri in cui la testa tagliata ricresce. Terra terra due proverbi ammoniscono: «Il lupo perde il pelo, ma non il vizio»; «Cane non mangia cane».
L’stinto di sopravvivenza può provocare colpi di coda soggettivi e indurre animali politici concorrenti a vestirsi loro da Nemesi. Scrisse Eduardo: «Adda passa’ ‘a nuttata». Ma aggiunse: «A guerra nun è fernuta». Era Napoli milionaria. Riferimenti ad altre vicende milionarie e bestiali sono puramente casuali.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Mia cara Olympe

Donne afghane, quel che sappiamo, quel che non sappiamo

Che le donne non potranno, a Kabul, andare all’università  né lavorarvi in attesa che venga creato quello che il nuovo rettore, appena nominato dai talebani, definisce ‘un ambiente islamico’ ovvero uno spazio in cui gli insegnanti non vedano le studentesse lo abbiamo appreso appena ieri dai media. ‘Islam first’ ha scritto su Twitter Mohammad Ashraf Ghairat e non c’è bisogno di ricordare chi cita. Che già il nuovo regime avesse vietato alle donne le scuole secondarie, che il ministero delle pari opportunità fosse stato sostituito da quello ‘per la diffusione della virtù e la prevenzione del vizio’ aveva solo confermato che è solo l’uso di Twitter a fare la differenza con venti anni fa.

Poi ci sono le cose che non sapevamo, la catena di ‘piccoli’ fatti  che non arrivano ai media, che peraltro di Afghanistan vanno occupandosi sempre meno. Piccoli fatti, enormi conseguenze. Sulle vite delle donne, innanzitutto. Quel che non sapevamo è, per esempio, che a Kabul la casa ad indirizzo segreto per le – tante – donne maltrattate da mariti e famiglie che lì trovavano rifugio con i loro figli ha dovuto chiudere i battenti, troppo pericoloso adesso. Non sapevamo neanche che l’orfanatrofio in cui centinaia di bambine crescevano, ricevevano istruzione, cibo, possibilità di fare sport ha chiuso anch’esso: le bambine sono state affidate a famiglie fidate ma non è, ovviamente, come prima. Un’ultima cosa: un sacco di riso ‘prima’ costava 50 afghani, ora 500. Procacciarseli – il riso e i soldi – diventa sempre più una battaglia quotidiana.

Le cose che compongono lo stillicidio quotidiano di difficoltà per chi in Afghanistan è rimasto le hanno raccontate le attiviste del Cisda –  importante il loro lavoro in Afghanistan e non da oggi – in un incontro alla Casa delle donne di Milano: scopo informare le tante che hanno partecipato (e altrettante non sono riuscite a entrare), ma ancor più creare una rete, italiana ed europea. Non ci dimenticate, lottate con noi ha detto in un video registrato una attivista di Rawa che vive in clandestinità.  È tutto molto difficile, hanno riconosciuto le donne del Cisda: chiusi i progetti in questi anni tenuti in vita insieme alla rete afghana delle associazioni, complicato mandare aiuti con le banche chiuse, enorme il compito di creare una rete  e tenere la luce accesa, ora che anche i telefoni del Cisda squillano meno, dopo l”assedio’ giornalistico di agosto.

Patriarcato, misoginia, repressione e il futuro delle bambine e delle donne che si oscura giorno dopo giorno. E per contro diritti, solidarietà, internazionalismo, femminismo: come dare sostanza alle parole risuonate nell’incontro, come trovare gesti forti che vincano sull’impotenza, come continuare a stare sulla vicenda afghana, non ‘per’ ma accanto alle donne che lì sono rimaste, è la scommessa, la sfida. Non perché – non lo crediamo – siano possibili similitudini tra qui e lì, ma perché le manifestazioni più violente e misogine ricordano a tutte che le donne hanno sempre qualcosa da perdere, qualcosa che è a rischio, qualcosa che può smottare anche laddove abbiano dalla loro forza e protagonismo e dove sembra che la loro libertà abbia tracciato un sentiero profondo.

 

 

 

 

 

 

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Bad Input

Al governo lo smart working non piace più

Ma come? Mesi a glorificare lo smart working, dicendo che fosse uno dei pochi “effetti positivi” della pandemia, e adesso si fa marcia indietro? Pare proprio di sì. Da Brunetta a Draghi, è partita la gara a stoppare quella che in molti considerano la forma di lavoro del futuro e che ha permesso a milioni di persone di continuare a lavorare anche durante i lockdown causati dal Covid-19.

Eppure buona parte di quelle milioni di persone sarebbero state ben felici di continuare sulla strada del lavoro “agile”, anche se quello sperimentato era in realtà un “remote working” che di “smart” aveva pochino. Le potenzialità di un vero passaggio all’autonomia nella gestione del luogo di lavoro, però, le hanno viste tutti. Flessibilità negli orari, più tempo libero grazie all’abbandono dei trasferimenti, un modo diverso di vivere la città.

Allora, qual è il problema di Draghi e Brunetta? Il solito: dalle parti del governo si sono accorti che lo smart working fa bene alle persone ma non fa bene al PIL. Perché chi lavora da casa non deve consumare benzina per raggiungere il posto di lavoro, non ha bisogno di pranzare al bar e magari comincia a fare la spesa nei negozi di quartiere al posto di passare 12 ore in un centro commerciale nel weekend.

Maggiore qualità della vita, ma un calo di PIL. E non importa che il fenomeno sia dovuto a un diverso rapporto con il territorio (la famosa città a 15 minuti?) o al fatto che molti si rendano conto all’improvviso che non serve avere un mezzo di trasporto privato per vivere bene.

L’unico parametro di riferimento preso in considerazione è il PIL. Quello che trasforma inquinamento, alienazione e disagio in un valore quantificabile sulle prime pagine dei giornali per raccontare di una “Italia che riparte”.

Tutto questo mentre Milano si appresta a ospitare le manifestazioni di Fridays for Future, dove verrà urlata la (ennesima) ultima chiamata per un cambio di rotta sempre più necessario.

  • Marco Schiaffino

    Dopo una (breve) esperienza come avvocato, nel lontano 2000 mi sono trovato quasi per caso a scrivere di Internet e nuove tecnologie, quando il Web e il digitale erano una specie di hobby per smanettoni e appassionati di fantascienza. Mentre continuavo a scrivere per la mia banda di nerd, mi dannavo per trovare il modo di passare a quello che pensavo fosse un giornalismo “più serio”. Qualche volta ce l’ho anche fatta. Poi è successa una cosa strana: quello di cui mi occupavo da anni, ha cominciato a interessare tutti. Ho smesso di dannarmi.

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L'Ambrosiano

Dio perdona; il Covid no; il SSN? «Richiami, il dottore è fuori stanza»

Ho un medico in malattia da quasi 2 anni, 5 i sostituti, attesa anche di 15 giorni per la prescrizione mail d’esami di routine; per fortuna ho un Cassa professionale e posso far fronte: la salute prima di tutto.
È l’esempio d’uno dei tanti anziani risparmiati dal Covid; ma il Servizio Sanitario fa molto per non aiutare una generazione fragile, icona d’una situazione generale grave. Grazie a Figliuolo e Draghi per
la campagna anti virus, ma Generale e scienza non hanno il vaccino che immunizzi da pericolose varianti: politica imprevidente, miope, che ama clientele più che consensi; corporativismo di gruppi medici; narcisismi regionali; interessi privati; zampini di industria farmaceutiche.

Gioiamo di: Pil a più 6; nuovi occupati; fatturato industriale a più 20; riapertura di scuole, teatri e cinema quasi al completo. Ma se PNRR e immunità di gregge (reale? efficace?) non danno una frustata alla riforma del Servizio Sanitario ogni sforzo di ripresa è vano; con costi umani e sociali, oltreché economici crescenti. I cardini su cui lavorare sono noti: assistenza primaria (medici di base, presenza
sul territorio, specialistica ambulatoriale); prevenzione e attività di consultorio; medicina del lavoro; strutture private con funzioni integrative non sostitutive delle pubbliche; incentivazione della ricerca; presidi di riabilitazione.

Lo sa chi governa a Roma e nelle Regioni, operatori pubblici e privati, i media (si legga il Corriere della Sera di lunedì 21: “La lobby che governa i medici di famiglia” di Gabanelli, Gerevini, Ravizza). Difficile capire perché tutto stagna. La Lombardia fa da vertice d’una frustrazione collettiva, che incattivisce cittadini e operatori. Dopo gli inizi fallimentari il Pirellone s’è ripreso nei vaccini (con Poste e Figliuolo), ma per diventare primo della classe come la Moratti voleva accreditarsi occorreva una legge che annullasse le riforme Formigoni (1997) e Maroni (2015) e rispettasse le disposizioni nazionali. Non c’è riuscita: Lega e Forza Italia fratelli-coltelli e l’opposizione del Pd delude. Milano? Non pervenuto. Non a causa del voto del 3. Al Sindaco devon spiegare ancora che è «autorità sanitaria locale». Può far molto, cambiar le cose, batter la Moratti. Se vuole.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    1) Guerra in Ucraina, Trump e Putin ponti a parlare. Domani la telefonata tra Cremlino e Casa Bianca che potrebbe cambiare le sorti di Kiev. (Emanuele Valenti) 2) Stati Uniti, Trump deporta oltre 200 di migranti venezuelani utilizzando una legge del 1800. (Roberto Festa) 3) L’Organizzazione degli Stati americani cambia passo. Nell’epoca degli Usa di Trump, il nuovo segretario generale è il ministro degli esteri del progressista Suriname. (Alfredo Somoza) 4) Medio Oriente. Netanyahu licenzia il capo dello Shin Bet. Proteste in Israele contro una decisione che secondo Hareetz porterà a prendere controllo totale dei servizi segreti. (Gabriele Segre - Fondazione Dan Segre) 5) Serbia, dopo la manifestazione degli oltre 100mila studenti, il presidente promette elezioni. Ma non era questa la richiesta della piazza. (Giorgio Fruscione - Ispi) 6) In Ungheria continua la repressione della comunità lgbt. Il governo Orban presenta un disegno di legge per vietare il Pride. (Massimo Congiu) 7) Spagna, la storia di Noelia. Via libera alla richiesta di eutanasia di una ragazza tetraplegica di 24 anni, dopo che la sua vicenda era stata strumentalizzata dalle associazioni ultra-cattoliche. (Giulio Maria Piantadosi)

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    Poveri ma belli di lunedì 17/03/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 17-03-2025

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    Buoni pasto da fame e rinnovo del contratto: sciopero nelle librerie Feltrinelli

    La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i buoni pasto: “Abbiamo chiesto 1,50 euro in più, non la luna, ma l’azienda ci ha detto di volerli spalmare sui prossimi tre anni”. Il caro-vita però non aspetta e insieme ad altre questioni come il premio di risultato insufficiente, i ritmi di lavoro e il clima interno hanno portato a uno stallo nelle trattative per il rinnovo del contratto e a questa giornata di sciopero nazionale. Secondo i delegati in piazza l’adesione è stata dell’80% negli store più grandi e del 70% in quelli più piccoli. Il gruppo Feltrinelli ha ribadito la sua posizione: “Siamo aperti a proseguire la negoziazione con l’obiettivo di giungere a una soluzione condivisa e sostenibile sulle questioni ancora aperte”. Oggi ci sono stati una decina di presidi in altrettante città italiane convocati da Cgil, Cisl e Uil di categoria, noi siamo stati a quello di Milano, dove la manifestazione fuori dalla Fondazione Feltrinelli in via Pasubio è diventata un corteo fino agli uffici Feltrinelli di via Quadrio. Le interviste sono di Roberto Maggioni.

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    Doppio Click di lunedì 17/03/2025

    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni settimana, dal lunedì al giovedì, approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

    Doppio Click - 17-03-2025

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    Vi presento Gabriella Sisinni e Declout! Una delle migliori soluzioni agli armadi straripanti (e alla tasche vuote!!). A naso in sù per la mostra La Pace sui Muri a cura di Nadia Tadini. Infine, il laboratorio di sartoria di Catena in Movimento al Casello San Cristoforo. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontarci una storia, scrivi a vieniconme@radiopopolare.it Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Radio Popolare Minilive - Guido Maria Grillo

    "Senza Fine" è l'ultimo disco di Guido Maria Grillo, in cui il cantautore decide di spogliarsi di ogni sovrastruttura e ripartire dalle proprie radici, personali e musicali. Quest'oggi Guido Maria Grillo è stato ospite di Jack dove, oltre all'intervista con Matteo Villaci, ha suonato anche tre brani dal vivo

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    Playground di lunedì 17/03/2025

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per 90 minuti al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 16.30.

    Playground - 17-03-2025

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    Jack di lunedì 17/03/2025

    Jack è il magazine musicale quotidiano di Radio Popolare: Matteo Villaci vi accompagna tra le ultime novità discografiche e le notizie del giorno, con approfondimenti, interviste e speciali. Senza mai dimenticare la passione per la musica dal vivo, con i nostri imperdibili minilive.

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    Musica leggerissima di lunedì 17/03/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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    Francesca Alfano Miglietti presenta "Yoko Ono. Brucia questo libro dopo averlo letto"

    "Yoko Ono. Brucia questo libro dopo averlo letto" (Shake Edizioni) di Daniele Miglietti e Francesca Alfano Miglietti "FAM" è un ritratto intenso e multidisciplinare di una delle figure più radicali dell’arte contemporanea, Yoko Ono, madrina di quel polimorfismo che è oggi caratteristica di ogni espressione artistica e controculturale. Non una semplice biografia, ma un’indagine che attraversa il pensiero, le opere e l’eredità culturale dell'artista. Riascolta l'intervista di Tiziana Ricci a Francesca Alfano Miglietti nella puntata di Cult di lunedì 17 marzo.

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