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L'Ambrosiano

Albero della dimenticanza, antifascismo, follie d’amore e libertà

Un’antica leggenda racconta d’un poeta in difficoltà con l’amata che va a coricarsi sotto l’Albero della dimenticanza sperando di rimarginare la ferita insanabile. Ma al risveglio s’accorge che il ricordo dell’amata è più vivo di prima: amava tanto la donna che s’era scordato di dimenticare. Il mito è metafora dell’Italia d’oggi. «Facile trovare motivi di preoccupazione, ma stiamo a vedere»: Liliana Segre ha risposto a Fazio che le chiedeva come guardare alla destra al governo. Sull’antifascismo nervo scoperto nell’arduo passaggio la Senatrice scampata ad Auschwitz è stata pure chiara: «Voglio sperare che ci sia ancora». Un auspicio, non una certezza. Due sono i criteri cui ispirarsi: Meloni & e C. democraticamente eletti han diritto-dovere di governare. A quelli che dissentono e che non possono non ricordare origini politiche, culturali, valoriali di molti oggi al governo e presto ai vertici dei poteri collegati tocca vigilare con preoccupata lucidità sulle scelte che saran fatte. Sarà d’obbligo accompagnare la vigilanza con salutare autocritica e reinvenzione dell’antifascismo. Andrà scrostata l’ossidazione non vista a lungo sui principi fondanti la Costituzione repubblicana nata dalla Lotta di Liberazione: omissioni, atti mancati, tradimenti. Un esempio. Ai cattolici orfani della Dc Martini raccomandò di fare come gli Ebrei: liberatisi dalla schiavitù dell’Egitto attraversarono il deserto per cercare la Terra Promessa. Alcuni seguirono il consiglio: scelsero cultura e servizio civico; altri contribuirono a Ulivo e poi Pd (ma la Chiesa ruiniana li delegittimò); molti salirono scranni e strapuntini tra le nipotine di Mubarak. Ci vorranno fantasia, immaginazione, rischio, coraggio, spirito di servizio, senso di istituzioni e bene comune. Purtroppo tali virtù latitano se si guarda alle opposizioni: non faremo sconti, saremo intransigenti. Il pugile suonato dal ko sa però che per la rivincita deve lavorare sodo. Ci aspetta il voto per Lombardia e Lazio. L’Albero della dimenticanza misura l’amore per libertà e democrazia: siam condannati a non dimenticare che non si conquistano una volta per tutte. Se ne siam proprio, davvero innamorati: quasi una follia!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Tra Buddha e Jimi Hendrix

Lsd, misticismo ed elevati stati di coscienza: La storia di Ram Dass, il professore di Harvard che divenne l’eroe illuminato della controcultura americana

Anche in Italia è finalmente uscito un libro che è un piccolo miracolo, uno di quei testi potenti che quando arrivano diventano testimonianze imprescindibili per capire epoche e pezzi di storia altrimenti insondabili. È il caso di “Essere Ram Dass” (qui da noi pubblicato da Edizioni Il Punto d’Incontro), l’autobiografia postuma – l’autore ci ha lasciato un paio d’anni fa – di una delle voci spirituali più autentiche e significative degli ultimi 50 anni.
Iniziamo col dire che Ram Dass – nato nel 1931 in un agitatissima famiglia ebreo-americana col nome di Richard Alpert- nella vita è stato molte cose: un professore di psicologia a Harvard che faceva esperimenti psichedelici insieme al celebre Dr Timothy Leary e ai suoi studenti per capire i segreti della coscienza; il vice-direttore della compagnia ferroviaria gestita dal padre, che era un manager così influente da invitare a cena gente tipo Albert Einstein e altre celebrità dell’epoca. Ma Richard è stato anche un omosessuale in anni in cui questa scelta equivaleva ad avere tatuata una lettera scarlatta sulla fonte; il seguace di uno stranissimo mistico indiano; un autore di best seller spirituali; un vecchio costretto sulla sedia a rotelle dalla malattia; e infine un’icona di quell’amore che non conosce sponde né confini.
Tutta questa vita viene raccontata nelle oltre 500 pagine del libro, che non è solo la biografia di un essere illuminato ma anche un fiume narrativo che scorre attraverso la controcultura americana dei sessanta e dei settanta, per poi toccare l’esplosione della New Age e tutto ciò che questo ha portato, fino ai giorni nostri.
La cosa miracolosa è che Ram Dass – coadiuvato nella scrittura da Rameshwar Dass, amico e stretto collaboratore di una vita – riesce a farlo con uno stile narrativo che odora di beat, spontaneo, serrato e brutalmente onesto anche nel raccontare miserie, conflitti interiori e cadute dell’autore stesso nella sua lunga e tortuosa strada verso la piena consapevolezza. Nel testo via via si susseguono presenze iconiche – amici come Allen Ginsberg, Alan Watts, i Gratefull Dead, Bob Thurman, George Harrison e molti altri – e racconti epici come nella migliore tradizione delle grandi storie dei mistici indiani, a partire da “Autobiografia di uno Yogi di Yogananda, ma raccontate col piglio dei grandi narratori americani.
Un libro speciale. Una storia speciale. Segreti, illuminazioni e magie di un’epoca in cui alcuni suoi figli hanno davvero provato a brillare di luce propria, seguendo i bizzarri insegnamenti di uno strano guru indiano perennemente avvolto in una coperta a quadri: Neem Karoli Baba, per tutti Maharaji. Sarà questo goffo e attempato signore, dagli occhi profondi come una fossa oceanica e una shanti capace di stordire, a trasformare Richard Alpert – professore di Harvard in eterno conflitto interiore che attraverso gli acidi e una vita a mille all’ora sta cercando un proprio posto nel mondo – in Ram Dass, il maestro spirituale che nei successivi 40 anni illuminerà la vita di molti, diventando una figura di riferimento per chi ricerca nuovi livelli di consapevolezza e un amore per tutto e tutti che vada oltre ogni umana comprensione.

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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Mia cara Olympe

Meloni e la scommessa dell’egemonia

Ormai sapete tutto. Della ‘sottoscritta’ in primis, della sua grinta, dei due ridotti a valletti con sorriso appiccicato, e poi, a scendere, di tutti i suoi sodali. Del passato archiviato nel movimento liberazione della donna e del presente di Eugenia Roccella cui è ora affidata l’italica natalità, per esempio: e non perché qui si sottovaluti la questione demografica (e il desiderio di maternità che, ci dicono i numeri, resta in parte inevaso) ma perché è micidiale impaginarla così e pretestuoso connetterla con l’interruzione di gravidanza che, ancora i numeri, è in calo costante dal momento in cui ha visto la luce la bistrattatissima legge 194, alla quale promettiamo mobilitazione eterna. Del fatto poi che si sia archiviata la transizione ecologica, come se questo paese, potesse, per bacchetta magica destrorsa, eluderne la necessità e obliare il ritardo. Del merito, legato all’istruzione, avete letto e riletto: quel che vorrebbe essere un proclama a voce spiegata è in realtà una parola così carica di ambiguità da restarne sopraffatta e svuotata. Della disabilità e di un apposito ministero anche: che ci fosse bisogno di maggiore attenzione nulla quaestio, ma che avvenga rinchiudendo, settorializzando e non includendo, moltissimi dubbi. La sovranità alimentare, poi, ha scatenato il web progressista che ha pensato a verze e salsicce nostrane versus kebab, in realtà in gran parte ignorando trattasi di propositi Fao e di parola d’ordine delle comunità campesine: fatta ammenda, resta l’interrogativo legittimo su dove si andrà a parare… Il mare e il sud detta così sarebbe cosa cara al nostro cuore se non si temesse, con molti buoni motivi, che lì si può annidare il peggio per respingere chi dal mare cerca di arrivare, perdipiù in competizione con il ministero salviniano che vorrebbe tenersi stretta la nobile mission. E si potrebbe continuare con le biografie dei molti ministri e delle poche ministre (avendo la sottoscritta sfondato per prima il tetto di cristallo, non c’è bisogno d’altro, avranno pensato): alcune e alcuni purtroppo arcinoti, da Salvini a Santanchè, ma poi alcune figure che, a nominarle in elenco, siamo in sempre aperto teatro e che valuteremo  doverosamente alla prova dei fatti: si avanza il cognato, segue il commercialista che dovrà occuparsi di un problemino come l’energia. Sapete già tutto e molto di più di quanto brevemente qui si è riassunto del governo di Giorgia Meloni, si certo, la ‘prima’, ma qui sul punto abbiamo già detto.

Solo un consiglio a tutti noi una volta che avremo esaurito ironie e battute. La natalità, il merito, il mare, la nazione, la sicurezza e via elencando dal nuovo vocabolario della destra sono lì a significare una cosa sola: che si fa sul serio e che in gioco c’è molto, moltissimo. Nell’era di Giorgia Meloni non solo si archivia nella soffitta del passato e dell’insignificanza il paradigma antifascista, ma si punta in alto, alla cultura diffusa del paese. È il bersaglio grosso: tu chiamala se vuoi egemonia.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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La scuola non serve a nulla

ELENCO DEI MINISTRI DEL GOVERNO MELONI

Ministro della DIFESA della razza: Guido Crosetto

AGRICOLTURA E SOVRANITÀ ALIMENTARE con delega alla battaglia del grano: Francesco Lollobrigida

RIFORME e “…ANCHE COSE BUONE”: Elisabetta Casellati

AFFARI REGIONALI, AUTONOMIE E RAPPORTI COI PODESTÀ: Roberto Calderoli

Ministro della GIUSTIZIA e Tribunali Speciali: Carlo Nordio

INFRASTRUTTURE, TRENI IN ORARIO E VICEPREMIER (e “vicepremier” non è una carica, è proprio un altro ministero creato apposta per lui, così sta zitto): Matteo Salvini

Ministro dell’ECONOMIA AUTARCHICA e delle Corporazioni: Giancarlo Giorgetti

Ministro ESTERI e dissidenti al confino (che tanto prima c’era Giggino, quindi anche un posacenere è mejo): Antonio Tajani

Ministro INTERNO con delega a colonie e posti al sole: Matteo Piantedosi

IMPRESE E MADE IN ITALY (EX SVILUPPO ECONOMICO: sì, abbiamo cambiato nome per una ancor più decisa esaltazione dell’italianità che… eh, ma allora, che cazzo, ragazzi! Le basi proprio… allora doveva essere “Ministero del Fatto in Italia”! Va be’, va… ormai lasciamolo così): Adolfo Urso

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA (questa lo capiamo dopo che vor di’… ma dovrebbe essere ‘na cosa che c’entra cor gas): Paolo Zangrillo

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, PALUDI PONTINE O MINISTERO EQUIPOLLENTE AL PRECEDENTE (nel dubbio ce lo giochiamo a pari e dispari): Gilberto Pichetto Fratin

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO (che va be’, basterebbe telefonarsi… ma uno che parla coll’aula sorda e grigia, bivacco di manipoli lo teniamo): Luca Ciriani

UNIVERSITÀ E RICERCAAhhahahhaahaha!: Anna Maria Bernini

LAVORO POLITICHE SOCIALI, ASSEGNI e PENSIONI ISTITUITE IN PRECEDENZA DA ALTRI, MA CHE POI DIREMO DI AVERLE FATTE NOI: Marina Calderone

MINCULP … cioè BENI CULTURALI: Gennaro Sangiuliano

(DIO, PATRIA e) FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ (Il Ministero “Pari opportunità” per la donna, accorpato a “Famiglia” e “Natalità”: oh, dai, se non è un capolavoro questo!): Eugenia Roccella

DISABILITÀ e devianze: Alessandra Locatelli

SPORT, GIOVANI, PRIMAVERE DI BELLEZZA e CALCIO BALILLA: Andrea Abodi

SALUTE e NOTTI MAGICHE: Orazio Schillaci

ISTRUZIONE E MERITO (non come quelli di prima, che gli studenti che non facevano una mazza ricevevano un botto di premi): Giuseppe Valditara

TURISMO (e chi meglio di lei: “venite a Courmaaa!!!”): Daniela Santanchè

AFFARI EUROPEI e rapporti con le democrazie plutocratiche: Raffaele Fitto

MARE E MEZZOGIORNO (che “BASTA CHE CE STA ‘U SUL, A PIZZA, E PESCATOR, A PUMMAROLA ‘NGOPP’ A POSILLIPO E CCA SIMO TUTTI TERRONI” pareva brutto): Nello Musumeci

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Meloni Giorgia.
Donna, madre, cristiana, italiana.
Purtroppo.

#GovernoMeloni #ministri #governo #Meloni

  • Antonello Taurino

    Docente, attore, comico, formatore: in confronto a lui, Don Chisciotte è uno pratico. Nato a Lecce, laurea in Lettere e diploma in Conservatorio, nel 2005 si trasferisce a Milano. Consegue il Diploma di attore nel Master triennale SAT 2005-2008 del M° J. Alschitz e partecipa a Zelig dal 2003 al 2019. Si esibisce anche inglese all’estero con il suo spettacolo di Stand-up, Comedian. Attualmente è in tournèe con i suoi spettacoli (non tutti la stessa sera): Miles Gloriosus (2011), Trovata una Sega! (2014), La Scuola non serve a nulla (2016) e Sono bravo con la lingua (2020). La mattina si diverte ancora tanto ad insegnare alle Medie. Non prende mai gli ascensori.

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L'Ambrosiano

I poveri «adesso, non domani». Sennò: cin cin con vodka e lambrusco

«Io non ho mai contato i poveri, perché non si possono contare; i poveri si abbracciano, non si contano». Lo scriveva don Primo Mazzolari nel 1949 su Adesso. «Adesso, non domani – era il motto del quindicinale da lui fondato, ndr – All’infuori del caso che domani un altro possa far meglio ciò che io non so fare … rimandare a domani è neghittosità e vigliaccheria. Adesso è un atto di coraggio. Un uomo d’onore non lascia agli altri la pesante eredità dei suoi adesso traditi». Invece dopo 70 anni siam qui a contarli i poveri. Quasi 6 milioni (il 10 per cento degli italiani) sono in povertà assoluta dice la Caritas; per 15 milioni il grado di indigenza è “medio”: stan per scivolare in basso. C’è stata la crisi: Covid prima e poi aggressione di Putin all’Ucraina, diplomazie impotenti. Quell’«Adesso, non domani» urge. Gli «adesso traditi», le «pesanti eredità», «neghittosità e vigliaccheria» sono ombre inquietanti sul Paese. Don Mazzolari (1890-1959) prete e partigiano fu profeta della modernità, non capito e osteggiato. Lo riscattò papa Giovanni chiamandolo: “Tromba dello Spirito Santo in Val Padana” (quella dei lavoratori della Bassa, non dell’autonomia differenziata con cui la Lega farà aumentare disuguaglianze e ingiustizie). Numeri della Caritas e abbracci di Mazzolari congiunti sono la sfida che può forse liberare il Paese ostaggio di psicodrammi berlusconiani, Salvini pro Putin, ambiguità delle destre. La denuncia drammatica della Caritas investe chi doveva essere interlocutore naturale di quei poveri (a cominciare dal Pd) e non ha colto umanamente il grido dei bisognosi né ha operato politicamente. La povertà non è fatalità o destino ma conseguenza di scelte e di ignavie personali (egoismi) e collettive (democrazia non partecipata). Ma nulla è perduto. Bisogna però lasciarsi educare ed evangelizzare dai poveri. Cambiar mentalità, stili di vita, creare fratellanza. Mazzolari «aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro», persino Montini fece autocritica. E la sinistra? Tocca a lei cambiare, allungare il passo. Gli interessi aspettano solo incoerenze, inerzie, passi incerti, impacciati, obliqui per brindare con vodka e lambrusco a Putin.

  • Marco Garzonio

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    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

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    Banlieau e rivolta le due parole più usate per descrivere cosa successo nelle notti di domenica e lunedì nel quartiere Corvetto, noi ve lo raccontiamo con il reportage di Roberto Maggioni e le voci degli amici di Ramy Elgaml e degli abitanti della zona. Camille Eid giornalista e docente all’Un. Cattolica, collaboratore di Avvenire, ci racconta la tregua dal punto di vista libanese. Maria Grazia Gabrielli della segreteria nazionale Cgil, invece, il tavolo con il ministro Salvini e lo scontro sul diritto di sciopero.

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