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L'Ambrosiano

Moro potrebbe non esser morto invano

Maggio 1978/settembre 2022. Esterno notte di Bellocchio mette a confronto ciò che eravamo e che siamo: ruolo civile dell’arte! Nel giorno del ritrovamento del cadavere del leader Dc ucciso dalle Br si consumò la fine dell’Italia nata dalla Resistenza. Le culture politiche che avevano sconfitto il nazifascismo e dato vita a democrazia e Costituzione non erano riuscite a salvare Moro. Ora nelle urne ha vinto la destra: il cerchio è chiuso, s’apre un’era. 44 anni fa l’asse pro “fermezza” aveva battuto quella della trattativa; dentro partiti e apparati dello Stato e nelle Br avevano prevalso i muscoli sulla ragione, le simmetrie. Oggi governa una maggioranza con chiara ideologia e coi numeri la vuole imporre: questioni identitarie (nazione, religione, modelli familiari, devianze, storia riscritta); libertà contingentate; presidenzialismo. Molti c’han votato a destra non sanno: bambini o non nati quando in Italia sfumò la possibile catarsi; «Liberare Moro sarebbe rivoluzionario», recita un Br nel film; il Presidente Dc tornato vivo e con quel che aveva scritto dalla prigione avrebbe lasciato il partito, aprendo di fatto una fase imprevista di alleanze han detto molti. In 44 anni partiti (e cultura) han rimosso tanto, non son stati capaci di reggere tragedia ed esiti, assumersi le responsabilità d’un cambiamento (tipo alternanza, di Moro): si son appiattiti, corrotti, sfilacciati, dissolti, rimpiazzati da entità che sono ombre o caricature dei partiti della Prima Repubblica; o son sopravvissuti a sé stessi (il Pd ko stenta a fare un Congresso). Il partito della Meloni, 44 anni fa fuori dai giochi, s’è mantenuto a galla. Forse per questo ha vinto. Costituzione e democrazia han però in sé il seme per rialzarsi dopo ogni caduta, risorgere, cambiare. È il germe della passione politica che nelle crisi s’organizza, ascolta, dibatte, ha coraggio e idee, mobilita coscienze su umanità, giustizia, libertà, civismo, solidarietà, sogni, con battaglie conquista autorevolezza e credibilità, compete a testa alta con chi invece edifica muri, scarta fragili e diversi, ostenta “fermezza” (corsi e ricorsi: la bandiera di Piantedosi contro le Ong al Senato!), difende solo interessi di parte, statu quo. Moro potrebbe non esser morto invano, volendo.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Mia cara Olympe

Mai sottovalutare le donne: lezioni ed elezioni americane

Mai sottovalutare le donne. E ricordare questo nome: Catherine Cortez Masto, prima senatrice latina, rieletta in Nevada, che ha portato i seggi democratici a 50 contro i 49 repubblicani (resta in ballottaggio la decisiva Georgia) e ha fatto definitivamente a pezzettini l’ipotesi dell’onda rossa sulle elezioni di mid term negli Stati Uniti.

E invece no, non è stata vittoria repubblicana, tutt’altro, e molto si deve dire grazie alle donne – elette ed elettrici – e ad una mobilitazione a viso aperto sul tema dell’aborto. Il tweet fissato sul profilo di Cortez Masto recita: “I repubblicani del Senato hanno appena bloccato il mio disegno di legge per proteggere le donne che viaggiano per cure riproduttive e coloro che le aiutano. Vogliono consentire ai legislatori statali di superare i confini statali per punire e controllare le donne. È assolutamente scandaloso. Non smetterò di lottare per la libertà delle donne”. Lo ha scritto, la senatrice, il 14 luglio, dopo la sentenza della Corte suprema a maggioranza trumpiana  che ha cancellato il diritto d’aborto che era legge dal 1973 e aperto la strada a limitazioni progressive e feroci negli stati a maggioranza repubblicana. Se andate a spulciare sul sito della sua campagna elettorale è altrettanto netta: tra i motivi per cui si ricandida Cortez Masto indica la lotta per l’aborto libero e legale in Nevada e nell’intero paese: “I diritti riproduttivi delle donne non sono mai stati così sotto attacco… Mi rifiuto di stare ferma mentre i politici di destra lavorano per portare indietro le lancette”.

No pasaran, dice il voto americano e se n’è avuta anche chiara indicazione dai cinque referendum in altrettanti Stati che vertevano in differenti modi sull’interruzione di gravidanza; in California, Michigan,Vermont, Kentucky e Montana è stato il fronte pro choice a incassare la vittoria. Nelle ultime settimane di una campagna aspra in cui Biden ha insistito fosse in gioco la stessa essenza della democrazia, il tema dell’aborto sembrava, nei sondaggi, declinare d’importanza rispetto ad economia e inflazione: si è confermato invece questione centrale per l’elettorato, capace di scombinare gli schieramenti tradizionali e  dunque vera buccia di banana per i repubblicani  e soprattutto per i più oltranzisti e trumpiani tra i loro candidati che dalle urne sono usciti sconfitti.

È una lezione quella che viene dalle elezioni di mid term e sarà il caso di leggerla anche da qui: e non solo per ciò che manda a dire a chi, nella destra, insiste su una lettura ‘oscura’ dell’interruzione di gravidanza e su una serpeggiante colpevolizzazione di chi la decide. È una lezione di politica per il fronte progressista nostrano che attraversa il limbo di una lunga crisi d’identità: si sceglie da che parte stare, in questo caso dalla parte dei diritti e dell’autodeterminazione delle donne visti come parte imprescindibile della democrazia e della libertà, e lo si rivendica senza timidezze o timori. Piacerebbe accadesse anche qui, sull’aborto e non solo, anche qui le donne (e non solo) lo aspettano.

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Appunti sulla mondialità

Il cambiamento climatico vale più di una zuppa

Un atto clamoroso deve, per definizione, suscitare clamore. Nell’odierna società mediatica, attivisti di diverse tendenze hanno spesso preso di mira obiettivi sensibili più per conquistare spazio sui mezzi d’informazione che per le ricadute concrete dei loro gesti a vantaggio della causa sostenuta.

Il jihadismo radicale, quando stava scomparendo dai media internazionali, escogitò la tecnica criminale di colpire i turisti occidentali, ben sapendo che in quel modo avrebbe fatto parlare di sé. Sul Mar Rosso, lungo il Nilo, a Bali, in Tunisia sono stati centinaia i turisti trucidati da gruppi terroristici che puntavano a diffondere le loro folli idee comparendo nelle trasmissioni televisive di tutto il mondo. Dal punto di vista della sicurezza la reazione è stata fulminea. Nei Paesi a rischio, i distretti turistici sono stati chiusi in una morsa militare. Laddove ciò era impossibile – ad esempio in Francia o Belgio, colpiti da attentati indiscriminati contro i passanti – a riportare una relativa sicurezza sono stati da una parte l’intelligence e dall’altra l’indebolimento dei mandanti. Da quando non prende più di mira l’Occidente o gli occidentali nel mondo, il jihadismo armato è, di fatto, nuovamente scomparso dagli schermi.

Negli ultimi anni la strada del gesto clamoroso è stata percorsa anche da alcuni movimenti ambientalisti. Nulla a che vedere col terrorismo, è ovvio, né nei mezzi né nella causa, che è sicuramente nobile. Ma le tecniche, per quanto pacifiche, seguono lo stesso copione: colpire in modo da bucare lo schermo e far parlare di sé. Il lancio di zuppe e altre cibarie contro i quadri di artisti famosi e i blocchi stradali di Last Generation sono oggi in primo piano. Dal punto di vista della sicurezza, i musei poco potranno fare oltre a proteggere con vetri infrangibili le opere d’arte; e lo stesso vale per la polizia stradale. Ma dal punto di vista degli attivisti, quali sono i risultati ottenuti? Di sicuro, non che i media si occupino di più delle gigantesche mancanze della politica nella risposta al cambiamento climatico. Il cittadino che assiste di persona alle azioni nei musei è inorridito, quello che è vittima dei blocchi stradali esasperato, e chi guarda in televisione ne condivide i sentimenti.

Il salto di qualità, si fa per dire, rispetto alla protesta di Greta Thunberg, che manifestava in silenzio davanti al Parlamento svedese, è notevole. Si è passati da una lotta che suscitava interrogativi in chi ne veniva a conoscenza, avvicinava una generazione alle questioni ambientali e smuoveva la coscienza sporca della politica, alla simulazione del vandalismo.

Il crescendo di azioni di guerriglia culturale e l’idea di fare pagare ai pendolari le colpe dell’umanità sta andando a detrimento della causa che si vuole promuovere. Manifestare davanti alle trivelle o sotto la sede di una compagnia petrolifera non ha la stessa eco mediatica dell’imbrattare un’opera di Van Gogh. Ma nel primo caso il gesto potrebbe generare condivisione e far riflettere, nel secondo finisce con il generare solo rifiuto. Quando si blocca una tangenziale all’ora di punta, le reazioni sono di indignazione e talvolta rasentano la violenza, perché si fa pagare un prezzo non al sistema bensì al singolo lavoratore, al pendolare che già quotidianamente sta in coda nel traffico.

Su questo dovrebbero riflettere i giovani aderenti ai movimenti che spettacolarizzano la battaglia per l’ambiente. Quando una modalità di lotta va a discapito di altre persone o colpisce i simboli di una cultura, quella lotta è perdente in partenza. E chi si batte sul campo contro i guasti del cambiamento climatico, contro il land grabbing, contro lo strapotere delle lobby energetiche non merita di finire nel pentolone della prossima zuppa che sarà lanciata contro un quadro.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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L'Ambrosiano

Forza della fragilità e “bonus psicologo” per Ministri

«Come il vetro, l’essere umano è fragile. L’estrema nostra esposizione alla precarietà e contingenza dell’esistenza è evidente nell’evento stesso del nascere, ma è importante riconoscere e mostrare come nella fragilità stia la forza intrinseca della vita umana». Dedico le parole di Simone Weil (è nata anche da donne come lei l’Europa di oggi) ai ministri Crosetto, Piantedosi, Salvini. Possono aiutarli dopo il decreto anti Ong. L’obbligo di soccorrere i migranti secondo leggi del mare e diritto internazionale dev’essere sfuggito ai Ministri: capita che quando s‘è presi da frenesia social i muscoli non sian connessi con pensiero e cuore. Il loro immaginare formule in perfetto lessico da burosauri, tipo “sbarchi selettivi” (“tu scendi, tu no”, pratica nota in contesti che memoria storica consiglierebbe neanche di evocare!) e “carichi residui” (per indicare persone “scartate” da medici ministeriali da spedire nei lager libici attivi come la guardia costiera di quel Paese grazie al denaro del contribuente italiano) hanno svolto un inatteso servizio (gliene siamo grati): hanno aperto gli occhi a Italia e Europa sulla visione umanista, cristiana, europeista, atlantista del Governo Meloni-Salvini che, parola di Giorgia, ha ricevuto dagli elettori il mandato di «difendere i confini dell’Italia». A Palazzo Chigi devono aver assodato che son proprio i disperati in fuga da povertà, guerre, violenze a importare nel nostro Paese mali quali: debito pubblico, inflazione, giovani laureati che cercano all’estero un futuro che non dà l’Italia, corruzione, infiltrazioni della criminalità organizzata, burocrazia, denatalità, ambiente non tutelato. Eugenio Borgna ha scritto della fragilità: «Cosa sarebbe la condition humaine stralciata dalla fragilità e dalla sensibilità, dalla debolezza e dalla instabilità, dalla vulnerabilità e dalla finitudine, e insieme dalla nostalgia e dall’ansia di un infinito anelato e mai raggiunto?». Propongo una colletta per donare ai membri del Governo il libro di Borgna. Se trovan tempo di leggerlo forse li insemina il dubbio «di non essere riconosciuti nelle nostre insicurezze e nel nostro bisogno di ascolto e di aiuto». Se andassero in crisi il “bonus psicologo” vale anche per loro.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Tra Buddha e Jimi Hendrix

L’ultimo viaggio di Alfio Scandurra, l’ex rugbista che sussurrava agli asini

Qualche giorno fa ci ha lasciato un caro amico che non ho mai incontrato. Ne ho tanti di amici così, persone con le quali non ho avuto il piacere di interagire ma che – con il loro lavoro, la loro opera, il loro esempio – mi hanno ispirato e ho sentito vicine. Li chiamo amici perché, ne sono certissimo, se mai li incontrassi di persona finiremmo a parlare e parlare, occhi negli occhi fino al termine della notte, condividendo vita e “alzando in alto i cuori”. Ecco, quest’ultima frase apparteneva proprio a uno di questi amici speciali: Alfio Scandurra.
Ex capitano della gloriosa Pordenone rugby, da diversi anni Alfio si era ritirato a vivere nei boschi, organizzando trekking nella “steppa friulana” insieme al suo migliore amico Fiocco, che non era un montanaro rubicondo che beveva acquavite nelle taverne cantando canzoni degli alpini, ma un meraviglioso asino. Già, un asinello, con cui Alfio aveva sviluppato un rapporto bellissimo e profondo, magistralmente raccontato nel suo libro “Di asini e di boschi – il mio ritorno al selvatico”.
Da anni, Alfio aveva scelto una vita diversa, più lenta, a passo d’uomo e in simbiosi con la natura, una vita in cui si riconosceva pienamente. E per quella natura tanto amata si spendeva senza risparmiarsi, collaborando attivamente con tante associazioni di tutela, tanto dei boschi quanto degli animali, a partire proprio da quel Rifugio degli Asinelli ONLUS, a cui ha chiesto di fare donazioni invece che spenderli per telegrammi o fiori sulla sua tomba.
“Cos’è che mi spinge a tornare alla natura in maniera spartana?” scriveva Alfio nel suo libro “perché questo bisogno quasi fisico di perdermi tra praterie e boschi? Perché, dopo giorni di cammino, ancora mi emoziona guardare Fiocco al mio fianco? Ci ho pensato spesso e penso che sia dovuto al mio desiderio profondo di libertà e pace… in una società basata sul consumo, sulla velocità del tutto e subito, sull’arrivismo del cane mangia cane io non mi ci trovo.
Purtroppo non ne sono immune neanche io, la mia è una ricerca, ma so qual è il mio sentiero per la felicità. Allora esco, parto con poche cose essenziali perché avere troppo è spesso un pesante fardello, parto con il mio Fiocco che spesso è stato mio maestro e camminando con lui la mia mente viaggia fuori dalla dimensione e dal tempo.
Quando la sera mi fermo, Fiocco è sistemato per la notte e con cura seguo il fuoco, un senso di pace mi pervade e il mio essere di inguaribile sognatore prende il sopravvento.
Libertà….parola bellissima anche se spesso abusata.
La mia libertà l’ho trovata nel cammino spartano che sa di infinito, accompagnato dal passo lento e cadenzato di un asino”.
Alfio lascia tre figli, una compagna, l’amato Fiocco e tante persone che gli hanno voluto bene. Se ne va dopo un anno di coraggiosa e silenziosa lotta contro un male infimo e terribile, entrato dentro di lui come un ladro nella notte.
Aveva 52 anni, ne dimostrava 10 di meno ma la sua anima era profonda e antica. Un’anima grande.
Buon viaggio caro amico che non ho avuto il piacere di incontrare

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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    In onda dal 2001, Prospettive Musicali esplora espressioni musicali poco rappresentate. Non è un programma di genere, non è un programma di novità discografiche, non è un programma di classici dell’underground, non è un programma di gruppi emergenti. Ma è un po’ tutte queste cose mischiate insieme dal gusto personale dei conduttori. Ad alternarsi in onda e alla scelta delle musiche sono Gigi Longo e Fabio Barbieri, con un’incursione annuale di Alessandro Achilli che è stato uno storico conduttore del programma.

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    “La sacca del diavolo. Settimanale radiodiffuso di musica, musica acustica, musica etnica, musica tradizionale popolare, di cultura popolare, dai paesi e dai popoli del mondo, prodotto e condotto in studio dal vostro bacicin…” Comincia così, praticamente da quando esiste Radio Popolare, la trasmissione di Giancarlo Nostrini. Ascoltare per credere. Ogni domenica dalle 21.30 alle 22.30.

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    "Bohmenica In", curata da Gianpiero Kesten e co-condotta da Zeina Ayache, Gaia Grassi, Astrid Serughetti e Clarice Trombella, con ospite fisso Andrea Bellati, colonizza la domenica su Radio Popolare. Tra curiosità scientifiche e esistenziali, la squadra porta contributi settimanali come una famiglia allargata, condividendo idee e buon umore dalle 19.45 alle 21.00. La missione è divulgativa e d'infotainment, in uno spirito di condivisione e riflessione tipico della domenica.

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    I documentari e le docu-serie sono diventati argomento di discussione online e offline: sesso, yoga, guru, crimine, storie di ordinaria follia o di pura umanità. In ogni puntata DOC ne sceglierà uno per indagare e approfondire, anche dopo i titoli di coda, tematiche sempre più attuali, spesso inesplorate ma di grande rilevanza socio-culturale. E, tranquilli, no spoiler! A cura di Roberta Lippi e Francesca Scherini In onda domenica dalle 18 alle 18.30

    DOC – Tratti da una storia vera - 19-01-2025

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    A cura di Elena Mordiglia. Nella città frenetica, in quello che non sempre sembra un paese delle meraviglie, ci sono persone da raccontare e da ascoltare. Quale lavoro fanno? Come arrivano alla fine del mese? Quale rapporto hanno con la città in cui vivono? Registratore alla mano e scarpe buone, queste storie ve le racconteremo.

    Alice, chiacchiere in città - 19-01-2025

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    Che cos’hanno in comune gli Area e i cartoni giapponesi? Quali sono i vinili più rari al mondo? Giunta alla stagione numero 16, Bollicine ogni settimana racconta la musica attraverso le sue storie e le voci dei suoi protagonisti: in ogni puntata un filo rosso a cui sono legate una decina di canzoni, con un occhio di riguardo per la musica italiana. Come sempre, tutte le playlist si trovano sul celeberrimo Bolliblog.com. A cura di Francesco Tragni e Marco Carini

    Bollicine - 19-01-2025

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    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

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    Giocare col fuoco: storie, canzoni, poesie di e con Fabrizio Coppola Un contenitore di musica e letteratura senza alcuna preclusione di genere, né musicale né letterario. Ci muoveremo seguendo i percorsi segreti che legano le opere l’una all’altra, come a unire una serie di puntini immaginari su una mappa del tesoro. Memoir e saggi, fiction e non fiction, poesia (moltissima poesia), musica classica, folk, pop e r’n’r, mescolati insieme per provare a rimettere a fuoco la centralità dell’esperienza umana e del racconto che siamo in grado di farne.

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    La tregua a Gaza è cominciata ufficialmente

    È cominciata con qualche ora di ritardo sulla tabella di marcia la tregua a Gaza, dopo che Hamas ha consegnato la lista con i nomi dei primi ostaggi che saranno liberati. Fino all'ultimo momento l'esercito israeliano ha bombardato la Striscia, provocando numerose vittime. Nel giornale radio delle 13 del 19 gennaio abbiamo raccolto la testimonianza di Sami, cittadino palestinese testimone diretto da Gaza e le osservazioni di Chawki Senouci sulle notizie pubblicate nelle ultime ore sui social network.

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    La Pillola va giù di domenica 19/01/2025

    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese in questo momento di emergenza, cercando di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

    La Pillola va giù - 19-01-2025

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