Programmi

blog

La nave di Penelope

Scuola, Finlandia e la presunzione dei genitori

Sul caso della madre finlandese che ha ritirato i figli da scuola in Sicilia ritenendo il nostro sistema inadeguato si è letto di tutto. Il dibattito spesso non ha superato il livello discussione da bar. Si è tradotto in una guerra tra chi si è schierato contro la mamma scandinava sostenendo che il nostro sia il migliore dei sistemi scolastici possibili e che il loro non possa reggere il confronto e chi, invece, le ha dato ragione. Il discorso è, come sempre, molto più complesso. Ci sono punti di forza e di debolezza in entrambi i sistemi scolastici.

Di certo non si può negare l’altissima qualità del sistema del paese scandinavo: secondo gli ultimi dati Pisa – l’indice dell’Ocse che esamina la misura in cui gli studenti hanno acquisito alcune delle conoscenze e delle competenze essenziali per una piena partecipazione alle società moderne -, aggiornati al 2018, la Finlandia si classifica seconda in Europa, dopo l’Estonia. L’Italia è decine di posizioni più in basso.

Del resto l’investimento pubblico della Finlandia sull’istruzione è molto alto e questo porta ad avere anche strumenti che permettono una maggiore innovazione. Uno dei loro punti di forza è senz’altro la valorizzazione dei talenti individuali, tema su cui da noi c’è ancora molto da lavorare.

Ma ai tanti detrattori della scuola italiana, vorrei ricordare che, al di là di un sistema senz’altro migliorabile, non tutte le scuole sono uguali. Ognuna, nella sua autonomia può valutare di applicare diversi metodi didattici. E ci sono scuole all’avanguardia anche qui. Alcuni istituti, tra l’altro, vantano sperimentazioni molto apprezzate e che le portano ad essere considerate d’eccellenza (come quelle che applicano il metodo Pizzigoni o il Montessori).

C’è da dire anche che, nonostante le poche risorse, in molti casi, anche negli istituti più tradizionali, si può contare sul lavoro di ottimi professionisti che si impegnano a portare ampie ventate di novità con i pochi mezzi a disposizione e scuole che portano avanti progetti avvenieristici partecipando a bandi europei per colmare il vuoto di investimenti statali. Come quegli istituti tecnici di periferia che, ben prima del Covid e della Dad, e senza aiuti dal ministero, sono riuscite a ottenere fondi da Bruxelles per cablare l’istituto e dotarsi di device digitali di ultima generazione. O istituti comprensivi (quindi scuole elementari e medie) che sono riusciti ad attrezzare laboratori di robotica per i più piccoli.

Di sicuro, la mamma finlandese ha fatto una scelta leggera nello spostare la famiglia in un altro luogo d’Europa per poi iscrivere i figli in scuole a caso, che non soddisfano le sue aspettative, all’interno di un sistema scolastico che disapprova. Gli strumenti per informarsi sui progetti e su quale siano le caratteristiche delle scuole non mancano: gruppi social di mamme, open day, sito dell’istituto ecc. E almeno una ricerca online per capire come è strutturata in generale la scuola italiana forse si poteva fare. Spero che almeno sulla Spagna, dove ha annunciato che porterà la sua famiglia, si sia preparata.

A un’usanza comune nel nostro paese però si può dire che si è adeguata in fretta: alla presunzione di certi genitori di dover dire la loro sui metodi didattici (addirittura passando dai media e dopo un’esperienza di soli due mesi), denigrando e minando l’autorità degli insegnanti e sminuendo la loro professionalità.

  • Claudia Zanella

    Sono nata a Milano nel 1987. Ma è più il tempo che ho passato in viaggio, che all’ombra della Madonnina. Sono laureata in Filosofia e ho sempre una citazione di Nietzsche nel taschino. Mi piacciono tante cose ma, se devo scegliere tra le mie passioni quali sono quelle che più parlano di me, direi: la Spagna, il rock e il giornalismo. Dopo averci vissuto, Madrid è la mia città d’elezione; il rock scandisce il mio ritmo di vita e venero le mie chitarre come oggetti magici; infine, fare la giornalista soddisfa il mio impulso alla Jessica Fletcher di voler sempre vedere chiaro e poi raccontare. Ho lavorato per cinque anni per La Repubblica, come cronista e responsabile del settore “Educazione e scuola” a Milano. Cofondatrice del progetto di storytelling su Milano ai tempi del coronavirus: “Orange is the new Milano”. Sono approdata a Radio Popolare nel 2019, occupandomi di un po’ di tutto, ma mantenendo sempre un occhio vigile sul mondo della scuola.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

L'Ambrosiano

Dalla Chiesa, Sciascia, Jannacci, Fellini: «Perché ci vuole orecchio»

A vedere Dalla Chiesa in tv provo sentimenti opposti: siam stati bravi a cavarcela negli Anni 70; quante domande inevase, però: le paghiamo ancor’oggi. Un moto di sollievo (non ottimismo), un altro di preoccupazione crescente. L’asticella dell’impegno per salvare la Repubblica s’è alzata, tra nodi irrisolti, inadeguatezze di chi dovrebbe far fronte, rappresentatività insufficiente di quelli cui toccherebbe far rispettare persone, diritti, bisogni. È frustrante rimpiangere strumenti quali partiti, sindacati, cultura dei valori e avvilente star dietro alle pochezze di chi giganteggia tra nani in stanze del potere, talk show, social spesi come il «detto fatto» delle fiabe. Scontenti, delusi, smarriti, increduli, irriducibili d’ogni speranza di riforma dovremmo aver l’umiltà di fidarci l’uno dell’altro («Siamo uomini o caporali?»: grazie ancora Totò!) e darci due mete: luoghi per ritrovarci e metodo di lavoro. Nel Nostro Generale su Rai 1 c’è un passaggio istruttivo. Nando dice al padre che farà la tesi sulla mafia; Dalla Chiesa non ha una reazione entusiasta; poi scartabella nella biblioteca e sveglia il figlio con una bibliografia sulla mafia: Sciascia in testa; letteratura e poesia prima di sociologia e specialisti d’ogni “anti”. La meta dei luoghi è a portata di mano: dal virtuale (in dosi omeopatiche) al fisico/personale (da rilanciare). Jannacci ispira: «Perché ci vuole orecchio». C’è da reimparare gusto e armonia tra voci e suoni diversi; riconoscere le stonature (incompatibili sono democrazia parlamentare, autonomia differenziata, presidenzialismo); diffidare degli assolo (partite Iva, autonomi); insospettirsi di toccate e fughe (io sono Giorgia, “peggio per gli altri”); esser loggionisti (i “cambiam, cambiam, sì, sì, cambiam, cambiam” del Pd: stucchevoli!). In un bel film, ai tempi rifiutato proprio da sinistra, Fellini rappresentò cosa vuol dire una Prova d’orchestra in cui ognuno va per conto suo. Non s’accorsero i musicisti che loro litigavano e l’immobiliare abbatteva i muri dell’auditorium. Il teatro della politica è sopravvivenza civile, pur sgarrupato. Ci vuole orecchio per riconoscere gli scricchiolii, non essere travolti, esercitarsi a suonare un’altra musica, affinare l’udito: insieme.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Tra Buddha e Jimi Hendrix

Io, genoano innamorato di Gianluca Vialli e mai pentito…

A Genova la rivalità calcistica fra le due squadre cittadine è davvero forte, per non dire fortissima. La passione “esagerata” delle tifoserie rende il derby sotto la lanterna uno dei più spettacolari e sentiti al mondo. La cosa confortante é che, solitamente, la partita é una vera festa dove non si va oltre gli immancabili sfottò, con rari se non rarissimi episodi di violenza. Ciò premesso, lo ripeto, la rivalità é molto forte. I giocatori ed ex giocatori della Samp che hanno “fatto male” al Genoa sono odiatissimi da noi rossoblu, e viceversa. A nessun genoano stanno simpatici Mancini, Quagliarella oppure Audero. Giocoforza, nessun sampdoriano tollera nomi come Branco, Milito o Boselli.
Ed era così anche quando ero un sedicenne in bomber blu e sciarpa del vecchio balordo che ogni domenica andava con gli amici allo stadio, rigorosamente in gradinata nord. Uno tra tanti, uno come tanti. Eppure c’era qualcosa di diverso in me, un oscuro segreto, quasi una lettera scarlatta, che mi rendeva differente da tutti gli altri tifosi rossoblu che con i loro cori animavamo il Ferraris: ero un fan di Gianluca Vialli! Lo so, sembra pazzesco e difficile da credere, considerando che insieme a Mancini, Gianluca fu uno dei principali artefici di una delle più grandi sciagure successe al popolo genoano dal dopoguerra ad oggi: lo scudetto, fortunatamente rimasto unico e solo, della Sampdoria di Paolo Mantovani.
Ma neanche questo riuscì a spegnere la mia grande passione per il centravanti blucerchiato. Gianluca per me era un esempio, il prototipo del calciatore evoluto che sapeva uscire fuori dagli schemi irregimentati di un mondo del pallone banale e sempre prevedibile, in particolare nella comunicazione. Gianluca era arguto, posato ma sapeva colorire le interviste con battute sagaci, rispettoso degli avversari e, soprattutto, a differenza del calciatore medio che non riusciva a mettere insieme quattro parole in croce, sapeva parlare, riflettere, trasmettere messaggi che andavano oltre le classiche frasi tipo “potevamo vincere, potevamo perdere, abbiamo pareggiato”. Oppure la più sconfortante “mi metto a disposizione del mister”.
Negli anni sampdoriani ogni tanto lo si beccava per Genova con il giubbotto blu degli Ultras – altra cosa che invidiavo agli amici doriani di quegli anni, quel maledetto giubbotto era bellissimo – e qualche bella ragazza sottobraccio.
E poi gli anni alla Juventus, i tanti trofei, il periodo inglese col Chelsea, la seconda vita iniziata al termine della carriera calcistica, che lo ha visto imprenditore, consulente, filantropo, commentatore tv, scrittore, fino al recente incarico di capo delegazione della nazionale campione d’Europa a fianco dell’amico Mancini. Sempre elegante, sempre sagace, sempre Vialli. Un uomo capace di ispirare. Come ispirante é stato il modo con cui ha affrontato la maledetta malattia, un passeggero oscuro che nessuno vorrebbe mai a bordo. Gianluca ha vissuto il male con coraggio, profondità, da uomo evoluto, da uomo risolto.
Una cosapevolezza che aveva ribadito a margine di una bella intervista realizzata qualche mese fa con Alessandro Cattelan per la serie targata Netflix di quest’ultimo. Parole che avevano fatto riflettere e commuovere.
“Non so quanto vivrò. Se per esempio muori all’improvviso di notte, tante cose rimangono incompiute. Oggi so che ho il dovere di di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò…”
E ha aggiunto: “La malattia non è esclusivamente sofferenza. Ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in là rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità. Non ti dico che arrivo fino a essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto. Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica “Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto”.
Oggi che Gianluca se n’è andato quel segreto amore adolescenziale batte ancor più forte nel cuore del papà quarantasettenne che sono diventato oggi. Nella mia testa risuona forte l’urlo dei cugini blucerchiati quando lui scendeva in campo: “Luca Vialli, Luca Vialli, Luca Vialli alé alé noi ti amiamo e ti adoriamo tu sei meglio di Pelé”.
Che la terra ti sia lieve, Gianluca, un forte abbraccio da un amico genoano che ti ha sempre amato e, di questo, non si é mai pentito…

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

L'Ambrosiano

Parole scelte e pensate con sentimento: mini decalogo per anno iniziante

In risposta all’ultimo blog una lettrice mi ha mandato una poesia della Merini. Riporto i primi versi: «Io non ho bisogno di denaro. / Ho bisogno di sentimenti, / di parole, di parole scelte sapientemente». L’attualità dei primi giorni ne suggerisce dieci. 1. Ambiente. È brutto, magari controproducente imbrattare il Senato, ma il “bla bla bla” di Greta investe il Parlamento; gli eletti che si straccian le vesti sanno che le Camere furon profanate da dentro: cappi della Lega; monetine; insulti al Governo dall’allora opposizione (a Prodi “mortadella”) che ora governa. 2. Giustizia. La Costituzione prevede si paghino le tasse in base alla “capacità contributiva” non alla flat tax. L’ha ricordato Mattarella; Meloni e Salvini fan spallucce. Aspettiamo la Corte Costituzionale. 3. Lavoro. Anche di questo ha parlato Mattarella. Contiamo su un’opposizione che pensi a diritti e sicurezza dei lavoratori, non alle bandierine. 4. Maestri. La partecipazione popolare alla morte di Ratzinger ricorda il bisogno di punti di riferimento; chi cerca di demolire Francesco attraverso le onoranze al precessore vuol delegittimare la necessità di personalità credibili (non riuscirà!). 5. Memoria. Per Meloni il Msi ha fatto parte del gioco democratico per anni: è vero; la Resistenza ha conquistato la libertà anche per gli ex fascisti; contestare La Russa & C. per le celebrazioni della Fiamma è temere una deriva autocratica di Palazzo Chigi oggi: attacco alle Ong; Autonomia differenziata; Presidenzialismo; condoni. 6. Pace. La rassegnazione verso la guerra in Ucraina è un pessimo segnale; si attivi un soggetto terzo: le Città Europee ad esempio; doveroso temere le esibizioni sulla spianata delle Moschee di ultraortodossi. 7. Politica. Il voto in Lazio e Lombardia la stan riproponendo: crederci è l’inizio. 8. Sanità. Tornerà a imporsi; non aspettiamo il sequel Covid 2 la vendetta. 9. Scuola. Si cerca di ridurla ai cellulari in classe, ma i giovani preparan sorprese: tocca loro. 10. Sinistra. Il Congresso Pd evoca gesti apotropaici. Se un’era è finita, qualcosa nasce. Levatrice del nuovo è il sentimento di Alda Merini. Con quello anche a sinistra si può immaginare un rilancio. Forza della poesia, forza di donna!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Mia cara Olympe

L’anno nuovo e il magico potere delle conversazioni

Davanti all’ enorme che ci sovrasta e ci azzittisce –  la guerra, il pianeta forse irrimediabilmente malato,  l’abisso delle ingiustizie, la persecuzione delle donne ed è Afghanistan, è Iran e non solo – pare difficile formulare desideri ed auspici per l’anno che si apre.
Io però uno ce l’ho; è di quelli meno visibili ma che che ricamano fittamente la trama delle vite. Vorrei conservare  e moltiplicare il magico potere delle piccole conversazioni, delle chiacchiere insomma. Quelle che nascono casuali e poi mostrano di avere gambe robuste e crescono e camminano fino a diventare ben altro e di più, ma anche quelle che semplicemente illuminano le giornate, aprono sprazzi di allegria, di ironia, di affetto o condivisione.
Di quest’anno che se n’è andato ricorderò, per esempio, che da una chiacchiera su Facebook innescata dalla mia amica  – e giornalista – Gabriella Saba è nata una bella storia di Natale. Raccontava dispiaciuta  Gabriella del tassista Miguel che l’ha portata in giro quando era in Perù per lavoro e che era afflitto dall’impossibilità di curare la giovane moglie colpita da un aggressivo cancro al seno: lunghe attese nell’unico centro oncologico pubblico, troppo cara per le sue povere finanze la sanità privata. È nato così un torrentello di solidarietà che è diventato un fiume e ha raggiunto l’obiettivo di pagare le cure a quella giovane donna in quel di Lima, nonché di ricordarci quanto sia prezioso il, seppur disastrato, servizio sanitario nazionale. All’opposto – nel senso della scala delle cose – ricorderò anche il piacere, condiviso con mia figlia, di una chiacchiera casuale e lieve con una libraia di Parigi che conosceva molto bene e ovviamente Annie Ernaux ma anche, e sorprendentemente, le nuove scrittrici italiane che noi leggiamo e apprezziamo. Ricorderò il lungo conversare con le mie amiche che ha prodotto la postfazione di un librino – quella sull’esperienza femminista di Usciamo al silenzio – cui tenevamo molto, ma che ha anche riacceso tra noi la voglia di confrontarci sulle questioni di ieri che  riguardano la vita delle donne e che valgono ancora oggi. E, certo, terrò care – sono state fondamentali – le più intime conversazioni con le persone che fanno il mio mondo di affetti in un anno che ha aumentato le assenze della mia vita, ma che spero abbia rafforzato i legami.
Scrive Ripellino in una poesia che mi tiene compagnia da molti anni e che non sono mai riuscita a pensare triste nonostante parli di una perdita:

Dove ci incontreremo dopo la morte?
Dove andremo a passeggio?
E il nostro consueto giretto serale?
E i rammarichi per i capricci dei figli?
Dove trovarti, quando avrò desiderio di te, dei tuoi occhi smeraldi,
quando avrò bisogno delle tue parole?

Ecco, un buon augurio per l’anno che oggi comincia mi sembra questo: non perdere il bisogno delle parole degli altri, la gioia delle piccole conversazioni  – le donne lo sanno e lo fanno benissimo da sempre – e la fiducia nel loro potere di trasformare, anche solo per un attimo, il nostro mondo.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Edizione di martedì 26/11 18:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 26-11-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 26/11/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 26-11-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 26/11/2024 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 26-11-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 26/11 18:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    GR in breve - 26-11-2024

  • PlayStop

    Viola, un cortometraggio di OffiCine IED per la Giornata contro l’eliminazione della violenza sulle donne

    Barbara Sorrentini ha intervistato Gigio Alberti, attore nel cortometraggio Viola che fa parte di un progetto di corti realizzato dai ragazzi di OffiCine IED per la Giornata contro l’eliminazione della violenza sulle donne con la supervisione di Silvio Soldini.

    Clip - 26-11-2024

  • PlayStop

    Radio Popolare Minilive - Memento

    La raccolta delle esibizioni dal vivo degli ospiti di Jack, il magazine musicale di Radio Popolare, andate in onda dallo studio 7 di via Ollearo. Nell’episodio di martedì 26 novembre 2024 Matteo Villaci ospita Memento e il suo terzo album "Echo".

    Clip - 26-11-2024

  • PlayStop

    Doppio Click di martedì 26/11/2024

    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni settimana, dal lunedì al giovedì, approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

    Doppio Click - 26-11-2024

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 26/11 17:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    GR in breve - 26-11-2024

  • PlayStop

    Vieni con me di martedì 26/11/2024

    Vieni con me! è un’ora in cui prendere appunti tra condivisione di curiosità, interviste, e il gran ritorno di PASSATEL, ma in forma rinnovata!! Sarà infatti partendo dalla storia che ci raccontano gli oggetti più curiosi che arriveremo a scoprire eventi, iniziative od occasioni a tema. Eh sì, perché poi..ci si incontra pure, altrimenti che gusto c’è? Okay ma dove, quando e poi …con chi!?! Semplice, tu Vieni con me! Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, dalle 16.30, in onda su Radio Popolare. Per postare annunci clicca qui Passatel - Radio Popolare (link - https://www.facebook.com/groups/passatel) Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa, un oggetto particolare o proporti come espert* (design, modernariato o una nicchia specifica di cui sai proprio tutto!!) scrivi a vieniconme@radiopopolare.it Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni

    Vieni con me - 26-11-2024

  • PlayStop

    Playground di martedì 26/11/2024

    in studio Emidio Clementi e Corrado Nuccini per parlare del loro spettacolo teatrale " Perchè io non spero più di ritornare".

    Playground - 26-11-2024

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 26/11 15:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    GR in breve - 26-11-2024

  • PlayStop

    Tommaso Vitale presenta About a City 2024

    About a City 2024 – Migrant City è il titolo della settima edizione del festival sulle trasformazioni urbane. Un’occasione per riflettere su come flussi di persone, denaro, merci e interessi attraversino le metropoli contemporanee, amplificando disuguaglianze, aumentando i costi dell’abitare e trasformando lo spazio collettivo in un privilegio. A queste dinamiche si sommano le sfide del cambiamento climatico e dell’economia di piattaforma, che accelerano i processi di trasformazione. Ma a favore di chi? E con quali effetti sulle relazioni sociali e di comunità? Ira Rubini ne ha parlato con Tommaso Vitale, sociologo, preside della Urban School di SciencesPo

    Clip - 26-11-2024

  • PlayStop

    Jack di martedì 26/11/2024

    Dedichiamo un corposo approfondimento a GNX, ultimo disco di Kendrick Lamar uscito a sorpresa venerdi, ascoltiamo l'ultimo singolo dei Franz Ferdinand dal disco in uscita a gennaio, diamo un po' di aggiornamenti su Stromae, in pausa da mesi ma con un nuovo singolo e un documentario in uscita sul tour del suo ultimo disco, ospitiamo memento per un'intervista e un paio di brani love dal nuovo disco ))) ECHO ((((

    Jack - 26-11-2024

  • PlayStop

    Musica leggerissima di martedì 26/11/2024

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 26-11-2024

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di martedì 26/11/2024

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 26-11-2024

  • PlayStop

    Giornale Radio martedì 26/11 12:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 26-11-2024

  • PlayStop

    Cult di martedì 26/11/2024

    Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare. Cult è cinema, arti visive, musica, teatro, letteratura, filosofia, sociologia, comunicazione, danza, fumetti e graphic-novels… e molto altro! Cult è in onda dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 11.30. La sigla di Cult è “Two Dots” di Lusine. CHIAMA IN DIRETTA: 02.33.001.001

    Cult - 26-11-2024

  • PlayStop

    Pubblica di martedì 26/11/2024

    Sciopero generale, contro la legge di bilancio. Il governo Meloni fa pasticci sulle aliquote Irpef. L’economista Roberto Romano ce li spiega. In attesa della giornata di protesta di Cgil e Uil del 29 novembre, Pubblica ha ospitato una storica sindacalista della Cgil, oggi vice-presidente dell’Anpi: Betty Leone. Ha fatto bene Landini a parlare di rivolta sociale? Ai tempi dei governi Berlusconi, dello scontro sull'articolo 18, Cofferati minacciava una “rottura sociale pesantissima”. E’ più difficile oggi per il sindacato portare in piazza lavoratrici e lavoratori rispetto ad un quarto di secolo fa? Cosa fu la manifestazione della Cgil a Roma del 23 marzo 2002, con l'invasione pacifica della capitale da parte di centinaia di migliaia di persone?

    Pubblica - 26-11-2024

  • PlayStop

    A come America di martedì 26/11/2024

    Gli Stati Uniti alla sfida decisiva. A cura di Elisa Graci e Roberto Festa

    A come America - 26-11-2024

Adesso in diretta