Come fatto altre volte su questo blog, ho diviso in più articoli (stavolta, in due) un pezzo che mi è venuto troppo lungo per presentarlo come uscita unica. Indi per cui…
La volta scorsa vi raccontavo un po’ ciò che penso dell’uso dell’AI a scuola e di quanto sarebbe utile un approccio consapevole a questo dispositivo. E per far ciò, di quanto sia importante capire ciò che è più opportuno chiedere all’AI, e ciò che è meglio non farle fare, perché ancora non è cosa sua (e quindi: quelle robe lì toccherà farle, ancora per molto, a noi umani). Qui il precedente articolo, nel caso: in sostanza, agli alunni in classe, avevo anticipato l’idea di mettere “in competizione poetica” l’Intelligenza Artificiale con dei geni riconosciuti della nostra letteratura, di modo che i ragazzi potessero così verificare lo scarto, il “Delta di creatività” tra questi letterati e quello di ChatGpt, ma non solo.
Iniziamo. Con schermata di ChatGpt proiettata ai ragazzi, ho chiesto al Computer di scrivere una poesia, fornendo nel prompt informazioni minuziosissime su un certo testo poetico già esistente e ben noto (parafrasi dettagliata, trama, stile, lessico, atmosfera…). Come primo esempio da condividere, ho usato “A Zacinto” di Foscolo, con questa richiesta:
-Io: -“ChatGPT, potresti scrivere un sonetto di endecasillabi (di due quartine più due terzine), nello stile del poeta Ugo Foscolo? Il sonetto deve avere un linguaggio epico, in stile neoclassico; deve citare elementi mitologici ed essere costruito con numerosi enjembements, in un unico periodo sintattico nelle prime due quartine e prima terzina. Deve parlare di Zacinto (la terra natale del poeta), deve raccontare come egli ci passò la fanciullezza; deve descrivere l’isola, situata nel mar greco, dalle cui acque nacque Venere, che rese fertili quelle isole con il suo sorriso. Deve parlare anche di Omero, che cantò queste isole e questo mare, e dell’esilio di Ulisse, bello, famoso e sventurato. Il sonetto deve chiudersi con una profezia: il poeta sa che, diversamente da Ulisse, lui non tornerà mai più in patria, per cui Zacinto potrà avere solo questo canto, del poeta, e non il corpo, perché morirà in esilio”
– ChatGPT: – Certo, ecco qui:
“Tra l’onde dolci del mar di Grecia,
ove Zacinto posa e si distende,
la mia fanciullezza passò lieve,
tra colli ombrosi e l’antica brezza.
Venere sorrise alle acque feconde,
dalle quali nacque Zacinto, amata,
e la Musa danza su questa terra,
sotto il cielo azzurro che il mare chiude.
Omero, il sommo cantor, narrò
di Ulisse, errante tra scogli e stelle,
il saggio eroe, famoso e sventurato.
Ulisse, esule in terre remote,
la profezia mi sussurra il destino:
Zacinto, avrai solo il canto mio.”
– Io: “Grazie, però mancano le rime: la fine di ogni verso deve rimare secondo lo schema: ABBA, ABBA, CDE, CED. Potresti riscrivermelo rispettando questo schema?
– ChatGPT: – Certo, ecco qui:
“Tra l’onde dolci del mar di Grecia (A)
ove Zacinto posa e si distende (B)
la fanciullezza mia passò lieta (B)
tra colli ombrosi e l’antica brezza. (A)
Venere sorrise alle acque feconde, (A)
da cui Zacinto, amata, sorse al cielo. (B)
La Musa danza su questa terra, (B)
sotto il cielo azzurro che il mare chiude. (A)
Omero, il cantor sublime, narrò (C)
di Ulisse, errante tra scogli e stelle, (D)
il saggio eroe, famoso e sventurato. (E)
Ulisse, esule in terre remote, (C)
la profezia mi sussurra il destino: (D)
Zacinto, avrai solo il canto mio. (E)
Al di là del risultato, ai ragazzi ho fatto notare che… “Capito, ragazzi? ChatGpt fa un po’ come avrebbe fatto qualcuno di voi (non potevo dire “come un qualunque alunno paraculo”): ricopia la stessa poesia limitandosi a aggiungere a fine verso soltanto le lettere dello schema metrico di rime”.
Comunque, a questo punto, dopo il mio esempio su Foscolo, toccava agli alunni: ho quindi proposto loro di fare lo stesso per altre liriche studiate (scegliendo, ovvio, tra quelle brevi: chi “L’Infinito”, chi “Tanto gentile e tanto onesta pare”, chi “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia”, ecc.); divisi in coppie, hanno chiesto a ChatGpt proprio di scrivere una poesia “sul modello di…”. Il punto è che pure loro, nel prompt, dovevano fornire informazioni quanto più precise possibili su quella determinata poesia (di nuovo: metrica, parafrasi, stile, ecc.), affinché la macchina potesse lavorare adeguatamente. Insomma, la valenza didattica dell’esercizio credo stia qui: per formulare il prompt, i ragazzi devono conoscere a menadito (o andarsi a ripassare) le caratteristiche del testo e del poeta in questione.
Una volta poi che la macchina tira fuori le varie proposte, che ce ne facciamo? Le possibilità sono tante: discutere sui (deludenti) risultati dell’AI se paragonati a quelli di (alcuni) umani; provare a definire in cosa la macchina “ci ha preso” e in cosa no; ma soprattutto, fare esperienza di come, se si ripropone più volte la richiesta a ChatGpt, con un prompt via via sempre più preciso (e quindi, con l’alunno che mi diventa sempre più esperto di quell’autore lì), l’effetto mimetico è sempre più apprezzabile.
Dopo questo esperimento in classe, vediamolo ora alle prese con una prova di “parodia” (questa volta, tutta mia, a casa, non in classe):
Io:
“ChatGpt, ora invece potresti scrivere una poesia che sia una parodia delle liriche di Giovanni Pascoli e della sua poetica? Dovrebbe imitarne il linguaggio, ma anche prenderlo in giro, sbeffeggiarlo, ingigantendone le caratteristiche peculiari, e cioè: onomatopee, lessico che ha a che fare con campagna, piante, fiori, animali e agricoltura. Ma anche i toni soffusi, sfumati, tipici della poesia di Pascoli. Tutto deve essere immerso in un’ambientazione di mistero. Il risultato dovrebbe essere comico o umoristico”.
ChatGPT:
Certo, ecco qui:
“Tra l’erba che sussurra e il chicchirìo,
Pascoli, coi fiori, faceva lo stravagante filo.
Mugghiavan mucche, un banale respiro,
mentre lui, in versi contorti, cercava l’arcano tiro.
Oh, l’odore di letame e galli che si destan,
Pascoli, l’agricoltore dei desideri, s’illudevan.
Con parole di campagna, costruiva un teatro,
tra steli di grano e un cielo d’inquieto rancore.
Nelle sue rime, un chiasso di zampilli e frullii,
Pascoli, il poeta dell’eccesso, ci cascava nei grilli.
Ogni sillaba un sospiro, un seme impazzito,
nella sua testa, un campo di parole sbiadito.
Pascoli, Pascoli, incantator di stelle,
tra uccelli e piante, col suo sguardo in quelle.
Ma nella sua sinfonia sfocata di consonanti,
io rido, tra il mistero e il riso dei suoi amanti.
Nel suo gioco di luci e tentazioni,
Pascoli, il coltivatore di suggestioni,
Ma io, nella farsa che si dipinge,
colgo l’eco dei suoi desideri, tra umor e capriccio”
Qualcosa è carina, ok, e la salviamo. Ma anche qui volevo proporvi un confronto con l’umano: nelle foto, la parodia della poesia di Giovanni Pascoli realizzata da quel genio di Luciano Folgore
Per tirar qualche conclusione: credo che tutto questo spieghi bene (non solo ai miei alunni), quanto sostiene Bill Gates, e cioè che la differenza principale tra noi e l’Intelligenza Artificiale è che “L’AI fa pochissimo avendo a disposizione tutte le informazioni; noi invece riusciamo a volte a fare moltissimo avendone a disposizione un numero limitato”. E il punto è proprio lì: capire i benefici che possono arrivare a tutti aumentando il numero di informazioni sempre disponibili…
E voi? Che tipo di esperimenti fate con l’AI nelle vostre classi?
Che ne pensate? Per qualunque cosa vogliate dirmi riguardo ai miei articoli su questo Blog, dagli apprezzamenti, ai consigli, alle critiche fino agli insulti (questi ultimi però purché formulati rigorosamente in lingue antiche), scrivete a: antonellotaurino1@gmail.com .