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Appunti sulla mondialità

I minerali emersi dagli abissi

Il primo dicembre 1959 a Washington i rappresentanti di 19 Stati firmavano il Trattato Antartico, che regolava le attività sul continente bianco, vietando ad esempio lo sfruttamento economico e la creazione di basi militari e arsenali. Anche se diversi Paesi vi hanno costruito basi permanenti, l’Antartide è tuttora considerato un bene comune dell’umanità e, di conseguenza, nel continente sono autorizzate solo attività scientifiche. In questi anni si sta tentando di raggiungere un risultato simile al Trattato Antartico con i fondali sottomarini che sono situati fuori dalla giurisdizione degli Stati, così da impedirne lo sfruttamento minerario. Equivalgono al 60% dell’estensione totale degli oceani e fanno sempre più gola per la loro ricchezza di minerali e terre rare, presenti in quantità superiore a quanto estratto in tutta la storia dell’industria mineraria. I giacimenti si trovano quasi sempre a grandi profondità, ma l’innovazione tecnologica li rende ogni giorno più a portata di mano. Anzi, già oggi si sta iniziando a raccogliere croste ricche di cobalto, solfuri polimetallici e soprattutto noduli polimetallici, cioè concrezioni delle dimensioni di una palla da baseball che contengono manganese, ferro, rame, nichel e terre rare. L’estrazione avviene con giganteschi aspiratori che portano in superficie tutto ciò che riescono a risucchiare dai fondali, biodiversità compresa. Una società canadese, The Metals Company, ha annunciato che già nel 2024 darà il via all’estrazione di noduli dalle profondità del Pacifico.

L’autorità ONU che sta discutendo come regolamentare queste attività è l’ISA (International Seabed Authority), con sede a Kingston, in Giamaica. L’ISA venne delegata a gestire le questioni minerarie nel 1982 dalla Convenzione ONU sul Diritto del Mare (Unclos), che regola lo sfruttamento e la tutela degli oceani. Divenuta operativa nel 1994, conta 167 Stati aderenti più la UE; è governata da un Consiglio formato da 36 Paesi e da un gruppo di esperti che rilascia i permessi di sfruttamento, 31 finora. Attorno a questa agenzia dell’ONU si concentrano ultimamente molti interessi contrastanti. In teoria, i profitti del ricavato dalle attività minerarie in acque non territoriali dovrebbero essere redistribuiti tra “l’intera umanità”, idea che è ovviamente osteggiata dalle grandi compagnie multinazionali minerarie. D’altra parte, la campagna lanciata da WWF e Greenpeace per difendere i fondali trova la simpatia di diversi gruppi industriali che fanno largo uso di metalli, ma anche dal gigante del web Google. Tutti temono la perdita di biodiversità legata allo sfruttamento dei fondali in una situazione da Far West, senza regole né freni. Per questo l’ISA viene sollecitata anche da diversi Stati europei, capeggiati da Germania e Francia, affinché stabilisca regole definitive per le attività di deep sea mining. Non tutti i Paesi sono però concordi. Gli Stati Uniti, che non hanno mai aderito all’Unclos e nell’ISA sono solo osservatori, non si sbilanciano sulle concessioni minerarie. La Cina attualmente è il paese che ha ottenuto più licenze di sfruttamento minerario oceanico da parte dell’ISA, insieme alla Russia e alla Norvegia, che da parte sua ha autorizzato estrazioni nell’Artico.
Nell’incertezza giuridica circa un bene comune dell’umanità, ancora una volta, anziché ripensare un modello di sviluppo che continua a consumare risorse non rinnovabili senza preoccuparsi delle ricadute ambientali, si fa melina, per lasciare aperti quegli spazi all’attività estrattiva che già sulla terraferma ha causato danni giganteschi.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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L'Ambrosiano

Giorgio & Giorgia

La morte di Giorgio Napolitano ha rivelato l’imbarazzo di Giorgia Meloni e dei suoi. Da Italia e mondo venivano apprezzamenti per la persona e l’uomo delle istituzioni. Da Palazzo Chigi un gelido cordoglio. La postuma riparazione ha reso più evidenti le distanze tra culture, storie, far politica e vivere la cosa pubblica, etica individuale e pubblica, rapporto col divino. Giorgio e Giorgia: accostamento strambo, obbligato per capire quanto accade in Italia, nelle relazioni internazionali e cercar rimedi. A Capo dello Stato Napolitano è giunto dopo aver fatto i conti con scelte personali e del suo partito, critica di ideali originari, trasformazioni del Paese, nuovi equilibri mondiali, tipi di sviluppo. Meloni non ha fatto passaggi autocritici umani, culturali, politici. A Palazzo Chigi l’han portata disaffezione verso partiti e disfunzionalità istituzionali, coerenza sua nello stare all’opposizione così che emergessero insuccesso di esecutivi precedenti e bisogno di cambiare, slogan mirati alla pancia della gente (immigrati, accise, Europa, atlantismo). Ma Giorgia e i suoi non hanno elaborato lutti, né revisioni; han bollato il fascismo, non visto i nessi con nazifascismo, Salò, Msi, frange eversive vicine alla fiamma tricolore. Han nutrito e portato con sé nostalgie, rancori, rivalse. Crisi mal gestite da figli e nipoti della Liberazione e mancate riforme han così consegnato il Paese agli ex missini, complici astensionismo, delusioni, ingiustizie sociali. Giorgia da animale politico ha intuito fragilità sua e del successo d’un anno fa. Giorgio morendo glie l’ha buttata in faccia con la memoria del 2013: lui menava fendenti ai parlamentari che l’avevano ricostretto al Colle non facendo le riforme e loro si spellavano le mani in applausi. Ipocrisia e incapacità di cui Napolitano prese atto due anni dopo: si dimise. Giorgia ora ha la maggioranza ampia, ma che riforme farà alleata con chi equipara nazisti invasori e migranti? L’ombra di Giorgio coi resistenti (da lui amati e citati) messi a morte dai nazifascisti aleggia sul Parlamento: «La politica e la cosa pubblica siamo noi stessi». Cosa altra da presidenzialismo, autonomia, decreti sicurezza, Europa prêt-à-porter di Giorgia e dei suoi.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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L'Ambrosiano

La disfida di Pontida

Da un immaginario Corriere dei Piccoli o da un foglio volante tipo fiera di paese traiamo le strofette d’un’avventura i cui riferimenti alla realtà non sono affatto casuali. Il lettore potrà divertirsi a fantasticare le scene con personaggi, luoghi e fatti corrispondenti, magari a disegnarle. È un’operazione che si può far rientrare nella serie delle “storie che curano”.

Sul pratone di Pontida
è partita la disfida
tra la Lega di Salvini
e gli eredi dei missini.

In Francia il verde caudillo
prende a prestito il vessillo:
bionda, agé, un po’ guascona
per Matteo l’è propri bona;

con lui, lei e i primatisti
a braccetto ai neo nazisti
su Bruxelles sarà bandiera
d’un’Europa nera nera.

«Se lo tolga dalla testa»,
Giorgia attacca lancia in resta:
donna, madre e pur cristiana
ce l’ha lei la durlindana.

Come fosse una crociata
con un’Ursula svagata
vola lesta a Lampedusa:
volto arcigno, un po’ Medusa.

«Quando c’era lui, Salvini,
puff: via tutti i clandestini»
duri sfotton dal Carroccio:
«Cara Giorgia cambia approccio!».

La premier, piccata, in fretta,
la tv a far trombetta
decreti vara, minacciosi:
tanto lei c’ha Piantedosi.

Nove mesi alle elezioni
della destra ‘sti campioni
già in campagna a piene mani
fanno fessi gli italiani!

Riprendiamoci il futuro;
su scriviam sopra ogni muro:
giustizia, cure, libertà,
democrazia, fraternità!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Appunti sulla mondialità

L’agenda del mondo in sospeso

Il G20 di New Delhi ha fotografato il momento storico che stiamo vivendo. I protagonisti dell’incontro sono stati la Cina, assente però il suo presidente, la Russia che è rimasta alla finestra, l’India che ospitava l’evento e gli Stati Uniti, impegnati nel tentativo di sottrarre spazio politico alla Cina. E poi qualche comprimario, come il Brasile, che ora presiederà il gruppo. L’Europa, che come sempre si presentava divisa, non è pervenuta. La vera posta in gioco di questo G20 è stato il bisogno delle nuove potenze di segnare il campo, di farsi rispettare per ciò che rappresentano nell’economia e nella demografia del XXI secolo, superando la logica tradizionale dei “blocchi”. Le relazioni tra nuove e vecchie potenze sono infatti fluide. C’è un fronte dichiaratamente antioccidentale, ovviamente capeggiato dalla Russia e sostenuto nell’ombra dalla Cina. C’è un fronte che gioca su due sponde, con l’India in testa: un po’ terzomondista, un po’ amico degli Stati Uniti in chiave anticinese. E c’è anche un blocco che ricorda i “non allineati” di un tempo, guidato dal Brasile, che rivendica una politica di mani libere per scegliere con chi e come fare affari.

In queste diverse geometrie che hanno misurato le proprie forze a New Delhi, di occidentale restano solo gli Stati Uniti, punto di riferimento inevitabile sia come alleati sia come nemici. Per il resto, siamo già entrati nell’era post-globale, in cui vengono alla luce le geopolitiche dei Paesi del cosiddetto “Sud del mondo”. Per Pechino, il mondo è ormai del tutto frammentato e rappresenta perciò un campo di gioco ideale nel quale far valere la propria potenza economica. Per l’India, invece, il mondo è ancora guidato da logiche post-coloniali e per governarlo è necessario associarsi alla potenza globale americana, pur restando indipendenti.

Il comunicato finale del G20 è stato un esempio di pragmatismo: a forza di mediare, alla fine si sono dette solo cose ovvie, che nessuno poteva rifiutare di sottoscrivere. E infatti il comunicato è stato firmato sia dagli Stati Uniti sia dalla Russia, con grande soddisfazione del vero vincitore del summit, il premier indiano Narendra Modi.

Al di là del braccio di ferro tra le nuove potenze asiatiche, questo vertice ha lasciato molto poco: forse l’unico dato positivo è stata l’inclusione dell’Unione Africana in quello che ormai è un G21. L’agenda del mondo sulla quale si doveva discutere è sfumata o è rimasta in sospeso. Cambiamenti climatici, disparità di genere, transizione energetica, finanza globale, multilateralismo. Temi centrali sui quali si aspettavano parole di indirizzo, se non veri piani di azione, e che invece sono stati rimandati al prossimo vertice. Perché in questa fase il punto è come garantirsi un posto di rilievo nella cabina di regia del nuovo mondo, come comportarsi da potenze globali senza avere una tradizione alle spalle. Che l’India, fino a 75 anni fa una colonia inglese, si candidi a guidare la globalizzazione insieme a Cina e Stati Uniti può apparire clamoroso. Ma questo perché gli analisti non hanno saputo registrare, e hanno sempre sottovalutato, ciò che stava succedendo nel mondo dalla fine della Guerra Fredda in poi.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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L'Ambrosiano

Irresponsabili e Re nudo

Il primo fu Adamo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». È colpa tua mio Creatore; godo di frutto e compagnia, però non pago il conto. Dagli inizi mitici ne son passate tante ma il popolo degli irresponsabili (uso senza risponderne e contrattacco) è folto. In politica, luogo di suo da scaricabarile, la destra contribuisce a innescare meccanismi proiettivi, difensivo-aggressivi arcaici, un po’ persecutori con code di vittimismo. La democrazia va in blocco. Mancano  fondi? Paghiamo scelleratezze di governi precedenti e Bce. I migranti? Colpa di Ong e sinistra che vuole annacquare l’identità nostra. Si sbandiera il Mattei per l’Africa, si decreta (Cutro e Piantedosi), si fanno accordi con Tunisi: e raddoppiano gli sbarchi? L’Europa non aiuta, commissari italiani vestono la maglietta d’altre nazionali. Anche in costume, modelli di vita, cultura gli irresponsabili spaziano.
Ti molestano o stuprano? Te la sei cercata, uscita in minigonna, accettando drink, credendo di poterti divertire come amici maschi. Muori sul lavoro? Ci hai messo del tuo: pur di non stare a casa (da povero avresti mangiato meglio dei ricchi!) ti massacri di turni, poca sicurezza, paga da fame sotto minaccia delle fila di sfruttati come te pronti a sostituirti; e vorresti il salario minimo? Egoista: faresti abbassare gli altri contratti! Mancano comunicazioni, notizie pubbliche affidabili? È inevitabile: rivendicare diritto all’informazione, trasparenza e conferenze stampa è già avanzare dubbi sul potere, costringerlo a difendersi; cercar la verità? Può esser fango su chi governa, famiglia, sodali, amici degli amici.
Ne i vestiti nuovi dell’imperatore Andersen racconta di imbroglioni che vantano d’avere un tessuto meraviglioso invisibile a stolti e indegni. Il re si fa fare l’abito, che però non esiste; ma la corte e lui non possono ammettere l’inganno. Col vestito che non c’è il sovrano passa tra la folla plaudente: rifiuta anch’essa di riconoscere l’imbroglio. «Il re è nudo», grida un bambino e rompe l’incantesimo. L’urlo svela imbonitori e irresponsabili, scongiura depressioni, dà coraggio, semina speranza.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    La trasmissione in collaborazione con la Camera del Lavoro di Milano che racconta e approfondisce con il vostro aiuto le condizioni di pericolo per la salute e la sicurezza che si vivono quotidianamente nei luoghi di lavoro. Perché quando succede un incidente è sempre troppo tardi, bisognava prevedere e prevenire prima. Una questione di cultura e di responsabilità di tutte e tutti, noi compresi. con Stefano Ruberto, responsabile salute e sicurezza della Camera del Lavoro di Milano.

    Uscita di Sicurezza - 23-01-2025

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    L'Orizzonte delle Venti di giovedì 23/01/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 23-01-2025

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    Cisgiordania: continua ormai da tre giorni l’operazione militare dell’esercito israeliano

    Andiamo in Cisgiordania. Continua ormai da tre giorni l’operazione militare lanciata dall’esercito israeliano sul campo profughi di Jenin. Centinaia di persone hanno lasciato il campo su ordine israeliano che tramite megafoni collegati a droni e veicoli militari, ha ordinato alla popolazione di evacuare. Il capo di stato maggiore militare israeliano e il capo dell'agenzia di sicurezza Shin Bet hanno rilasciato oggi una dichiarazione: "Siamo pronti a svolgere una serie di operazioni nel campo di Jenin che porteranno il campo a una situazione diversa", si legge nella dichiarazione, che poi aggiunge: "Siamo in una guerra su più fronti e ora tocca alla zona settentrionale della Cisgiordania". Diana Santini ha intervistato l’ingegnere palestinese, a Jenin, Ahmad Odeh.

    Clip - 23-01-2025

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    Milano, consegnate le prime cinque licenze per nuovi taxi

    L’ultima volta era successo 22 anni fa. Il Comune di Milano oggi ha consegnato le prime cinque nuove licenze per taxi. Nei prossimi mesi le nuove abilitazioni arriveranno a 336, per effetto del bando di marzo dell’anno scorso per 450 licenze. L’amministrazione comunale ha l’obiettivo di arrivare a circa mille nuovi permessi in città. Per questo ha dichiarato che porterà avanti la richiesta di altre autorizzazioni anche con Regione Lombardia. Stamattina c’è stata una piccola cerimonia di consegna a palazzo Marino: tre nuove licenze sono ordinarie, due per il servizio notturno. “Lavorare di notte mi preoccupa un po’ per quello che sta succedendo in città a livello di sicurezza, ma il trasporto pubblico ha bisogno di taxi soprattutto nella fascia serale” ha detto Matteo Grappoli, uno dei tassisti che ha ricevuto la licenza, nell'intervista fatta da Luca Parena.

    Clip - 23-01-2025

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    Esteri di giovedì 23/01/2025

    1) “Ora tocca alla Cisgiordania”. L’esercito israeliano annuncia l’ampliamento dell’operazione militare su Jenin, mentre le famiglie vengono costrette all’evacuazione e il campo profughi della città inizia ad assomigliare sempre più alla striscia di Gaza. (Ahmad Odeh da Jenin) 2) Stati Uniti. I Proud Boys sono pronti a tornare e vogliono vendetta. I leader del gruppo di estrema destra appena rilasciati dal carcere dalla grazia di Trump chiedono al presidente una rivincita. (Roberto Festa) 3) Colombia, crolla il piano di pace del presidente Petro. Nel paese riscoppia la guerriglia per il controllo del narcotraffico. (Eleonora Cormaci - Terres des Hommes) 4) Il divorzio per violazione del dovere coniugale non esiste. La Francia condannata dalla Cedu. (Francesco Giorgini) 5) La dittatura Brasiliana, l’occupazione israeliana in Cisgiordania e la storia di Emilia Perez, narcotrafficante transgender. Le nomination per gli Oscar 2025 vanno contro corrente. (Mauro Gervasini - Film TV) 6) World Music. Il saxofonista Haitiano Jowee Omicil lancia il suo nuovo album puntando sui podcast. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 23-01-2025

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    Poveri ma belli di giovedì 23/01/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 23-01-2025

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    Doppio Click di giovedì 23/01/2025

    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni settimana, dal lunedì al giovedì, approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

    Doppio Click - 23-01-2025

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    JPEGMafia, il concerto all'Alcatraz di Milano

    Oggi a Jack, Matteo Villaci e Luca Santoro hanno parlato di JPEGMafia e del suo concerto di ieri sera all'Alcatraz di Milano. JPEGMafia, pseudonimo di Barrington DeVaughn Hendricks, è un rapper americano sperimentale dai molteplici talenti, produttore, interprete e leader della scena rap underground.

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    Vieni con me di giovedì 23/01/2025

    Vieni con me! è un’ora in cui prendere appunti tra condivisione di curiosità, interviste, e il gran ritorno di PASSATEL, ma in forma rinnovata!! Sarà infatti partendo dalla storia che ci raccontano gli oggetti più curiosi che arriveremo a scoprire eventi, iniziative od occasioni a tema. Eh sì, perché poi..ci si incontra pure, altrimenti che gusto c’è? Okay ma dove, quando e poi …con chi!?! Semplice, tu Vieni con me! Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, dalle 16.30, in onda su Radio Popolare. Per postare annunci clicca qui Passatel - Radio Popolare (link - https://www.facebook.com/groups/passatel) Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa, un oggetto particolare o proporti come espert* (design, modernariato o una nicchia specifica di cui sai proprio tutto!!) scrivi a vieniconme@radiopopolare.it Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni

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    Playground di giovedì 23/01/2025

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per 90 minuti al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 16.30.

    Playground - 23-01-2025

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    Jack di giovedì 23/01/2025

    Per raccontare tutto quello che di interessante accade oggi nella musica e in ciò che la circonda. Anticipazioni e playlist sui canali social di Matteo Villaci.

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