Deportazione, non trovo altra parola per dire emozione personale e rimandi alla storia leggendo dell’accordo Italia-Albania sui migranti. Non sono bastate Cutro, guerra a Ong, “grida” manzoniane. La deriva autoritaria messa in atto con improntitudine dalla destra alza l’asticella. Verifico sulla Treccani se urto di stomaco e rivolta ideale han trovato il termine giusto. «Deportazione. Pena mediante la quale il condannato viene privato dei diritti civili e politici, allontanato dal luogo del commesso reato o di residenza e relegato in un territorio lontano dalla madrepatria: condannare alla d.; le d. in Siberia, nelle colonie penali; colonia di deportazione. Per estens., trasporto di un condannato in luogo di pena fuori dei confini della madrepatria; trasferimento coatto di gruppi di condannati politici o di minoranze civili invise o sospette in campi di lavoro o di concentramento: le d. di massa o in massa operate dai nazisti». Non sono italiani i migranti, ma sono come noi uomini, donne, bambini, cercano riconoscimento della propria umanità, speranza, vita dignitosa, diritti e giustizia negati da guerre, miseria, clima stravolto, sfuggono a un futuro segnato dal nostro sfruttamento prima che a mafie (i trafficanti inseguiti da Meloni in capo al mondo!). L’Italia non può accoglierli tutti, certo; occorre vagliare a chi spetta o no asilo. Ma c’è un tasso di civiltà imprescindibile anche in operazioni di difesa da intrusioni sospette, di ordine pubblico. Il Paese è stremato da difficoltà (povertà, suolo dissestato, Sanità pubblica reietta, giovani senza lavoro e casa), il mondo è in fiamme, incapace di pensare la pace in Medio Oriente e in Ucraina. La post-missina Meloni risponde con faccia feroce verso i disperati e una riforma da autocrate: governo forte; Parlamento fatto di soldatini di piombo; assenza di mediazioni e contrappesi istituzionali (il Capo dello Stato umiliato dal premierato). La deportazione è avviso ai naviganti: Meloni fa sul serio (studia per il referendum; con sicumera i suoi annunciano vittoria: conosce la psicologia delle masse!) finché il Paese (persone, culture, scuola, università, opposizioni in cerca d’autore, media) non coglie i pericoli. Che non sia tardi!
Deportazione
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Marco Garzonio
Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.