Programmi

blog

L'Ambrosiano

Deportazione

Deportazione, non trovo altra parola per dire emozione personale e rimandi alla storia leggendo dell’accordo Italia-Albania sui migranti. Non sono bastate Cutro, guerra a Ong, “grida” manzoniane. La deriva autoritaria messa in atto con improntitudine dalla destra alza l’asticella. Verifico sulla Treccani se urto di stomaco e rivolta ideale han trovato il termine giusto. «Deportazione. Pena mediante la quale il condannato viene privato dei diritti civili e politici, allontanato dal luogo del commesso reato o di residenza e relegato in un territorio lontano dalla madrepatria: condannare alla d.; le d. in Siberia, nelle colonie penali; colonia di deportazione. Per estens., trasporto di un condannato in luogo di pena fuori dei confini della madrepatria; trasferimento coatto di gruppi di condannati politici o di minoranze civili invise o sospette in campi di lavoro o di concentramento: le d. di massa o in massa operate dai nazisti». Non sono italiani i migranti, ma sono come noi uomini, donne, bambini, cercano riconoscimento della propria umanità, speranza, vita dignitosa, diritti e giustizia negati da guerre, miseria, clima stravolto, sfuggono a un futuro segnato dal nostro sfruttamento prima che a mafie (i trafficanti inseguiti da Meloni in capo al mondo!). L’Italia non può accoglierli tutti, certo; occorre vagliare a chi spetta o no asilo. Ma c’è un tasso di civiltà imprescindibile anche in operazioni di difesa da intrusioni sospette, di ordine pubblico. Il Paese è stremato da difficoltà (povertà, suolo dissestato, Sanità pubblica reietta, giovani senza lavoro e casa), il mondo è in fiamme, incapace di pensare la pace in Medio Oriente e in Ucraina.  La post-missina Meloni risponde con faccia feroce verso i disperati e una riforma da autocrate: governo forte; Parlamento fatto di soldatini di piombo; assenza di mediazioni e contrappesi istituzionali (il Capo dello Stato umiliato dal premierato). La deportazione è avviso ai naviganti: Meloni fa sul serio (studia per il referendum; con sicumera i suoi annunciano vittoria: conosce la psicologia delle masse!) finché il Paese (persone, culture, scuola, università, opposizioni in cerca d’autore, media) non coglie i pericoli. Che non sia tardi! 

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Appunti sulla mondialità

Scosse di assestamento globale

È difficile analizzare la situazione internazionale odierna quando si perde di vista il quadro di riferimento globale. Pur restando alla larga da qualsivoglia teoria del complotto, non è difficile osservare che diversi fatti di inaudita gravità degli ultimi anni, da leggersi ciascuno nel suo specifico contesto geografico e storico, sono legati da uno stesso filo conduttore. Che rimanda alla difficile transizione dalla globalizzazione degli anni Novanta del secolo scorso, subentrata alla Guerra Fredda creando nuovi assetti geopolitici, verso un multipolarismo a blocchi variabili. Non c’è più lo schieramento ideologico della Guerra Fredda: ora si tratta degli interessi contingenti di Paesi che vorrebbero acquisire un ruolo dirimente a livello mondiale, o almeno regionale, accanto alle potenze occidentali che di quel ruolo sono storicamente detentrici. Non si spiegherebbe altrimenti la sintonia tra Iran, e Hamas, via Hezbollah: sciiti e sunniti, storicamente nemici, che trovano un comune denominatore nello scontro con Israele. Più in generale, pare delinearsi un avvicinamento tra Iran e Arabia Saudita che potrebbe porre fine a secoli di ostilità intra-musulmana, elemento che ha storicamente indebolito il mondo islamico nei confronti dei nemici esterni. Anche l’alleanza, soprattutto economica e politica, tra Cina e Russia è un inedito, rispetto a decenni – se non secoli – di reciproca diffidenza. Ancora, la neutralità di grandi potenze del Sud globale come India e Brasile è un dato nuovo, rispetto al tradizionale allineamento quasi automatico con gli Stati Uniti. Vanno distinte, però, le aspirazioni geopolitiche alimentate attraverso la forza militare, come l’invasione russa dell’Ucraina, dalla volontà di emancipazione politica sulla scena internazionale attraverso la diplomazia, come tenta di fare il Brasile di Lula.

La massima dimostrazione della grande mobilità rispetto ai blocchi del passato è forse l’avanzato dialogo condotto da Israele e Arabia Saudita per normalizzare i loro rapporti. Stabilire uno scambio di ambasciatori equivale, nel diritto internazionale, al reciproco riconoscimento della sovranità e quindi dell’esistenza stessa degli Stati. È l’ultima cosa che Hamas vorrebbe, perché se l’Arabia Saudita, punto di riferimento religioso del mondo sunnita, riconoscesse il diritto all’esistenza di Israele, vacillerebbe la linea di Hamas, che predica l’eliminazione dello Stato ebraico. È questo uno dei motivi, se non il principale, della scelta di compiere l’attacco criminale del 7 ottobre contro i civili israeliani. La risposta di Israele contro i civili di Gaza, ingiustificabile secondo il diritto internazionale, ha avuto come conseguenza il congelamento delle trattative tra Riyad e Tel Aviv e rischia di far saltare tutta la rete di relazioni tra lo Stato ebraico e il mondo arabo. Non lontano da questo scenario, nel Nagorno-Karabakh, regione popolata in maggioranza da armeni, si sta consumando l’ennesimo pogrom contro questo popolo, ancora una volta obbligato a fuggire per salvarsi la vita, nonostante sia teoricamente “difeso” da forze armate russe, ma Mosca ha scelto di stare con l’Azerbaigian, che pure è filo-turco da sempre.

Più che a una “terza guerra mondiale a pezzi”, siamo di fronte a scosse di assestamento dopo il terremoto che ha portato a un notevole ridimensionamento del peso degli Stati coinvolti nella globalizzazione. Le apparenze possono ingannare: non esiste un fronte che si oppone all’Occidente, ma semplicemente una coincidenza temporanea di interessi tra Paesi tra loro molto distanti, da tutti i punti di vista, come Russia, India, Cina, Brasile, Turchia e Iran. Gli Stati Uniti da tempo si stanno adeguando a un mondo “liquido”. Resta invece spaesata l’Europa, da un lato arroccata a difesa dei suoi passati privilegi e dall’altro ancorata a un discorso generico sulla difesa dei diritti umani, reso poco credibile dalle politiche coloniali e post-coloniali nei confronti, ad esempio, del continente africano. A proposito di Africa, anche le migrazioni sono figlie del disordine globale, e non armi contro l’Occidente, come proclama qualche imprenditore della paura. In realtà, al resto del mondo interessa molto poco ciò che succede all’interno degli Stati europei: al centro del gioco ci sono territori considerati marginali fino a poco tempo fa, diventati oggi terreno di scontro tra Paesi che aspirano a diventare nuovi punti di riferimento a livello globale.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

L'Ambrosiano

L’ombra

C’è un racconto bello e istruttivo di Albert von Chamisso, La storia
meravigliosa di Peter Schlemihl. Il protagonista in cambio di una borsa d’oro
magica cede al diavolo la sua ombra. Per Schlemihl (disgraziato, sfortunato
in tedesco) cominciano le sventure: non si può vivere privi di ombra, senza la
coscienza d’avere quella parte nera, proiettarla spesso su altri. Thomas Mann
commentò Chamisso: «Giudichiamo un uomo senz’ombra la creatura più
sciagurata e più scandalosa». Saremo dei benintenzionati ma siamo anche
ombra in scelte individuali e comportamenti collettivi, da privati e in vesti
pubbliche (governi, istituzioni sovranazionali, opinion maker), in atti,
omissioni, codardie: “pause umanitarie” invece di “cessate il fuoco” così la
coscienza si sbianca; sarà dei contendenti la colpa di altro sangue innocente.
L’ombra va guardata negli occhi, farci i conti, vigili; se proclamiamo che la
distruggeremo in realtà l’ingigantiamo, la facciam proliferare, creiamo le
condizioni perché abbia il sopravvento. E quando la distruttività dell’ombra
esplode ci stracciamo le vesti impotenti. Oggi l’ombra la fa da padrona.
Stiamo consegnando mondo e Paese all’ombra: a chi assassina e vuole
annientare l’altro in nome di idoli che hanno in odio la vita: identità religiose,
culturali, etniche; a chi mostra incertezze sui confini tra sacrosanto diritto
all’autodifesa di fronte all’obbrobrio di crimini efferati e vendette e ritorsioni
collettive; a chi presenta come efficientamento delle istituzioni (premierato,
limiti alle funzioni del Capo dello Stato) il non aver digerito la Costituzione
antifascista e punta ad un’autocrazia antiparlamentare; a chi per uno 0,01 nei
sondaggi indice manifestazioni che istigano allo scontro di civiltà. Metafora
dell’Io e del Noi di oggi è L’ombra in esilio, di Norman Manea, il
Saggiatore. Il protagonista, novello Schlemihl, è un ebreo scampato a Shoah,
regimi comunisti, crollo del muro di Berlino, 11 settembre, stili di vita Usa.
Lo salva la “fobia della realtà”, l’andar nomade, cultore dell’universo
circense, dell’arte di pagliacci e buffoni, una dose di misantropia, la “colpa”
del sopravvissuto. Che sarà dello Schlemihl che ci abita e non va in esilio?

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Mia cara Olympe

Israele e Palestina: il dialogo silenzioso di noi ammutoliti

Saltabeccando qua e là per la rete, tra news, social, eccetera mi sono imbattuta nel titolo bellissimo di un testo, sulla meditazione, di Chandra Livia Candiani: Il silenzio è cosa viva, recita, e per eterogenesi dei fini o per libera associazione, mi è sembrato insieme la descrizione e l’augurio migliore possibile, per noi ammutoliti da tutto ciò che accade, tra Israele e Palestina, dal 7 ottobre in avanti, ogni giorno.

Ammutoliti: non saprei come altro definire la condizione di tante e tanti ormai da quasi un mese mentre aumenta la dose  quotidiana di orrori che passa sotto i nostri occhi, tra il pogrom nei kibbutz del sud e i bombardamenti crudeli che martellano l’agonia di Gaza. Vorrei spiegarlo e spiegarmelo questo silenzio, che non è estraneità, tantomeno inconsapevolezza o lontananza, né – anche se qualcuno potrebbe così definirlo e sbaglierebbe – una equidistanza, termine che mi sembra così logoro e inadeguato da essere, nel tempo presente, inservibile. Da quasi un mese, in realtà, ci si sveglia e si va a dormire nell’ansia di sapere, di capire, di chiarire ragioni e torti dei tanti attori in campo a cominciare dai protagonisti  – ma già su questo c’è da discutere, parliamo di popoli o governi, e la distinzione vale egualmente per gli uni e per gli altri, per Netanyahu come per Hamas? – e, alla fine,  dal bisogno di non arrendersi all’orrore, e di contrastare quella che si potrebbe chiamare l’anestesia della tragedia.

Per rintracciare una delle ragioni dell’ammutolimento bisogna evocare la complessità, parola tanto vituperata da chi pensa che appellarvisi sia il modo vile di non schierarsi. Banale dire che questo è un conflitto in cui le ragioni delle parti  – storiche, politiche, culturali, economiche, militari, psicologiche –  costituiscono un groviglio in cui sciogliere un nodo sembra annodarne un altro. Banale ma tristemente vero: e ciò ci fa sentire sovrastati dalla complessità degli elementi in gioco, a chiederci di quanti difettiamo e se quelli siano o no decisivi per il formarsi di una nostra opinione. E così accade di sentirsi d’accordo con pezzi di ragionamento che vengono – lo dico per semplicità – dalle opposte fazioni senza però aderire allo schierarsi che sembra improprio, manchevole, e alla fine non ci corrisponde. E che fa profondo torto – almeno così ci sembra – alla nostra umanità, all’imperativo morale di non fare gerarchie, di guardare  al dolore degli altri, di tutti gli altri – Susan Sontag ce l’ha ricordato –  con decenza e con la coscienza di una distanza, noi che siamo al caldo delle nostre case.
Di tutto questo spero che sia vivo e brulicante il nostro silenzio, non solo dell’impotenza infinita che ci attanaglia, non solo della rimozione della questione israelo-palestinese che torna oggi a dirci quanto quell’atteggiamento sia stato miope e colpevole, ma dello sforzo di obbligarci a vedere e a capire ancora e ancora e di non derogare al senso dell’umano.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Appunti sulla mondialità

Al ballottaggio in Argentina la sintesi dei populismi latinoamericani

 

Ancora una volta i sondaggi non hanno fotografato una situazione che è cambiata radicalmente negli ultimi 10 giorni della campagna elettorale. Il risultato del primo turno in Argentina ha dell’incredibile soltanto se analizzato con gli occhi di un anno fa. Nel frattempo l’opposizione di centrodestra si è lacerata per scegliere il candidato, con le due anime, quella liberale e quella radicale in lotta, mentre emergeva la figura bizzarra di Javier Milei, l’anarco-liberista che prometteva guerra alla casta e dollarizzazione dell’economia. Ma il dato meno analizzato è stato il passaggio a ministro dell’Economia di Sergio Massa nel luglio del 2022. Senza nessuna competenza in materia, l’avvocato Massa riuscì però nel suo piano di creare le condizioni per diventare candidato del peronismo contro il volere della stessa Cristina Kirchner. La sua arma è stata l’erogazione a pioggia di soldi, sovvenzioni, esenzioni fiscali e sanatorie. Tutto a debito, tutto a discapito della lotta all’inflazione che quest’anno ha toccato il 143%, senza nessuna incidenza sulla povertà, ormai attestata sulla soglia del 45% della popolazione. Soldi facili e subito. E nel paese dove quasi metà della popolazione dipende dallo Stato, sia come lavoratore, come pensionato o come percettore di aiuti, la campagna mediatica che puntava sulla paura che il candidato Milei togliesse questa pioggia di soldi è funzionata alla grande, anche perché Milei stesso confermava di volerlo fare.

Nel ballottaggio del 19 novembre si scontreranno quindi le due facce della stessa moneta, la sintesi dei populismi latinoamericani. Massa è il populismo progressista sulla carta, ma causa di povertà e inflazione e Milei il populismo di mercato, che ragiona su una società ideale molto lontana dalla realtà. Il populismo di chi dice con me sarai sempre povero ma ti darò una mano e quello di chi dice, ti devi arrangiare da solo perché soltanto nel libero mercato ti puoi realizzare. Sono posizioni estreme su temi universali che non trovano ovviamente una sintesi in paesi come l’Argentina che avrebbe invece bisogno di normalità. Per i moderati, la scelta da fare a novembre è ardua perché l’offerta è appunto radicale, ma anche per i progressisti o per i liberali che devono turarsi il naso e votare uno dei due candidati che agitano bandiere della destra o della sinistra senza però farne parte a pieno titolo. Si è sempre pensato che l’America latina fosse un laboratorio politico per l’Occidente, e se questo è vero, l’Argentina è il laboratorio dello scienziato pazzo, dove vengono preparate strane pozioni colorate e spumeggianti belle da vedersi, ma che alla fine non cambiano la realtà né guariscono nessuno.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Edizione di domenica 24/11 19:31

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 24-11-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di domenica 24/11/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 24-11-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 22/11/2024 delle 19:50

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 22-11-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Bohmenica In di domenica 24/11/2024

    "Bohmenica In", curata da Gianpiero Kesten e co-condotta da Zeina Ayache, Gaia Grassi, Astrid Serughetti e Clarice Trombella, con ospite fisso Andrea Bellati, colonizza la domenica su Radio Popolare. Tra curiosità scientifiche e esistenziali, la squadra porta contributi settimanali come una famiglia allargata, condividendo idee e buon umore dalle 19.45 alle 21.00. La missione è divulgativa e d'infotainment, in uno spirito di condivisione e riflessione tipico della domenica.

    Bohmenica In! - 24-11-2024

  • PlayStop

    Giornale Radio domenica 24/11 19:31

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 24-11-2024

  • PlayStop

    Mash-Up di domenica 24/11/2024

    Ogni domenica un dj7 a tema in collaborazione con chi ascolta. Genere? Nessuno. A cura di Piergiorgio Pardo Mail: mischionepopolare@gmail.com

    Mash-Up - 24-11-2024

  • PlayStop

    DOC – Tratti da una storia vera di domenica 24/11/2024

    I documentari e le docu-serie sono diventati argomento di discussione online e offline: sesso, yoga, guru, crimine, storie di ordinaria follia o di pura umanità. In ogni puntata DOC ne sceglierà uno per indagare e approfondire, anche dopo i titoli di coda, tematiche sempre più attuali, spesso inesplorate ma di grande rilevanza socio-culturale. E, tranquilli, no spoiler! A cura di Roberta Lippi e Francesca Scherini In onda domenica dalle 18 alle 18.30

    DOC – Tratti da una storia vera - 24-11-2024

  • PlayStop

    Alice, chiacchiere in città di domenica 24/11/2024

    A cura di Elena Mordiglia. Nella città frenetica, in quello che non sempre sembra un paese delle meraviglie, ci sono persone da raccontare e da ascoltare. Quale lavoro fanno? Come arrivano alla fine del mese? Quale rapporto hanno con la città in cui vivono? Registratore alla mano e scarpe buone, queste storie ve le racconteremo.

    Alice, chiacchiere in città - 24-11-2024

  • PlayStop

    Gr in breve domenica 24/11 17:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    GR in breve - 24-11-2024

  • PlayStop

    Bollicine di domenica 24/11/2024

    Che cos’hanno in comune gli Area e i cartoni giapponesi? Quali sono i vinili più rari al mondo? Giunta alla stagione numero 16, Bollicine ogni settimana racconta la musica attraverso le sue storie e le voci dei suoi protagonisti: in ogni puntata un filo rosso a cui sono legate una decina di canzoni, con un occhio di riguardo per la musica italiana. Come sempre, tutte le playlist si trovano sul celeberrimo Bolliblog.com. A cura di Francesco Tragni e Marco Carini

    Bollicine - 24-11-2024

  • PlayStop

    Ricordi d'archivio di domenica 24/11/2024

    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

    Archivio Ricordi - 24-11-2024

  • PlayStop

    Gr in breve domenica 24/11 15:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    GR in breve - 24-11-2024

  • PlayStop

    Giocare col fuoco di domenica 24/11/2024

    Giocare col fuoco: storie, canzoni, poesie di e con Fabrizio Coppola Un contenitore di musica e letteratura senza alcuna preclusione di genere, né musicale né letterario. Ci muoveremo seguendo i percorsi segreti che legano le opere l’una all’altra, come a unire una serie di puntini immaginari su una mappa del tesoro. Memoir e saggi, fiction e non fiction, poesia (moltissima poesia), musica classica, folk, pop e r’n’r, mescolati insieme per provare a rimettere a fuoco la centralità dell’esperienza umana e del racconto che siamo in grado di farne.

    Giocare col fuoco - 24-11-2024

  • PlayStop

    La Pillola va giù di domenica 24/11/2024

    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese in questo momento di emergenza, cercando di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

    La Pillola va giù - 24-11-2024

  • PlayStop

    Comizi d’amore di domenica 24/11/2024

    Quaranta minuti di musica e dialoghi cinematografici trasposti, isolati, destrutturati per creare nuove forme emotive di ascolto. Ogni domenica dalle 13.20 alle 14.00, a cura di Stefano Ghittoni.

    Comizi d’amore - 24-11-2024

  • PlayStop

    Giornale Radio domenica 24/11 13:00

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 24-11-2024

  • PlayStop

    C'è Di Buono: Gabriele Rosso e la sua Storia del pane

    Torniamo a parlare di un elemento centrale della cultura gastronomica: la nostra e quella di tutto il mondo. Il pane. Lo facciamo con Gabriele Rosso, autore per il Saggiatore del libro "Storia del pane - Un viaggio dall'Odissea alle guerre del XXI secolo", in cui si raccontano le molte connessioni sociali, culturali, filosofiche e pratiche tra il pane e l’umanità attraverso i secoli. A cura di Niccolò Vecchia

    C’è di buono - 24-11-2024

  • PlayStop

    Onde Road di domenica 24/11/2024

    Autostrade e mulattiere. Autostoppisti e trakker. Dogane e confini in via di dissoluzione. Ponti e cimiteri. Periferie urbane e downtown trendaioli. La bruss e la steppa. Yak e orsetti lavatori. Il mal d’Africa e le pastiglie di xamamina per chi sta male sui traghetti. Calepini e guide di viaggio. Zaini e borracce. Musiche del mondo e lullabies senza tempo. Geografie fantastiche ed escursioni metafisiche. Nel blog di Onde Road tutti i dettagli delle trasmissioni.

    Onde Road - 24-11-2024

  • PlayStop

    La domenica dei libri di domenica 24/11/2024

    La domenica dei libri è la trasmissione di libri e cultura di Radio Popolare. Ogni settimana, interviste agli autori, approfondimenti, le novità del dibattito culturale, soprattutto la passione della lettura e delle idee. Condotta da Roberto Festa

    La domenica dei libri - 24-11-2024

Adesso in diretta