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La scuola non serve a nulla

Di cosa parleremo

Inizia qui un altro viaggio. Due cose. Prima, ringrazio gli amici di RadioPop che me lo hanno chiesto. Seconda, usiamo questa “Puntata 0” per spiegare di cosa parleremo.

– Taurino, taglia corto, di cosa vuoi parlare?

Di uno che farebbe il docente precario la mattina e l’attore instabile la sera, quindi del mix di “faccio il cretino pagato poco/scuola” + “faccio il cretino pagato nulla/teatro” e della sterminata terra di mezzo tra questi due mondi, in cui pochi s’avventurano.

Quindi scuola, teatro, teatro a scuola, scuole di teatro, spettacoli che hanno fatto scuola, laboratori di teatro in classe, alunni che non dovrebbero recitare e insegnamento che è di fatto teatro.

D’altra parte, il blog prende il nome da un mio spettacolo: “LA SCUOLA NON SERVE A NULLA”.  Quindi: “scuola” perché lo dice la prima parte del titolo, “LA SCUOLA…”; e teatro per la seconda, cioè “NON SERVE A NULLA”, come ci ricorda il neo-governo che, al teatro, non ha dedicato nemmeno un rigo

A proposito di governo, scuola e teatro, mi preoccupano tre cose: la continuità di Franceschini come Ministro della Cultura; la mancata discontinuità delle politiche scolastiche del neo Ministro dell’Istruzione, Bianchi, con il rilancio del piano ‘Bianchi a rotelle’; e il fatto che entrambi vengano da Ferrara. Già, Ferrara la città del festival ‘BUSKERS’, il teatro di strada, quello che se ti piace alla fine metti i soldi in un cappello. Ovvero, ecco perché Franceschini non li riapre, i teatri: lui li ha visti sempre e solo lì, per lui è normale che un attore viva su un marciapiede. E anche Bianchi potrebbe pensare di remunerare i professori a cappello, invece che a busta paga.

Polemico? Be’ sì, se non mi lasciano fare le due cose che amo di più, insegnare e stare in mezzo a un pubblico. E, per certi versi, capisco le scuole, che quelli già si passano i pidocchi a una velocità che Einstein considera impossibile, figurati il Covid che muta più di Mastella. Ma i teatri? Che vi hanno fatto i teatri, o almeno i lavoratori dello spettacolo, per non programmare come prioritaria anche per loro la vaccinazione?

Ora, se scuole e teatri sono il pascolo di ministri estensi, provo a dirlo nelle rime che amano: un’ottava scritta un anno fa, quando l’Azzolina scrisse “Da settembre, si torna a scuola con le rime buccali di 1 metro”. E cos’è? La “distanza” (“rima”) tra due “bocche (“buccale”).  Insomma, la ripresa della scuola dipendeva, secondo l’ex ministra, dalla certezza che nessuno limonasse durante le lezioni. E a quelle “Rime buccali”, dedicai questi versi arisosteschi:

Arduo trovar, tra i vari assembramenti,

Ciò che possa far rima con “buccali”:

Abbiam soltanto, pe’ i nostri studenti,

Speranza che non sia con “ospedali”.

Ma non potea Conte dire a’ scriventi

D’usare “bocca”, o termini più usuali?

Chiudo perciò quest’ottava piccina:

Arduo star presso bucca d’Azzolina.

Orbene, di questo parleremo in codesto blog: di scuola e teatro.

E di come – per dirla alla Murphy – se una cosa può andare male, lo farà.

  • Antonello Taurino

    Docente, attore, comico, formatore: in confronto a lui, Don Chisciotte è uno pratico. Nato a Lecce, laurea in Lettere e diploma in Conservatorio, nel 2005 si trasferisce a Milano. Consegue il Diploma di attore nel Master triennale SAT 2005-2008 del M° J. Alschitz e partecipa a Zelig dal 2003 al 2019. Si esibisce anche inglese all’estero con il suo spettacolo di Stand-up, Comedian. Attualmente è in tournèe con i suoi spettacoli (non tutti la stessa sera): Miles Gloriosus (2011), Trovata una Sega! (2014), La Scuola non serve a nulla (2016) e Sono bravo con la lingua (2020). La mattina si diverte ancora tanto ad insegnare alle Medie. Non prende mai gli ascensori.

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Il blog dell'armadillo

Uovo perfetto, si chiama così

È la scommessa che il giovane Giulio Apollonio con tre amici ha fatto  per creare un allevamento di galline ovaiole sostenibile economicamente,  ma ecologico e etico.

Si trova a Cutrofiano, in provincia di Lecce, ed è il primo Parco di galline ovaiole liberate dagli allevamenti intensivi in Italia.

Come funziona? Giulio ha comprato galline che, per gli allevamenti, sono arrivate a fine vita, cioè non producono più un uovo al giorno come l’infernale meccanismo richiede. Parliamo di circa 18 mesi. Le ha comprate a 2 euro l’una (quelle “nuove” costano 5 euro) e ha iniziato a curarsene.

Giulio ha dovuto, e non smette, studiare molto perché praticamente non esiste una letteratura che studia la gallina da un punto di vista etologico e non finalizzato all’utilità per l’uomo, che sia per la carne o per le uova.

In 3 anni ha già sperimentato 5 tipi di casette per le sue ospiti che, in natura, si riparerebbero negli anfratti che trovano, ma non solo, ogni volta che arriva un “carico” quelle che non muoiono bisogna accompagnarle a una lenta “rieducazione” alla naturalità perché sono estremamente delicate e “programmate” a una vita asettica, con cibo standard e acqua in purezza. Ma Giulio ci crede e continua. In questo momento a Uovo perfetto ci sono 6000 galline che vivono felicemente nel parco di 25000 metri quadrati. Fanno uova se e quando vogliono.

Giulio le vende, le uova,  spedendole anche in tutta Italia. Attualmente sono circa 400 uova al giorno. E la scommessa di vedere galline felici e che arriveranno a morte naturale continua.

Ringrazio Sabrina Giannini che nel corso della puntata speciale di “Indovina chi viene a cena” mi ha fatto conoscere questa storia bellissima.

  • Cecilia Di Lieto

    In tanti anni di passione e lavoro a Radio Popolare mi sono occupata di tante cose, dalla cultura ai microfoni aperti, dal border trophi a notturnover, dalle feste di ferragosto alle conduzioni musicali, pensando sempre che l'impegno passi anche per strade traverse. Ultimamente le mie energie sono concentrate sull'affascinante e complessissimo rapporto tra noi e altri animali scoprendo che questo vuol dire parlare di clima, ambiente, arte, etologia, associazionismo, filosofia, consumi, alimentazione, ricerca e tanto altro.

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Breaking Dad

La variante

Non è un scherzo. Non lo è per niente, accidenti. Come adesso, che sono seduto per terra, tra il termosifone e la vasca da bagno. Non sono scomodo, però: ho messo il tappetino della doccia a mo’ di materassino. Sì, è vero, è un po’ umido, ma sempre meglio delle piastrelle di marmo. Del resto, di stanze libere non ce n’erano. Dad. No, non  nel senso di “papà”, come nel titolo di questo blog, ma nel senso… quell’altro. Esatto. Fabrizio è in soggiorno-con-angolo-cottura. Ha bisogno di spazio per l’ora di ginnastica. Lo sento saltellare. “Dài bambini, uno-due, uno-due”. TUM, TUM.  Francesco invece è in camera da letto. La scrivania è sul lato corto, accostata alla parete, proprio sotto la finestra. “Prof, mi ripete per favore, non si è sentito…”. Insomma, mi è toccato il bagno, ma non ci si sta poi male. C’è tutto per i tuoi bisogni, diciamo. Il problema non è questo. 

Provo a spiegare. Vedete, uno arriva a una certa età e pensa che la propria vita sia in qualche modo instradata. Che ci potranno essere delle sorprese, ma limitate, rispettose di quello che hai fatto, scelto e sei diventato. Come quando sei un terzino sinistro di un certo spessore: l’allenatore può spostarti ma non è che ti mette a fare il centravanti. Tutt’al più ti dice di spingere un po’ sulla fascia, o – al limite, ma proprio in casi eccezionali – di fare il difensore centrale. Ecco, non di più.

E invece non è così. Ve lo dico: no, non è affatto così. Capita di trovarti ad affrontare situazioni che non ti saresti mai aspettato. E allora devi inventarti una soluzione. E poi prepararti sempre dei “piani B”. Essere pronto. E così è successo a me. E i miei figli ne sono consapevoli, credo. Anzi, appena finiscono la seconda ora vado a ricordarglielo e a farglielo pesare un po’. Insomma, non è stato facile ma ora va meglio. Oh, sì. Vedete, quando hai due figli maschi, arriva prima poi il momento di fare una scelta, una scelta che avrà conseguenze sulla tua e sulla loro vita. Ma solo quando te la trovi davanti lo capisci. 

Dove mettere le loro scarpe da ginnastica. E’ questo che ti trovi ad affrontare, quasi senza preavviso. Perché hanno, eccome se le hanno, delle gommosissime scarpe da ginnastica tipo basket che portano sempre – sempre – ispirati da dei tizi che su YouTube fanno rap. E non sono due, le scarpe. Uno tende a pensare: due figli, due paia. E invece, ve lo dico, sono quattro. Hanno due piedi ciascuno, a quanto pare. E, ai fini dell’olfatto, non è rilevante che siano due ciascuno: hai di fronte quattro bombe da disinnescare.

Ecco la situazione a cui non avevi pensato. Ti eri preparato a quasi tutto. Ma a questo no. Eppure non era difficile, accidenti, le avevi anche tu delle scarpe così alla loro età. A nove anni, come Fabrizio, e poi a tredici come Francesco. Epperò adesso sei lì che non sai dove diavolo metterle. Le stanze sono quelle che sono. La scarpiera, direte. Ah, sì certo, come se non ci avessi pensato. Si dà il caso che la scarpiera disti esattamente 92 centimetri dall’ingresso della camera da letto e due metri e dieci dal soggiorno. Per neutralizzarle, là dentro, ci vorrebbe il sarcofago delle centrali nucleari. No, l’appartamento sembra incompatibile. Fuori, in balcone: è lì che ho iniziato a confinarle. Un po’ mi dispiaceva, le prime volte. Sai che fredde, poi, quando le metteranno? Ma ho sviluppato, col tempo, un modello matematico previsionale che mi consente di adeguare il tempo di esposizione al mutamento della temperatura, e di procedere al recupero con un margine sufficiente perché il gelo della scarpa si attenui via via fino ad arrivare a pochi gradi sotto lo zero al momento di indossarla. “E quelle? Cosa sarebbero?”, mi ha sorpreso un giorno la vicina dal balcone a fianco. “Sono dei porta vasi, signora. I piccoli per i ciclamini, quelli da basket per l’edera, drènano meglio”. Probabile che il compatimento per l’evidente instabilità mentale che avevo dimostrato avesse, a quel punto, sopraffatto lo sdegno occhiuto per lo sfregio al decoro del condominio.

Comunque. Ormai posso dire non senza soddisfazione che la questione scarpe è risolta. Certo, a volte uno dei quattro diffusori da basket viene dimenticato sotto un letto o da qualche altra parte, ma non ci si mette molto ad accorgersene, ve lo assicuro, e si rimedia velocemente. Oppure, capita che la pioggia venga giù obliqua e allaghi ogni angolo del balcone, scarpe comprese. Ma, insomma, sono piccoli incidenti che non si possono evitare e che non inficiano la stabilità della situazione. E poi, l’importante è guardare avanti con fiducia e ottimismo. Sei il papà di due meravigliosi bambini. E delle scarpe da rapper, prima o poi, Franci e Fabri si stuferanno. 

  • Alessandro Principe

    Mi chiamo Alessandro. E, fin qui, nulla di strano. Già “Principe”, mi ha attirato centinaia di battutine, anche di perfetti sconosciuti. Faccio il giornalista, il chitarrista, il cuoco, lo scrittore, l’alpinista, il maratoneta, il biografo di Paul McCartney, il manager di Vasco Rossi e, mi pare, qualcos’altro. Cioè, in realtà faccio solo il giornalista, per davvero. Il resto più che altro è un’aspirazione. Si, bè, due libri li ho pubblicati sul serio, qualche corsetta la faccio. Ma Paul non mi risponde al telefono, lo devo ammettere. Ah, ci sarebbe anche un’altra cosa, quella sì. Ci sono due bambini che ogni giorno mi fanno dannare e divertire. Ecco, faccio il loro papà.

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In alto a sinistra

Non di priorità, ma di civiltà

Il 31 marzo scadono i termini della raccolta firme per la presentazione della proposta di legge popolare contro la propaganda fascista e nazista. L’iniziativa, depositata in Corte di Cassazione lo scorso 20 ottobre, è partita dal comitato promotore, presieduto dal sindaco di Sant’Anna di Stazzema, Maurizio Verona, e mira a introdurre norme specifiche “contro la propaganda e la diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti”. Nello specifico, intende disciplinare pene e sanzioni verso coloro chi attua propaganda fascista e nazista con ogni mezzo, in particolare tramite social network e con la vendita di gadget. L’obiettivo delle 50mila firme, necessarie per permettere alla proposta di essere discussa in Parlamento, è stato già raggiunto, e le firme che si continuano a raccogliere fino alla fine del mese servono semplicemente a sottolineare la necessità e l’urgenza di una legge di questo tipo. Ma è proprio così? Una legge di questo tipo è davvero necessaria e urgente?

Nelle scorse settimane, nel mio ruolo di consigliere comunale (e quindi di autenticatore delle firme), ho dato una mano alla sezione Anpi del mio paese durante un paio di banchetti che servivano proprio alla raccolta delle firme. L’obiettivo finale (in due mezze giornate nella piazza centrale di Inzago, i due sabati più freddi e ventosi di tutta la stagione Nd’A) è stato di novantaquattro firme raccolte. Il numero degli iscritti Anpi in paese più amici e parenti più o meno volontariamente cooptati. Le persone che passavano, ignare dell’iniziativa, seppur tutte o quasi ascrivibili al recinto dei “sinceri democratici”, dopo aver ascoltato le motivazioni rispondevano più o meno così: “Ma è davvero una priorità in questo periodo? C’è il Covid”. Argomentazione che ha provocato in me un immediato flashback.

Marzo del 2016, esattamente cinque anni fa. Io, candidato sindaco con una coalizione di centrosinistra allargato (abbiamo perso, se a qualcuno dovesse interessare), impegnato con chi partecipava insieme a me all’avventura elettorale a stendere il programma elettorale. Arrivati alla questione antifascista, una parte dei miei sodali ha sollevato numerose perplessità sull’eventualità di scrivere nero su bianco nel programma la parola antifascista. “Suona divisiva”, la prima argomentazione. Poi, di nuovo quella parola: priorità! È davvero prioritaria in questo periodo? C’è la crisi, i nostri concittadini non capirebbero. Alla fine si optò per una più neutra perifrasi che suonava più o meno così: “ci riconosciamo nei valori fondanti la nostra Costituzione” (maledetta politica come arte del compromesso!). Che poi sono quelli dell’antifascismo, ma sembra che questa parola sia come il Babau per i bambini. Se vado ancor più indietro con la memoria, quando si manifestava contro l’apertura di una qualche sede di movimenti di estrema destra sul territorio, alla fine si torna sempre lì: per la maggioranza dei sinceri democratici la questione antifascista non è una priorità.

E allora, mi sono chiesto: e se avessero ragione loro? Se non fosse una vera priorità? Potrebbe anche essere vero (anche se non lo penso). Perché alla fine, forse, il problema di fondo è l’assioma che sta dietro a questa obiezione. Non è una priorità. Bene, ma perché utilizzare la categoria della priorità? Se si provasse a cambiare paradigma, e si utilizzasse la categoria della civiltà? L’antifascismo (anche quello militante, da rispolverare e far tornare in auge) non è questione di priorità. È una questione di civiltà. E per un battaglia di civiltà non è mai troppo presto.

  • Alessandro Braga

    Classe 1975. Giornalista professionista, prima di approdare a Radio Popolare ha collaborato per anni col Manifesto. Appassionato di politica, prova anche (compatibilmente col tempo a disposizione) a farla

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Palazzeide

Un calzino per i Cinque Stelle

Lo potremmo chiamare ‘l’editto del calzino o della scarpa’, parafrasando quello più grave di berlusconiana memoria. Beppe Grillo impone alle televisioni le regole e le condizioni perché i parlamentari Cinque stelle, che insiste a chiamare portavoce, possano continuare a partecipare ai loro talk show.

“Chiediamo che…”, iniziano così i vari punti del decalogo apparso sul suo blog: “chiediamo che i nostri portavoce siano inquadrati in modalità singola, senza stacchi sugli altri ospiti presenti o sulle calzature indossate, affinché l’attenzione possa giustamente focalizzarsi sui concetti espressi”.
Quella del calzino sembra quasi una mania, quasi che verificando se si tratta di calza lunga o corta, di colore pastello o grigio, questo dovesse denotare chissà quali giudizi sulla persona.

Ne ha fatto uso spregiudicato una Tv di Mediaset tanti anni fa, inseguendo con le telecamere il giudice della sentenza Cir Fininvest Raimondo Mesiano fino alla poltrona del barbiere e inquadrando i calzini turchesi, commentando e facendo ironie su quel colore, come ad intendere che chi porta un calzino così non può firmare sentenze importanti, soprattutto se di condanna verso il proprietario della Tv che ha ordinato il servizio. Tornando a Grillo, il decalogo o meglio le condizioni per poter avere in studio un parlamentare Cinque stelle si arricchisce anche del divieto di interromperlo mentre parla, “che siano messi in condizione di poter esprimere i propri concetti senza interruzione di sorta per il tempo che si vorrà concedere e con uguale regola per il diritto di replica”.

Una specie di tribuna elettorale del passato, rivalutate negli ultimi tempi per la loro sobrietà, brevità e chiarezza nelle risposte, in sé questo tipo di informazione politica non sarebbe un male, le arene televisive a volte lasciano un senso di incomprensione e confusione che genera fastidio in chi ascolta, ma qui si tratta di puntare il dito contro il presunto colpevole, di cercare sempre il capro espiatorio, e molto spesso per Grillo il colpevole è il giornalista.

Nel suo blog Grillo inserisce questo nuovo approccio parlando di ‘transizione MiTe”, un probabile e forse voluto doppio senso, da un lato è il motivo principale del loro ingresso nel governo Draghi, la transizione ecologica, dall’altra è la ‘mitezza’ del fondatore dei Cinque stelle, che per due anni ha cercato di spegnere gli incendi causati dal governo con il Pd prima e ora addirittura con il banchiere Draghi, ma è evidente che il governo con tutti genera dei contraccolpi.

Non è un caso che ad ogni snodo complicato della vita dei Cinque stelle c’è anche un metodo nuovo di partecipazione in Tv. Grillo la televisione e i suoi meccanismi di consenso li conosce molto bene, l’ha fatta per tanti anni diventandone una star e quindi sa di che parla. Impone, vieta e concede, cedendo alla vanità di molti parlamentari che grazie anche alla Tv sono diventati popolari e leader del Movimento. Di Maio e Di Battista sono tra questi.

Nei quasi dieci anni di vita parlamentare i Cinque stelle sono passati dal no assoluto in Tv, Marino Mastrangeli fu la prima vittima, cacciato dal Movimento con il voto on line degli iscritti perché era andato negli studi di Barbara D’Urso, fino alla furba regola di intervenire dall’esterno per non mischiarsi con tutti gli altri. Chi doveva o non doveva andare a farsi intervistare lo decideva spesso Rocco Casalino, “chiedete a lui”, i giornalisti si sono sentiti rispondere così decine di volte.

Poi ad un certo punto tutti in televisione, a Porta a Porta, nelle tv pubbliche e private, imparando sul campo a destreggiarsi come fosse un ring, con risultati che sono diventati cult, come Laura Castelli e il suo “questo lo dice lei” rivolto all’ex ministro dell’economia Padoan.

Ora c’è una nuova fase delicata nella vita del Movimento, Conte sta per prenderne la guida ma ancora non si sa cosa vorrà fare, al tavolo del governo i ministri cinque stelle devono sedersi insieme a Forza Italia, Lega e Pd, oltre a Draghi naturalmente. Tutti alleati, con i quali è difficile, anzi vietato litigare in Tv, e allora si deve scegliere se andare, non andare, oppure una via di mezzo per non soccombere. Ed è propria questa la soluzione, l’editto del calzino e della scarpa. Bisogna vedere se le tv accetteranno oppure faranno finta di niente e continuerà esattamente come ora.

  • Anna Bredice

    A Roma con il cuore, una figlia e la testa, a due passi dai tetti belli di Garbatella e dal Gazometro di Ostiense, atmosfere tra Ozpetek e il caffè sospeso di Casetta Rossa. A Milano con gli affetti, la famiglia e la radio della vita. Seguo la politica per Radio Popolare da tanti anni, con impegno, partecipazione, a volte rabbia e passione.

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    PoPolaroid – istantanee notturne per sognatori - 22-04-2025

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    Avenida Brasil - 22-04-2025

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    a cura di Alex Corlazzoli e Lara Pipitone

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    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

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    1-La fame si aggrava nella Striscia di Gaza. Da 50 giorni Israele impone un blocco totale sugli aiuti umanitari. ( Martina Festa) 2- “Nessuna pace è possibile senza disarmo “ Papa Francesco un uomo solo di fronte alle multinazionali belliche. ( Danilo de Biasio Fondazine Diritti Umani) 3- “Il lascito di Francesco è una chiesa vicina ai poveri tra i poveri “ Reportage di Marta Facchini da Villa 21 una delle baraccopoli più problematiche di Buenos Aires. 4-Stati unite. Verso la resa dei conti tra Donald Trump e le università americane dopo che Harvard ha fatto causa al governo federale. ( Roberto Festa) 5-Spagna. Nel cinquantesimo anniversario della fine del Franchismo l’estrema destra usa TIK TOK per lanciare la campagna negazionista tra i più giovani ( Giulio Maria Piantadosi) 6-Rubrica Sportiva: A Boston 50 anni fa la prima maratona a sedie a rotelle. Nell’edizione 2025 l’ottava vittoria del campione svizzero Marcel Hugh. ( Luca Parena)

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    quando aderiamo con grande sobrietà al lutto nazionale per la morte di un capo di stato estero, sottoponiamo a Norma De Cavillis alcuni casi civilistici degni di nota e infine ci occupiamo di odonomastica antifascista in un luogo davvero impegnativo: Salò

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    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni settimana, dal lunedì al giovedì, approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

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    Vieni con me di martedì 22/04/2025

    Vieni con me! è un’ora in cui prendere appunti tra condivisione di curiosità, interviste, e il gran ritorno di PASSATEL, ma in forma rinnovata!! Sarà infatti partendo dalla storia che ci raccontano gli oggetti più curiosi che arriveremo a scoprire eventi, iniziative od occasioni a tema. Eh sì, perché poi..ci si incontra pure, altrimenti che gusto c’è? Okay ma dove, quando e poi …con chi!?! Semplice, tu Vieni con me! Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, dalle 16.30, in onda su Radio Popolare. Per postare annunci clicca qui Passatel - Radio Popolare (link - https://www.facebook.com/groups/passatel) Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa, un oggetto particolare o proporti come espert* (design, modernariato o una nicchia specifica di cui sai proprio tutto!!) scrivi a vieniconme@radiopopolare.it Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni

    Vieni con me - 22-04-2025

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    Max Casacci presenta il terzo episodio del progetto "Eartphonia"

    Oggi a Jack Niccolò Vecchia ha intervistato Max Casacci per raccontare con lui il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine, realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini.

    Clip - 22-04-2025

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    Moni Ovadia, lo spettacolo "Laudato si'" ispirato all'enciclica di Papa Francesco

    L'enciclica “Laudato si’” di Jorge Mario Bergoglio ebbe grande risonanza nel 2015 per i contenuti e il linguaggio inediti per la comunicazione vaticana. Conteneva infatti un appello molto esplicito alla tutela dell’ambiente, alla luce della pressante emergenza climatica e sociale, oltre ad altre significative considerazioni sulle gravi conseguenze dello sfruttamento intensivo delle risorse del pianeta e sulle disparità delle condizioni sociali in molte parti del mondo. Moni Ovadia ha ispirato all’enciclica un suo recente lavoro teatrale e ha condiviso con noi alcune riflessioni sul Pontefice appena scomparso…

    Clip - 22-04-2025

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    Playground di martedì 22/04/2025

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per 90 minuti al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 16.30.

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