Programmi

blog

I giorni dell'Ira

Un nuovo giorno dell’Ira: Life’s a Journey

Poco prima di pubblicare questo post, è giunta la notizia della scomparsa di Maurizio Principato. Sapevo che aveva avuto un gravissimo incidente. Eppure, non molto razionalmente, speravo che il Principe sarebbe tornato a introdurre dal suo balcone le Risonanze che per tanti anni hanno reso prezioso il mercoledì di Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare.

Ma ho capito che questo tempo impensabile e sospeso genera miraggi. E dunque eccomi qui, come tutti noi, che lo conoscevamo, a non sapere, per una volta, dove trovare le parole. Non c’è niente da dire, in verità. Tutto suonerebbe scontato, per uno come lui. Allora, meglio tacere. Meglio usare le parole di chi sa dire.

“Our battered suitcases were piled on the sidewalk again; we had longer ways to go. But no matter, the road is life.” – Jack Kerouac, On the Road 

Visto che Maurizio ci ricordava sempre che Life’s a Journey, che la vita è un viaggio, ho pensato che le parole di Kerouac fossero migliori delle mie.

E ora vorrei parlare di chi il viaggio lo ha iniziato da poco, ma sta già facendo la differenza.

Esterno, giorno. Il cortile del vecchio Chiostro del Piccolo Teatro Grassi di Milano. Palazzo Carmagnola ha cambiato destinazione tante volte. Durante il Ventennio era una delle sedi del controspionaggio fascista e in tempo di guerra la Legione Muti vi torturava i partigiani. La leggenda vuole che, nel 1947, i giovani Giorgio Strehler e Paolo Grassi ne abbiano buttato giù la porta con un calcio, per dare il via a una delle più entusiasmanti avventure culturali d’Europa: il Piccolo Teatro della Città di Milano, un Teatro d’Arte per tutti.

Ed è qui che incontro Alessandro, 18 anni, ultimo anno di liceo al Parini. Da qualche giorno il Chiostro del Piccolo è stato pacificamente occupato dal Coordinamento Spettacolo della Lombardia, che ci ha istallato il Parlamento Culturale Permanente, ricevendo dalla Direzione del Teatro una accoglienza lungimirante. Le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo sono fermi da quasi un anno. Chiedono un reddito di sussistenza, una revisione radicale delle regole del sistema, una nuova legge sullo spettacolo dal vivo. Nel corso della giornata si susseguono assemblee, incontri con i direttori dei teatri, con le compagnie, con esponenti delle istituzioni e della società civile. Sono molti gli studenti che, attraverso le varie reti di partecipazione, sono venuti a dare una mano e a partecipare all’occupazione. Seguono le lezioni in DAD dal Chiostro ma, al tempo stesso, partecipano ai coordinamenti e alle attività quotidiane.

Alessandro è uno di loro. Ha gli occhi azzurri, i capelli biondi e un leggero accento siciliano. Ci racconterà che la sua famiglia è originaria di Palermo, anche se lui è milanese d’adozione. Ai nostri microfoni interviene con voce tranquilla e con grande cognizione di causa. Parla con Sandro Gilioli, il direttore di Radio Popolare, e con me con tono pacato, senza toni tribunizi, prendendosi il tempo di ascoltare. A un certo punto, quando si parla di giovani, aspetta il suo turno per rispondere e ci fa notare che i giovani sono tutti diversi, portatori di opinioni spesso distanti. Insomma, ci ricorda che la categoria giovani va declinata in tutte le sfumature possibili. Proprio come si deve fare con gli adulti. Con gli anziani. O con i bambini. Una lezione per noi. Un invito a non ragionare per macrocategorie, a valorizzare le differenze. E poi, quando gli viene detto che la sua generazione sta facendo un regalo a chi è più vecchio, sacrificando la propria libertà durante la pandemia, scuote la testa e spiega che no, non è un regalo, solo un comportamento responsabile verso altri esseri umani.

Beatrice, invece, studia biologia all’università. Tuttavia, ci racconta che ha fatto un corso di teatro a scuola che ha cambiato il suo modo di vedere il mondo. Ci spiega che le sembra giusto essere lì, a difendere il lavoro, a occuparsi di chi spesso è invisibile, intermittente, interrotto. Che le sembra giusto, anche in vista del suo futuro e di quelli della sua età, fare qualcosa fin d’ora. Anche lei ci sembra calma, competente, consapevole. Ma come ha fatto a diventare così, se tanti dicono che la Generazione Z è inerte, priva di autonomia, magari a causa di genitori mai cresciuti e contraddittori, che invecchierà prima di diventare adulta?

Non lo so e, forse, non mi interessa nemmeno. Quello che ho visto mi è piaciuto e, dopo un anno di fantascientifico terrore globale, mi stupisco di sentirmi più sicura del futuro. I giovani, con tutte le differenze del caso, non abbandoneranno il mondo. E nemmeno noi.

 

 

 

  • Ira Rubini

    Nata in Belgio, vive a Milano. Studia insieme legge e teatro. A 20 anni inizia a scrivere per la TV e firma oltre 40 trasmissioni, come la diretta della notte degli Oscar in cui vinse Benigni. Come antidoto, scrive teatro (anche con Franca Valeri) e gira il mondo per fare documentari. Insegna teatrologia alla Paolo Grassi e coordina il corso di Sceneggiatura alla Luchino Visconti. La radio è il primo amore: esordisce a Radio Popolare a 14 anni, poi ci torna a condurre il quotidiano culturale. Lavora a RadioRAI e alla Radio Svizzera Italiana. A volte, le piace tornare in scena con l'ensemble Ottavo Richter.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Il tè nel deserto

Il tempo delle mele

Provate a fare un esperimento. Pensate esattamente a un anno fa a ritroso da oggi e cercate dei ricordi. Ricordi belli che vi emozionino, che avete voglia di rivivere, che vi riempiano di gioia o di allegria. Quanti sono? Temo pochi e comunque immagino che siano ricordi chiusi in casa, legati soprattutto a uno stato d’animo di angoscia, di paura, di insofferenza e di tristezza. Se  ne trovate, come spero, di positivi credo che siano legati ad alcuni momenti di guarigione, al risultato di un tampone negativo, allo scampato pericolo per i vostri cari. E forse poco più.

In questi giorni è uscito un film che ha molto a che vedere con la questione dei ricordi e che vi consiglio di cercare sulla piattaforma MioCinema. Si intitola Apples, è diretto dal regista greco Christos Nikou, uscito dalle fila dei collaboratori del più celebre Yorgos Lanthimos, noto per aver portato la cinematografia greca a livello internazionale, con storie distopiche, miste di fantascienza, thriller psicologici, costruzioni cerebrali e quadri immersi in un’estetica fredda e inquietante. Tra i suoi film più noti e premiati ci sono The lobster e La favorita.

Ma torniamo alle nostre mele, quelle che nel film il protagonista sbuccia meticolosamente come alla ricerca del suo passato svanito.
In questo film, pensato qualche anno fa, realizzato un bel po’ prima del 2020 e visto per la prima volta all’ultima Mostra del cinema di Venezia in apertura della sezione Orizzonti, siamo in mezzo a una pandemia mondiale che provoca un’improvvisa amnesia. Il protagonista Aris è in cura per ricostruirsi una nuova identità, fatta di nuovi ricordi e di un passato costruito attraverso a una serie di indicazioni registrate dai suoi medici curanti su audio cassette. A questi messaggi devono seguire testimonianze fotografiche scattate in diverse situazioni con una polaroid, che l’attore Aris Servetalis riproduce impassibile in questa strana vita smemorata e senza alcun appiglio, silenzioso e impermeabile quasi come Buster Keaton.

Nella nostra pandemia da coronavirus la memoria gioca un ruolo importante. Per gli adulti è più facile ma più struggente tornare con il pensiero a fatti accaduti prima del febbraio 2020, viaggi, nascite, amori, unioni, vacanze, amici, passeggiate, successi personali, etc. etc. e va detto che con l’aiuto dell’algoritmo dei social a volte certe fotografie riaffiorano all’improvviso irrompendo nella nostra quotidianità in lockdown ormai perenne. Ma i più giovani fino a dove arrivano con i loro ricordi?
E se l’anno appena trascorso in casa e in dad, gli avesse cancellato parte delle esperienze positive vissute precedentemente?

Il film Apples è una riflessione sul funzionamento della nostra memoria, sulla velocità con cui si dimenticano cose o persone anche importanti, su quanto le emozioni influenzino i nostri ricordi e come formino la nostra identità. Il regista Christos Nikou con questo film ha voluto raccontare una società di persone sole, in cui la malattia è un’espediente per parlare della condizione umana a livello individuale e ha utilizzato un’ironia sottile con qualche scena surreale, per non calcare la mano sulla visione deprimente che ne sarebbe uscita.
E che in questo momento storico non saremmo riusciti a perdonargli.

 

 

 

  • Barbara Sorrentini

    Laureata in filosofia, giornalista, conduttrice e autrice a Radio Popolare. Dal 2002 cura e conduce la trasmissione “Chassis” e per qualche anno ha realizzato “Vogliamo anche le rose”, dedicata ai documentari. Per Radio Popolare ha condotto i diversi contenitori culturali e tuttora realizza servizi e interviste per trasmissioni e Gr. Tra le ultime trasmissioni “A casa con voi” e “Fino alle 8” con la rassegna stampa del mattino. È stata direttrice artistica del Festival dei beni confiscati alle mafie. Ha collaborato con La Repubblica, E-Il Mensile, Pagina 99, blogger per MicroMega, Cineforum Web, Cinecittà News, 8 1/2. È tra i curatori del libro Entretiens- Nanni Moretti, edito dai Cahiers du Cinéma, ed è tra gli autori della Guida ai film per ragazzi (Il Castoro). È stata consulente dell’Assessorato alla Cultura di Milano (2012-2013).

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Piovono Rane

Il Trio Arroganza ha alzato bandiera bianca

Ieri il premiato trio Fontana Moratti Bertolaso ha reso noto che dal 7 aprile tutti gli over 80 che non hanno ricevuto l’sms di convocazione in Lombardia potranno andare al più vicino hub vaccinale con la carta d’identità e avere la loro dose.

Martedì scorso lo stesso premiato trio aveva detto e ripetuto  che «tutti gli over 80 avevano già ricevuto l’sms di convocazione».

C’è una leggera contraddizione. Se tutti gli over 80 avessero ricevuto la convocazione, non ci sarebbe ora bisogno di dire che chi non l’ha ricevuta può andare e mettersi in coda senza convocazione. Insomma, i tre hanno mentito. O quanto meno hanno detto una cazzata.

Secondo voi i tre hanno ammesso l’errore, hanno chiesto scusa? Nada, nothing, niente.

***

Per due mesi, dall’inizio di febbraio, il premiato trio Fontana Moratti Bertolaso ha affidato il sistema di prenotazione per gli over 80 alla società Aria, pagandola 22 milioni e respingendo l’ipotesi di affidarlo invece – gratis – alle Poste.

Poi Aria ha vistosamente fallito, e due mesi dopo la Regione ha messo gli over 70 in mano a Poste, sempre gratis, e la cosa sta funzionando. Nel frattempo migliaia di anziani non erano stato vaccinati, non si sa quanti si siano ammalati né quanti siano morti.

Secondo voi i tre hanno ammesso l’errore, hanno chiesto scusa? Nada, nothing, niente.

***

Poco meno di un mese fa, il 7 marzo,  il premiato trio Fontana Moratti Bertolaso ha firmato un protocollo con Confindustria per far vaccinare in fretta nelle aziende “chi produce”, le famose attività produttive da proteggere perché fanno Pil, indipendentemente dall’età anagrafica.

Una settimana  dopo Draghi ha detto alle Camere: «Alcune Regioni trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale». Poi ha mandato Figliuolo a Milano a ripetere il concetto, e «il confronto è stato acceso ma la moral suasion alla fine ha funzionato» (intervista di Figliuolo oggi al Corriere).

Così, per fortuna, il protocollo è finito in un cassetto, se ne riparlerà dopo che saranno stati vaccinati gli anziani.

Secondo voi i tre hanno ammesso l’errore, hanno chiesto scusa? Nada, nothing, niente.

***

Ancora: il 23 marzo scorso Moratti ha detto che sì, qualche errore informatico forse c’era stato, ma quello della Lombardia «resta un modello che potrebbe essere esportato in altre regioni».

L’altro ieri e ieri, il modello in questione (manageriale, privatista e autonomista) ha alzato bandiera bianca e ha ceduto il passo per manifesta inferiorità allo Stato centrale, in due delle sue più plateali emanazioni: l’Esercito e le Poste. Tutto il contrario, insomma.

Secondo voi Moratti ha ammesso l’errore, ha chiesto scusa? Nada, nothing, niente.

***

Ecco, è tutto. Voltiamo pagina, andiamo avanti, proviamo a uscire dall’incubo di questa epidemia.

Ma forse sarà il caso, dopo, di non dimenticare chi per ideologia e insipienza ha sbagliato tutto – oh: tutto – e per arroganza non ha voluto nemmeno chiedere scusa.

  • Alessandro Gilioli

    Nato a Milano nel 1962, laureato in Filosofia alla Statale. Giornalista dai primi anni 80, ho iniziato a Rp da ragazzo poi ho girato per diversi decenni tra quotidiani, settimanali e mensili. Ho scritto alcuni libri di politica, reportage e condizioni di lavoro, per gli editori più diversi. Tornato felicemente a Radio Popolare dall'inizio del 2021.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

L'Ambrosiano

Milano povera, povera Milano!

La pandemia ha emesso il verdetto: il re è nudo. La Milano che correva su monorotaia dal post Expo verso le Olimpiadi era convinta che la spinta le venisse dall’essere smart e cool, da grattacieli di City Life ed ex Scali ferroviari, da happy hour e sfilate; invece carburante glielo davano decine di migliaia di invisibili: precari; dipendenti di cooperative; migranti; redditi di cittadinanza; sottoccupati; badanti; colf; cassintegrati; lavoratori in nero; rider. Che equivoco!

Oggi popolo riconosciuto sono gli indigenti (aumentati in doppia cifra) e i samaritani (spesso anziani o neolicenziati: non riescono a star con le mani in mano) che distribuiscono pacchi di cibo alle code del Pane Quotidiano, nelle San Vincenzo, nelle parrocchie di periferia, presso le associazioni di volontariato. Privato sociale, Caritas, Fondo San Giuseppe sono il polmone artificiale della città smarrita, ripiegata, assuefatta, ferita.

Il re è nudo: oltre che di beni, Milano è povera di idee, pensieri, visioni generali, sogni; povera di politica, socialità, agorà, luoghi dove far arte, drammaturgia, poesia, musica; povera d’anima; di eguaglianza, salute, prevenzione, di umanità nella medicina e nella cura sul territorio. «Dì una cosa di sinistra, di civiltà, dì una cosa, reagisci!»: molti invocano palazzo Marino; aspettano pazienti. L’opposizione non c’è; asserragliata al Pirellone, difende l’indifendibile giunta Fontana e la scellerata gestione della Sanità, dove el tacòn xe pezo del sbrego, a cominciare dai vaccini in base al Pil.

In realtà Milano è ricca: dell’ethos ambrosiano; dei suoi poveri; del blocco di sfratti e licenziamenti; dei bambini senza scuola ma pieni di giochi e fantasie; dei giovani privi di spazi ma vogliosi d’immaginazione; degli anziani prigionieri di algoritmi regionali ma saggi e sopportanti; delle donne licenziate eppure sempre equilibriste; dei preti coraggiosi che predicano il vangelo della Pasqua ora che sanno finalmente d’esser minoranza. Milano ha De Sica e Zavattini nel sangue. Le manca il Miracolo. Gli attrezzi per farlo li ha però: sono i suoi poveri che hanno fame e sete di giustizia. E l’avranno!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Urlando furiosa

Oh issa!

Oh ha di per sé il suono di un richiamo… Issa non sa di solitudine”
Scrivo grazie ad un incipit di Emilio Grollero, uno scrittore conosciuto a Laigueglia, che ci aspettava sulla spiaggia con il suo cappello da pescatore blu e una folta barba bianca che lasciava scorgere il suo sorriso pungente e i suoi occhi che cercavano autenticità nel nostro sguardo.
Con il silenzio saggio di chi il mare lo conosce ci ha donato uno scritto e come un amabile Tritone ci ha salutato pieno di sabbia e sillabe.
E’ passato tempo da quell’ondata di parole che ci ha colto di sorpresa come fa il mare quando meno te l’aspetti.
In questo tempo abbiamo sfilato in corteo per le strade, presidiato i teatri, partecipato alle assemblee nei parchi, ci siamo arrabbiati e sviliti sotto il Palazzo della Regione che si può vantare della sua architettura ma si deve vergognare della sua politica, abbiamo sfrecciato in bicicletta toccando tutti quei luoghi culturali che sono sacri quanto le chiese.
Culto etimologicamente deriva da Cultura e non il contrario.
Una sottigliezza che meriterebbe precedenza.
Stamattina dentro il Piccolo Teatro Aperto di Milano ho riletto quel libro.
Nel chiostro c’erano i resti di una barca riprodotti dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti durante il corso condotto da Maria Spazi e prestati al Coordinamento per l’occasione.
Gli studenti provavano i movimenti per l’azione d’arte partecipata remando in simultanea e sollevando gli elementi scenografici.
Noi gli adulti calamitati a guardarli.
Come in un porto.
Un porto prima occupato e poi concesso che noi adesso abitiamo avendone cura, portandogli rispetto.
Siamo attraccati qui da pochi giorni e stiamo aspettando risposte mai avute.
Qui dentro il tempo si è fermato, e le ore sono diverse da quelle oltre il portone.
Studiamo strategie, riforme, leggi, il fatidico codice dello spettacolo monco dei suoi decreti attuativi, con la stessa dovizia con cui si studiano le mappe.
Anche i tempi verbali sono incerti, alcuni riescono a parlare al presente e rivendicano con forza il loro lavoro e la dignità, altri usano il passato perchè hanno perso vigore, sono sfiancati dal disagio economico, dall’incertezza e dalla solitudine.
Ma gli studenti declinano al futuro con audace fiducia, di chi sta per salpare.
Oh issa” è l’incitazione dei mainai per remare in simultanea.
Issa è l’idea che si fa sostanza. L’ora o mai più” chiude lo scritto di Emilio.
Qualcuno dice che a Milano manca solo il mare.
Invece c’è.
E loro oggi lo hanno solcato.

 

 

 

 

  • Rita Pelusio

    Attrice e regista, nei suoi lavori con la drammaturgia di Domenico Ferrari utilizzano il linguaggio dell’arte comica per affrontare tematiche sociali e civili. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E’ amica di Radiopopolare con la quale si sveglia ogni mattina.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio domenica 20/04 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 20-04-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve domenica 20/04 15:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 20-04-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di domenica 20/04/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 20-04-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 18/04/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 18-04-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - quarto episodio

    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Quarto episodio: Risparmiare il sangue Come fermare la spirale di propaganda bellicista e l’equazione “disfattismo=pacifismo” proposta da molti intellettuali e politici? Ricostruendo il filo che nella nostra storia è stato tessuto dalla resistenza civile che realizza i suoi obiettivi senza spargimento di sangue: un’opzione molto più efficace per porre fine ai conflitti, come dimostrano due studiose statunitensi che hanno misurato le insurrezioni nonviolente rispetto a quelle armate degli ultimi decenni. Sorpresi? La nonviolenza, come il pacifismo, non godono i favori delle élite, ma sono un desiderio per la maggioranza dei cittadini, a partire dai più giovani. E anche per questo Emergency promuove ogni anno 2500 incontri di educazione alla pace nelle scuole come ci racconta Chiara Vallania responsabile del dipartimento scuola di EMERGENCY. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 21-04-2025

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - terzo episodio

    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Terzo episodio: Giù dal piedistallo Come si costruisce la propaganda? Con la paura di un nemico, militari che sfornano scenari catastrofici e politici, banchieri e imprenditori che dal loro pulpito ci ammoniscono che “le risorse dedicate al welfare sono un lusso non più sostenibile” (o più semplicemente ci invitano a scegliere tra “la pace o i condizionatori accesi”). Ma scuola e sanità pubbliche, ad esempio, non sono concessioni di “lorsignori”, sono diritti conquistati dai cittadini. Bisogna ricordarlo forte e chiaro a chi ci sta trascinando nel baratro di conflitti che, come spiega Pietro Parrino di EMERGENCY, hanno sempre più i civili, ovvero noi tutti, come bersaglio. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 21-04-2025

  • PlayStop

    Speciale 25 aprile - 21/04/2025

    Intervista di Chawki Senouci a Paolo Maggioni autore del libro “Una Domenica Senza Fine” (SEM Libri). Domenica 29 aprile 1945 si compie la Storia in piazzale Loreto dove sono esposti i cadaveri di Benito Mussolini, Claretta Petacci e di alcuni gerarchi. Nella stessa giornata un gruppo di anarchici guidati dal comandante “Carnera”, un repubblicano anarchico antifranchista, attraversa Milano in direzione opposta per cominciare un’altra rivoluzione. Nell’intervista a Paolo Maggioni si è parlato della missione segreta del Comandante anarchico Carnera (nella vita reale si chiama Laureano Cerrada Santos) e dei luoghi e personaggi che hanno segnato quella lunga giornata: le donne e gli uomini che hanno sconfitto il fascismo, Il Duomo di Milano, Palazzo Marino, Il quartiere Affori, Marta Ripoldi, tranviera e staffetta partigiana, il radiofonico Daniele Colpani diventato la voce del fascismo, Piazzale Loreto.

    Gli speciali - 21-04-2025

  • PlayStop

    Prospettive Musicali di domenica 20/04/2025

    In onda dal 2001, Prospettive Musicali esplora espressioni musicali poco rappresentate. Non è un programma di genere, non è un programma di novità discografiche, non è un programma di classici dell’underground, non è un programma di gruppi emergenti. Ma è un po’ tutte queste cose mischiate insieme dal gusto personale dei conduttori. Ad alternarsi in onda e alla scelta delle musiche sono Gigi Longo e Fabio Barbieri, con un’incursione annuale di Alessandro Achilli che è stato uno storico conduttore del programma.

    Prospettive Musicali - 20-04-2025

  • PlayStop

    News della notte di domenica 20/04/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 20-04-2025

  • PlayStop

    Percorsi PerVersi di domenica 20/04/2025

    Poesie, liriche, sonetti, slam poetry, rime baciate, versi ermetici, poesie cantate. Ogni settimana Percorsi PerVersi incontra a Radio Popolare i poeti e li fa parlare di poesia. Percorriamo tutte le strade della parola poetica, da quella dei poeti laureati a quella dei poeti di strada e a quella – inedita – dei nostri ascoltatori.

    Percorsi PerVersi - 20-04-2025

  • PlayStop

    Mash-Up di domenica 20/04/2025

    Musica che si piglia perché non si somiglia. Ogni settimana un dj set tematico di musica e parole scelte da Piergiorgio Pardo in collaborazione con le ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Popolare. Mail: mischionepopolare@gmail.com

    Mash-Up - 20-04-2025

  • PlayStop

    Alice, chiacchiere in città di domenica 20/04/2025

    A cura di Elena Mordiglia. Nella città frenetica, in quello che non sempre sembra un paese delle meraviglie, ci sono persone da raccontare e da ascoltare. Quale lavoro fanno? Come arrivano alla fine del mese? Quale rapporto hanno con la città in cui vivono? Registratore alla mano e scarpe buone, queste storie ve le racconteremo.

    Alice, chiacchiere in città - 20-04-2025

  • PlayStop

    Ricordi d'archivio di domenica 20/04/2025

    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

    Archivio Ricordi - 20-04-2025

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - secondo episodio

    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Secondo episodio: La guerra non è popolare. L’Europa si riarma con 800 miliardi. In questi anni aveva già raddoppiato la propria quota di spese militarti, soprattutto comprando dagli Stati Uniti. Lo faremo di più, visto che Trump disinvestirà dalla Nato e dall’Europa. E’ la “fine delle illusioni”, come dice Von der Leyen, di essere garantiti dalla pace, perché d’ora in poi bisognerà usare la forza. E intanto si educa la popolazione con manuali che dicono: “In caso di guerra…”. La propaganda è altissima perché non c’è nulla di più antipopolare e antidemocratico della guerra e la militarizzazione d’Europa è tutta sulle spalle dei suoi cittadini. Con Michele Paschetto di EMERGENCY vi racconteremo come in Afghanistan in più di venti anni di guerre le cure abbiamo svolto un ruolo straordinario di mediatore. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 20-04-2025

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - primo episodio

    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 20-04-2025

  • PlayStop

    La Pillola va giù di domenica 20/04/2025

    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese che cerca di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

    La Pillola va giù - 20-04-2025

  • PlayStop

    C'è Di Buono: Max Casacci racconta Eartphonia III: Through the grapevine

    Anche in questa puntata parliamo di qualcosa che ha a che fare con la cultura enogastronomica, ma anche, molto, con la musica. Per la prima volta il caro Max Casacci (già colonna dei Subsonica) è stato ospite di un nostro programma non prettamente musicale, per raccontare il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine", realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini Franciacorta. A cura di Niccolò Vecchia

    C’è di buono - 20-04-2025

  • PlayStop

    Onde Road di domenica 20/04/2025

    Autostrade e mulattiere. Autostoppisti e trakker. Dogane e confini in via di dissoluzione. Ponti e cimiteri. Periferie urbane e downtown trendaioli. La bruss e la steppa. Yak e orsetti lavatori. Il mal d’Africa e le pastiglie di xamamina per chi sta male sui traghetti. Calepini e guide di viaggio. Zaini e borracce. Musiche del mondo e lullabies senza tempo. Geografie fantastiche ed escursioni metafisiche. Nel blog di Onde Road tutti i dettagli delle trasmissioni.

    Onde Road - 20-04-2025

Adesso in diretta