Programmi

blog

Urlando furiosa

“Dana Libera!”

“Dana Libera!”

Oggi al Piccolo Teatro Aperto di Milano abbiamo parlato di montagna, di rifugi come luogo di accoglienza, cura e cultura.
Ascoltavo incantata le parole di Cognetti, Fabris e Girardi che si alternavano a quelle sempre puntuali e gioiose di Ira Rubini che oramai da giorni ci segue e supporta trasmettendo ogni mattina Cult dal Chiostro Nina Vinchi.
Sollevata dal suolo ascolto i racconti di rocce e cornacchie, di vette e silenzi musicati, poi la parola passa ad Alberto Di Monte.
Abo, così lo conosciamo, racconta del suo nuovo libro “Sentieri Migranti”.
Una guida escursionistica che ripercorre i cammini dei migranti che attraversano il confine, riflessioni profonde su quanto accade ogni giorno e che non dobbiamo mai dimenticare.
Ecco che il mio pensiero va all’altra montagna quella così poco narrata, quella che porta il peso di donne, bambini e uomini che si giocano l’ultima possibilità per poter vivere.
Allora inizio a ricordare Claviere, dove in un assurdo campo da golf, ricavato distruggendo un bosco pianeggiante, una pallina può varcare il confine e un uomo no.
Ci sono stata a Claviere.
Con i Saltimbanchi Senza Frontiere.
Eravamo trecento artisti provenienti da tutta Italia.
In parata siamo arrivati al confine.
Ci siamo tolti le scarpe davanti alla Gendarmerie.
Le abbiamo deposte in fila e abbiamo fatto silenzio.
Seicento scarpe.
Come simbolo di passi.
Ho lasciato le mie preferite, quelle del debutto del mio spettacolo più fortunato.
Rosse di vernice.
Spero che una bambina le abbia raccolte.
Al confine i bambini non sono tutti uguali.
I figli dei turisti dell’alta valle camminano nelle goffe tute da sci indossate anche a maggio.
I figli dei migranti camminano avvolti nei sacchi a pelo ricevuti in dono da chi non resta indifferente.
In Val Susa, i No tav prestano soccorso a chi in quei sentieri speranze ne ha poche, perchè il buio e il freddo sono mostri che ti colpiscono al petto.
Sono crudeli coloro che usano le montagne come muri, violano il creato e l’esistenza.
I No tav insegnano a rimanere umani, difendono la valle e rischiano la loro stessa vita per salvarne altre.
Eppure in valle continuano a compiersi blitz della polizia, arresti, e processi con sentenze ingiuste.
Il 14 aprile 2021 il Tribunale di sorveglianza deciderà se confermare la detenzione o concedere le misure alternative a Dana Lauriola.
Dana è stata condannata e sta scontando la pena da sei mesi perchè ha spiegato al megafono le ragioni della sua lotta, le è stata negata la pena alternativa perchè ha tenuto fermi i propri ideali politici e la propria opposizione al Tav e perché abita nella valle in cui ci sono i suoi affetti, i suoi interessi, i suoi compagni di vita e di militanza.
Prestare soccorso Non è un crimine. Omettere soccorso sì.
Difendere una valle Non è un crimine. Oltraggiarla sì.
Dana Libera! *

*da leggersi al megafono

  • Rita Pelusio

    Attrice e regista, nei suoi lavori con la drammaturgia di Domenico Ferrari utilizzano il linguaggio dell’arte comica per affrontare tematiche sociali e civili. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E’ amica di Radiopopolare con la quale si sveglia ogni mattina.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Piovono Rane

Il maschio stronzo, il maschio scemo

Ci sono pochi dubbi, credo, sul sistema cognitivo del presidente turco Erdogan: l’uscita dalla convenzione internazionale contro la violenza sulle donne ci dice tutto.

Ma già in passato Erdogan aveva manifestato con chiarezza le sue idee, cose tipo: «La nostra religione ha definito il posto delle donne nella società: la maternità» e «porre donne e uomini sullo stesso piano è contro natura», insomma ci siamo capiti.

La scrittrice Esmahan Aykol definisce semplicemente il suo regime  «misogino e omofobo».

Stupisce quindi poco quello che è successo ieri ad Ankara – Ursula Von der Leyen considerata non degna di sedere accanto ai maschi alfa.

Erdogan è un maschio patriarcale e stronzo, fine.

È più interessante utile, per noi maschi, riflettere sul comportamento dell’altro maschio presente, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, belga, 46 anni, ottima famiglia, doppia laurea, ex premier del suo Paese, esponente del Partito Riformatore e Liberale della Vallonia.

Insomma non un salafita con la barba lunga.

Qui siamo in presenza del maschio scemo e complice, che purtroppo è categoria largamente diffusa anche dalle nostre parti e in qualche modo presente, purtroppo, in tutti noi o quasi.

Maschio scemo perché non capisce cioè la gravità di quello che gli sta accadendo attorno, e se ne fa pilatescamente complice non alzandosi dalla sedia, “non pensandoci”, quindi accettando supinamente l’arroganza dell’altro maschio, quello stronzo.

Ecco: il maschio patriarcale e stronzo è un nemico esterno, evidente, palese, contro cui è facile combattere.

Il maschio scemo e complice è un nemico interiore, surrettizio, subdolo, quindi più pericoloso: contro cui combattere è più difficile ma perfino più importante.

  • Alessandro Gilioli

    Nato a Milano nel 1962, laureato in Filosofia alla Statale. Giornalista dai primi anni 80, ho iniziato a Rp da ragazzo poi ho girato per diversi decenni tra quotidiani, settimanali e mensili. Ho scritto alcuni libri di politica, reportage e condizioni di lavoro, per gli editori più diversi. Tornato felicemente a Radio Popolare dall'inizio del 2021.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Il puntaspilli

La Libia, l’Italia e gli spioni

La prima volta che ho scritto di Libia avevo poco più di vent’anni ed ero dottorando di ricerca nella Tunisia del dittatore Ben Alì. Allora, poco meno di oggi, la Libia era territorio di predazione della vita umana, per mano di contrabbandieri di corpi e di mercanzie al soldo della corrottissima polizia di Gheddafi. La stessa polizia passata, in seguito, a presidiare i campi di detenzione e gli interessi dei trafficanti di esseri umani. La stessa polizia che non disdegna di esercitare la propria ferocia comportandosi alla pari di un’organizzazione criminale. Già in quegli anni, quando mi capitò di incrociare tra Douz e il Sahara una comitiva di contrabbandieri libici nemici di Gheddafi, mi resi conto di quanto il destino della Libia fosse in qualche misura legato all’Italia. Non all’Italia mussoliniana, ma quella democratica e repubblicana. Già allora si sapeva che le mafie italiane collaboravano con la dogana, la marina e la politica libica, esportando cocaina, armi e savoir faire, importando denaro e esplosivi. Già allora si sapeva che vi erano spie italiane sul territorio libico. Per questo non mi stupisce che adesso si stia scoprendo che l’intelligence italiana abbia sottoposto a controllo e spionaggio un numero ancora imprecisato di giornalisti italiani interessati a raccogliere informazioni e a costruire contatti con fonti libiche. Come non mi stupisce che questo controllo sia partito quando aumentava la pressione sulle Ong operanti nel Mediterraneo, come non mi stupisce che questo controllo sia avvenuto con grande dispendio di risorse pubbliche. Ciò che mi stupisce è che questo spionaggio avvenga, a ragionarci su, per raccogliere informazioni che un sistema di intelligence dovrebbe saper raccogliere per conto proprio: mettendo in atto un ennesimo, chiaro esempio di cialtroneria italiana. Ciò che mi spaventa, invece, è che questo spionaggio produrrà una forte diffidenza verso i reporter italiani, indebolendo la possibilità di cercare la verità. Una verità che, nel caso della Libia, è un groviglio di interessi privati e pubblici. Interessi che vogliono controllare l’informazione italiana per screditarla come hanno fatto con le Ong. E questo è un uso improprio del mandato dei servizi di spionaggio che non favorisce il processo democratico libico.

  • Leonardo Palmisano

    Bari 1974, autore e presidente della cooperativa di LegaCoop Radici Future Produzioni. Colomba d'oro per la Pace e premio Livatino contro le mafie. Per Fandango Libri ha pubblicato la trilogia dello sfruttamento (Ghetto Italia, Mafia caporale e Ascia nera), e ha iniziato la serie di gialli dedicata al bandito Mazzacani (Tutto torna, Nessuno uccide la morte, Chi troppo vuole). Dirige il festival antimafia LegalItria. Editorialista per il Corriere del Mezzogiorno e altre testate.

ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Sbilanciamoci

Farmaci Pubblici

È l’ora di una industria farmaceutica pubblica ? Assolutamente sì. Non si tratta di nazionalizzare tutta l’industria farmaceutica, ma di creare un contrappeso e una garanzia di fronte allo strapotere delle multinazionali del Big Pharma.

I vaccini per il Covid 19 devono essere sicuramente “bene comune”, come richiesto e rilanciato recentemente da associazioni e campagne e quindi sottratti alla logica di mercato. Si tratta però di fare anche un altro passo: verso la creazione di una industria farmaceutica pubblica. Gli stati già spendono molti soldi per investimenti in ricerca e in sostegno diretto e indiretto alla industria farmaceutica privata.

Proprio un anno fa Mariana Mazzucato ha ricordato sul New York Times che dopo l’epidemia SARS del 2003, gli Stati Uniti hanno speso 700 milioni di dollari per la ricerca sul coronavirus, investimenti di cui hanno poi beneficiato le imprese del Big Pharma. Sul sito di Sbilanciamoci Guglielmo Ragozzino ha raccontato efficacemente l’avventura e la fine dell’industria farmaceutica nazionale e oggi esiste una sola industria farmaceutica pubblica, lo Stabilimento farmaceutico militare di Firenze.

Nel 2019 la spesa farmaceutica in Italia è stata di poco superiore ai 30miliardi di euro di cui il 76% è stata rimborsata dal Servizio sanitario nazionale (SSN). Ogni anno l’SSN rimborsa 390 euro pro-capite delle spese per i farmaci. Molte risorse pubbliche vengono destinate alla ricerca scientifica utilizzata e finalizzata alla produzione dei farmaci delle imprese private. Poi subentrano i brevetti, che blindano i farmaci ad una pura logica di mercato.

Riproporre i vaccini e i farmaci “salva vita” come “bene comune” è dunque prioritario ed è importante firmare la petizione che lo richiede. Nello stesso tempo è fondamentale ricondurre alla produzione pubblica alcuni farmaci “salva vita” e le attrezzature sanitarie cruciali (come i respiratori per le terapie intensive) per sottrarle ai vincoli e spesso ai ricatti del mercato. La vicenda della produzione e della distribuzione dei vaccini per il Covid19 ne è testimonianza: il mercato si muove inseguendo l’interesse privato, non quello collettivo e umanitario.

I vaccini vengono venduti a chi paga di più (anche ignorando i contratti firmati) e non a chi ne ha più bisogno. È ancora una incognita come e quando verranno vaccinate le popolazioni dei paesi più poveri. Ecco perché a livello globale e a livello nazionale la produzione dei vaccini e dei farmaci non può essere lasciata solo al mercato. Serve, in Italia, una industria farmaceutica pubblica.

  • Giulio Marcon

    Portavoce della campagna Sbilanciamoci!, è stato negli anni '90 portavoce dell'Associazione per la pace e Presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà. È stato deputato indipendente di SEL nella XVII legislatura, facendo parte della Commissione Bilancio. Tra i suoi libri: (con Giuliano Battiston), La sinistra che verrà (minimum fax 2018) e (con Mario Pianta), Sbilanciamo l'economia (Laterza 2013)

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Mia cara Olympe

Catcalling? È di più. È peggio

È di più. Non è ‘soltanto’ un’offesa, un insulto, un’aggressione come in molte (e anche molti, finalmente!) hanno scritto in questi giorni. Parliamo del catcalling, quell’insieme di molestie di cui praticamente ogni donna sa di essere, in strada, potenziale bersaglio. E che spesso è ancora liquidato con l’alzata di spalla di chi minimizza o, invece, si preoccupa, poverino, di vedere limitata una  presunta libertà di corteggiamento…
Per carità, il dibattito non è certo nuovo: da anni se ne parla, in Francia ci hanno fatto una legge apposita, la rete è ormai piena di video di donne che mostrano cosa ti accade in una qualunque giornata ‘normale’ per strada, a te ‘normalissima’ ragazza o donna che la percorre per le proprie occupazioni quotidiane. Ad ogni latitudine, non crediate sia la geografia il problema.
A riaprire la conversazione, che per una volta ha mobilitato anche commentatori, è stata Aurora Ramazzotti in una storia su Instagram: ‘Se sei una persona che lo fa, sappi che fai schifo”, ha detto, e, non bastasse ciò che le accade per strada,  in rete, accanto al dibattito, è scorsa la solita marea di commenti sessisti e offensivi. Per la serie, anche il catcalling te lo devi ‘meritare’.

Da queste parti un ricordo e un commento. Il ricordo è quello di una giovane figlia che se ne andava alla scoperta della sua città su una bicicletta rossa e scompariva interi pomeriggi tornando deliziata da quartieri sconosciuti, cavalcavia di periferia e scorci urbani ed era bello vederla libera e allegra. Un giorno tornò a casa incazzata e disgustata: ferma a un incrocio arrivò a colpirla un commento volgare di uno che descrisse come viscido e impunito al tempo stesso. Che la guardava in faccia a pochi metri., mentre l’apostrofava. E la sua rabbia di ragazza era così evidente anche perché  capiva che quell’omuncolo era riuscita a impaurirla: nonostante la giornata di sole, la bicicletta rossa su cui pedalare veloce, le case e la gente intorno. Nonostante lei si sentisse forte e coraggiosa.
Ecco perché il catcalling è di più: è un avvertimento –  inconsapevole?  Il risultato non cambia – è un mandarti a dire che, alla fine e nonostante tutto, le strade non sono il tuo posto, che ne sei una precaria inquilina, che lo spazio pubblico è dei maschi, come per secoli è stato in esclusiva, e ciascuno lo usa, ancora, come meglio crede. (Non tutti certo, non mi fate ripetere cose per me ovvie, ma che mi sono costate qualche amicizia).
È una questione di potere o meglio dell’esercizio di un  micropotere: quello che fa sentire le donne per strada in una sorta di libertà vigile e vigilata, di giorno e, soprattutto, di notte. È quello, l’esercizio di potere, che vorrebbe farci, talvolta ci riesce, più caute e ansiose,  dunque meno libere. Però più incazzate, ed è un bene, Aurora, mia figlia e le altre.

 

 

 

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio domenica 20/04 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 20-04-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve domenica 20/04 15:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 20-04-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di domenica 20/04/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 20-04-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 18/04/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 18-04-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - quarto episodio

    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Quarto episodio: Risparmiare il sangue Come fermare la spirale di propaganda bellicista e l’equazione “disfattismo=pacifismo” proposta da molti intellettuali e politici? Ricostruendo il filo che nella nostra storia è stato tessuto dalla resistenza civile che realizza i suoi obiettivi senza spargimento di sangue: un’opzione molto più efficace per porre fine ai conflitti, come dimostrano due studiose statunitensi che hanno misurato le insurrezioni nonviolente rispetto a quelle armate degli ultimi decenni. Sorpresi? La nonviolenza, come il pacifismo, non godono i favori delle élite, ma sono un desiderio per la maggioranza dei cittadini, a partire dai più giovani. E anche per questo Emergency promuove ogni anno 2500 incontri di educazione alla pace nelle scuole come ci racconta Chiara Vallania responsabile del dipartimento scuola di EMERGENCY. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 21-04-2025

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - terzo episodio

    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Terzo episodio: Giù dal piedistallo Come si costruisce la propaganda? Con la paura di un nemico, militari che sfornano scenari catastrofici e politici, banchieri e imprenditori che dal loro pulpito ci ammoniscono che “le risorse dedicate al welfare sono un lusso non più sostenibile” (o più semplicemente ci invitano a scegliere tra “la pace o i condizionatori accesi”). Ma scuola e sanità pubbliche, ad esempio, non sono concessioni di “lorsignori”, sono diritti conquistati dai cittadini. Bisogna ricordarlo forte e chiaro a chi ci sta trascinando nel baratro di conflitti che, come spiega Pietro Parrino di EMERGENCY, hanno sempre più i civili, ovvero noi tutti, come bersaglio. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 21-04-2025

  • PlayStop

    Speciale 25 aprile - 21/04/2025

    Intervista di Chawki Senouci a Paolo Maggioni autore del libro “Una Domenica Senza Fine” (SEM Libri). Domenica 29 aprile 1945 si compie la Storia in piazzale Loreto dove sono esposti i cadaveri di Benito Mussolini, Claretta Petacci e di alcuni gerarchi. Nella stessa giornata un gruppo di anarchici guidati dal comandante “Carnera”, un repubblicano anarchico antifranchista, attraversa Milano in direzione opposta per cominciare un’altra rivoluzione. Nell’intervista a Paolo Maggioni si è parlato della missione segreta del Comandante anarchico Carnera (nella vita reale si chiama Laureano Cerrada Santos) e dei luoghi e personaggi che hanno segnato quella lunga giornata: le donne e gli uomini che hanno sconfitto il fascismo, Il Duomo di Milano, Palazzo Marino, Il quartiere Affori, Marta Ripoldi, tranviera e staffetta partigiana, il radiofonico Daniele Colpani diventato la voce del fascismo, Piazzale Loreto.

    Gli speciali - 21-04-2025

  • PlayStop

    Prospettive Musicali di domenica 20/04/2025

    In onda dal 2001, Prospettive Musicali esplora espressioni musicali poco rappresentate. Non è un programma di genere, non è un programma di novità discografiche, non è un programma di classici dell’underground, non è un programma di gruppi emergenti. Ma è un po’ tutte queste cose mischiate insieme dal gusto personale dei conduttori. Ad alternarsi in onda e alla scelta delle musiche sono Gigi Longo e Fabio Barbieri, con un’incursione annuale di Alessandro Achilli che è stato uno storico conduttore del programma.

    Prospettive Musicali - 20-04-2025

  • PlayStop

    News della notte di domenica 20/04/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 20-04-2025

  • PlayStop

    Percorsi PerVersi di domenica 20/04/2025

    Poesie, liriche, sonetti, slam poetry, rime baciate, versi ermetici, poesie cantate. Ogni settimana Percorsi PerVersi incontra a Radio Popolare i poeti e li fa parlare di poesia. Percorriamo tutte le strade della parola poetica, da quella dei poeti laureati a quella dei poeti di strada e a quella – inedita – dei nostri ascoltatori.

    Percorsi PerVersi - 20-04-2025

  • PlayStop

    Mash-Up di domenica 20/04/2025

    Musica che si piglia perché non si somiglia. Ogni settimana un dj set tematico di musica e parole scelte da Piergiorgio Pardo in collaborazione con le ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Popolare. Mail: mischionepopolare@gmail.com

    Mash-Up - 20-04-2025

  • PlayStop

    Alice, chiacchiere in città di domenica 20/04/2025

    A cura di Elena Mordiglia. Nella città frenetica, in quello che non sempre sembra un paese delle meraviglie, ci sono persone da raccontare e da ascoltare. Quale lavoro fanno? Come arrivano alla fine del mese? Quale rapporto hanno con la città in cui vivono? Registratore alla mano e scarpe buone, queste storie ve le racconteremo.

    Alice, chiacchiere in città - 20-04-2025

  • PlayStop

    Bollicine di domenica 20/04/2025

    Che cos’hanno in comune gli Area e i cartoni giapponesi? Quali sono i vinili più rari al mondo? Giunta alla stagione numero 16, Bollicine ogni settimana racconta la musica attraverso le sue storie e le voci dei suoi protagonisti: in ogni puntata un filo rosso a cui sono legate una decina di canzoni, con un occhio di riguardo per la musica italiana. Come sempre, tutte le playlist si trovano sul celeberrimo Bolliblog.com. A cura di Francesco Tragni e Marco Carini

    Bollicine - 20-04-2025

  • PlayStop

    Ricordi d'archivio di domenica 20/04/2025

    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

    Archivio Ricordi - 20-04-2025

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - secondo episodio

    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Secondo episodio: La guerra non è popolare. L’Europa si riarma con 800 miliardi. In questi anni aveva già raddoppiato la propria quota di spese militarti, soprattutto comprando dagli Stati Uniti. Lo faremo di più, visto che Trump disinvestirà dalla Nato e dall’Europa. E’ la “fine delle illusioni”, come dice Von der Leyen, di essere garantiti dalla pace, perché d’ora in poi bisognerà usare la forza. E intanto si educa la popolazione con manuali che dicono: “In caso di guerra…”. La propaganda è altissima perché non c’è nulla di più antipopolare e antidemocratico della guerra e la militarizzazione d’Europa è tutta sulle spalle dei suoi cittadini. Con Michele Paschetto di EMERGENCY vi racconteremo come in Afghanistan in più di venti anni di guerre le cure abbiamo svolto un ruolo straordinario di mediatore. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 20-04-2025

  • PlayStop

    Speciale Podcast Ho detto R1PUD1A - primo episodio

    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

    Gli speciali - 20-04-2025

  • PlayStop

    La Pillola va giù di domenica 20/04/2025

    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese che cerca di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

    La Pillola va giù - 20-04-2025

  • PlayStop

    C'è Di Buono: Max Casacci racconta Eartphonia III: Through the grapevine

    Anche in questa puntata parliamo di qualcosa che ha a che fare con la cultura enogastronomica, ma anche, molto, con la musica. Per la prima volta il caro Max Casacci (già colonna dei Subsonica) è stato ospite di un nostro programma non prettamente musicale, per raccontare il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine", realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini Franciacorta. A cura di Niccolò Vecchia

    C’è di buono - 20-04-2025

Adesso in diretta