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Tratto dal podcast
Prisma di ven 24/04
Italia | 2020-04-24
La Fase 2 sta per partire anche in Italia e in questi giorni il governo di Giuseppe Conte sta ultimando le linee guide per la prima riapertura del Paese, che dovrà essere affrontata da numerosi punti di vista. Con la ripresa della circolazione nella fase 2 il sistema dei trasporti dovrà essere rivisto nel rispetto del distanziamento sociale.
A che punto siamo con la riorganizzazione dei trasporti per la fase 2? Lo abbiamo chiesto al senatore Salvatore Margiotta, Sottosegretario di Stato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’intervista di Roberto Maggioni a Prisma.
A che punto siamo col piano di riorganizzazione dei trasporti in vista della prima riapertura del 4 maggio?
Nella giornata di ieri c’è stato un lungo confronto, a partire da una bozza, con sindacati e azienda. Il giorno precedente, invece, c’era stato il tavolo delle Regioni e degli enti locali. Si tratta di implementare le linee guida che avevamo già messo a punto il 20 marzo e che, naturalmente, hanno retto in una fase in cui la domanda era assolutamente scarsa. Ora saranno messe alla prova con una domanda che andrà via via crescendo, per fortuna non in maniera esponenziale e immediata. Bisogna aspettarsi che, nella prima parte della Fase 2, ci sia una preferenza per i trasporti privati e comunque, non essendo riaperte le scuole e alcune attività, non ci si può attendere dal 5 maggio una domanda pari a quella delle ore di punta nel pre-COVID.
Stiamo mettendo a punto tante misure, da quelle più ovvie ma importanti come l’uso delle mascherine a quelle più incisive come la differenziazione degli orari di lavoro e lo smart working. Queste misure non saranno risolutive, riusciranno a far diminuire un po’ la domanda evitando che tutti vadano a lavorare negli uffici pubblici tra le 7.10 e le 7.40, ma che ci sia una fetta di popolazione che vada a lavorare nel pomeriggio e un’altra fetta che lavorerà da casa. È evidente che sono misure in grado di contenere la domanda senza però annullarla. Bisognerà poi mettere a punto una serie di accorgimenti a bordo dei treni e dei bus, ma anche degli aerei e di tutti gli altri mezzi di trasporto pubblico.
Di quanto chiederete di ridurre la capienza dei mezzi pubblici di trasporto per la fase 2?
Penso che sui treni sarò più facile, basta fare il conto rispetto al metro di distanza ed evitare che la gente stia in piedi. Si ritiene che sarà sicuramente inferiore al 50%. Sui treni regionali si arriverà sicuramente al 50%, sulle metropolitane si arriverà al 40% della capienza, ma forse è anche ottimistico. Alternative non ce ne sono. È ovvio che la soluzione migliore sarebbe quella di aggiungere altre corse, ma questo purtroppo dipende dalla possibilità di avere più mezzi e mezzi, soprattutto quelli delle metropolitane, a parte i costi hanno un tempo di costruzione elevato. Ci vogliono tre anni per costruire un treno di quel tipo, due anni quando tutto va bene. Nell’immediato non ci saranno più mezzi e più corse. In tempi più lunghi sarà probabile, ma nell’immediato no.
Chi controllerà il rispetto del distanziamento sociale e di questa riduzione della capienza?
Da un lato sulle banchine delle metropolitane o negli aeroporti ci saranno dei percorsi guidati e segnali verticali e orizzontali che evidenzieranno la distanza da mantenere. A terra è più semplice perché ci saranno le forze dell’ordine e il personale di controllo. Non c’è dubbio che anche questo richiederà ulteriore personale da impiegare.
Io tendo a credere e a sperare che ci sarà un autocontrollo piuttosto forte, sia perché tutti hanno capito cosa rischiano e sia perché ci sarà un controllo reciproco, come si è visto in giro anche in questi giorni. Se qualcuno vede persone troppo vicine è evidente che protesterà. Credo nel personale, ma vorrei credere ancora di più nella capacità di autogestione di tutti noi.
Diventerà fondamentale il tassello della diversificazione degli orari di entrata a lavoro.
È molto importante sapere che alcuni dovranno prendere un bus alle 8, altri inizieranno a lavorare alle 9. Mi pare la soluzione più immediata e più funzionale. Bisognerà coinvolgere le aziende. Pochi sanno che già oggi le aziende che hanno più di 300 dipendenti sono tenute a dotarsi di un mobility manager che faccia esattamente questo. Oggi nelle linee guide stiamo valutando di imporlo anche ad aziende con 100 dipendenti, così che ciascuna di esse abbia non solo uno studio su come rendersi raggiungibile da parte dei dipendenti, ma anche su come effettuare i controlli.
Vorrei dire una cosa anche sull’incentivazione dei mezzi di soft mobility, biciclette, bici elettriche, ciclomotori e monopattini elettrici con piste ciclabili e incentivi all’acquisto di questi mezzi. Faremo di tutto per mettere degli incentivi. È noto che l’industria di biciclette e ciclomotori in Italia è la prima d’Europa ed è uno di quei mondi che dobbiamo incentivare come non abbiamo fatto fino ad oggi.