Siamo ad Amiens, capoluogo della Piccardia, una regione di campagne e vecchie industrie che delocalizzano sempre più spesso e sempre più a Est. Seduto con sua moglie a un tavolino di una baraque à frites, l’equivalente in patatine del nostro paninaro, Jean-Pierre, 67 anni, un ex operaio che nel 2012 ha votato per Hollande e contro Sarkozy.
Lui non ha dubbi: “Voto Marine Le Pen. Per raddrizzare la Francia. Destra sinistra, destra sinistra, destra sinistra.. è sempre la stessa cosa. Allora bisogna provare. Per me la priorità sono i francesi prima di tutto. Ma non sono razzista, per nulla ma proprio nulla. Al contrario! Un operaio che lavora e paga le tasse ha diritto di restare in Francia. Ma un arabo, o un altro tipo di nazionalità, se non lavora, non siamo mica qui per pagargli tutto. Molti di quelli che conosco dicono che voteranno Marine. Non so se è positivo ma in fondo… la gente è stufa, è sempre la stessa solfa, destra sinistra, destra sinistra, destra sinistra… C’è chi pensa che con Marine non avremo più diritto di fare questo e quello, ma no! Non è mica suo padre! Anche se diventa presidente non potrà mica fare tutto quello che vuole! E se non dovesse passare… Macron mi andrebbe bene. Tanto Marine non lo supera il secondo turno, contro Macron o chiunque altro”.
Macron, del resto, è nato e cresciuto proprio ad Amiens. Anche se non è venuto in città nemmeno una volta in questi mesi di campagna. Le malelingue dicono che non abbia il coraggio di affrontare gli operai dell’ultimo stabilimento francese della Whirlpool, che nel 2018 delocalizzerà la produzione in Polonia, lasciando a casa 295 persone. Lui ha detto che non crede “che una campagna presidenziale sia il momento di fare promesse che non si potranno mantenere” e, sicuro della vittoria, ha annunciato che passerà in città tra il primo e il secondo turno. Nel frattempo, gli operai della fabbrica hanno preso una settimana di ferie per andare a incontrare i loro colleghi polacchi, che saranno pagati tre volte meno di loro, hanno meno pause e molti meno diritti.
Sul parcheggio della fabbrica rimangono a sventolare al sole le bandiere del sindacato e dai tornelli esce solo qualche colletto bianco, sfiduciato e rassegnato come David: “Bah, sì, alcuni politici di quelli in carica sono venuti. Può essere una buona pubblicità o anche no perché non bisogna spaventare i possibili compratori. Tanto la politica non è che può obbligare l’azienda a rimanere qui e non può nemmeno obbligare qualcuno a comprarla. Per quanto mi riguarda voterò, ma non so ancora per chi. Non c’è tutta questa scelta e non si capisce chi sarebbe il migliore per noi”.
In centro, sotto la cattedrale gotica iscritta nell’elenco dell’UNESCO, nel dedalo di stradine ben pavimentate, davanti alle casette in mattoncini rossi ben tenute o sulla piazza del mercato, il discorso non cambia. Frédéric, 41 anni: “Penso che i francesi si sentano persi, oggi. Io non so per chi votare quindi mi sa che voterò bianco già al primo turno. Nessun candidato mi soddisfa”.
Julie, 25 anni: “Non abbiamo idea di cosa votare. È un grosso interrogativo per molti di quelli che conosco, e gli altri scelgono gli estremi: Mélenchon o Le Pen. Sto aspettando i programmi, che non abbiamo ancora ricevuto. So che c’è internet ma preferisco averli in mano per poterli leggere e confrontare”. E cosa pensa del candidato della città, Macron? “Bisogna diffidare. Perché ha delle idee troppo liberali, che possono mettere in pericolo il Paese. E poi è troppo d’accordo con tutti. Non ha delle opinioni personali”.
Vincent, 40 anni: “Voto da quando ho 18 anni. Non ho perso un’elezione. È un mio diritto, quindi voto ma quest’anno è un bel casino. Penso che tutti siano d’accordo con me, sono tutti stufi e molti non sanno cosa votare quest’anno perché è molto molto complicato. Anche in questo periodo non sanno ancora per chi votare, con tutti i problemi che ci sono stati in politica negli ultimi tempi sono tutti disorientati”.
Secondo uno studio pubblicato lunedì 17 aprile, più di un quarto degli elettori francesi non sa ancora che nome scegliere per il primo turno di domenica. Con quattro candidati testa a testa nei sondaggi, il voto degli indecisi potrebbe essere determinante. E non va dimenticato il rischio astensionismo, che potrebbe interessare dal 26 al 34 per cento degli elettori. Nel 2002, quando Jean-Marie Le Pen è arrivato a sorpresa al secondo turno, più del 28 per cento degli elettori francesi non aveva votato al primo turno.