La prima volta è stata una sorpresa, la seconda siamo, per quanto possibile, preparati: il 29 gennaio, su Fox, torna X-Files. Non parliamo delle repliche della storica serie fantascientifica, andata in onda dal 1993 al 2002, uno dei primi fenomeni seriali a guadagnarsi un ampio culto globale, forse il più importante dopo Twin Peaks (da cui comunque in qualche modo discende). Ma di una nuova stagione di dieci episodi, la seconda dopo le sei puntate prodotte nel 2015, oltre 14 anni dopo quello che tutti credevano il finale di serie.
Non un remake, non un reboot, ma un vero e proprio proseguimento delle vicende, con gli stessi attori – David Duchovny e Gillian Anderson tornano a interpretare i due agenti FBI specializzati in casi paranormali, il possibilista Fox Mulder e la scettica Dana Scully – coordinati dallo stesso autore, Chris Carter.
Nel 2015 il responso di critici e fan era stato contraddittorio, anche perché soli sei episodi erano sembrati troppo pochi per far respirare come si deve le diverse anime di X-Files: la mitologia cospirazionista, le indagini di puntata, la linea comica, l’amore mai risolto tra i due protagonisti. Questa nuova stagione, negli Stati Uniti in onda già da inizio gennaio, sta raccogliendo critiche incoraggianti, e gli spettatori non stanno nella pelle, anche se Gillian Anderson li ha già gelati affermando che non tornerà per una dodicesima stagione, in caso la serie dovesse essere rinnovata.
C’è da capirla, quella dei revival seriali è una tendenza in parte nuova ma già in crescita nella tv degli ultimi anni: abbiamo avuto quelli di Una mamma per amica, Will e Grace, Prison Break, naturalmente Twin Peaks, perfino dei cartoon Duck Tales e Samurai Jack, nel 2018 tornerà Pappa e ciccia, in lavorazione c’è anche quello di The L Word. Come mai? Le motivazioni potrebbero essere duplici: prima di tutto l’infallibile effetto nostalgia, che fa presa sugli spettatori che hanno amato queste serie quando sono andate in onda e che non vedono l’ora di riprendere le fila della storia, tornare in quel mondo, ritrovarne i protagonisti. Poi, la diffusione delle piattaforme streaming, che mette a disposizione degli abbonati tante vecchie serie, concede una nuova vita a produzioni ormai concluse, anche da tempo.
Con un revival si attraggono in un colpo solo i vecchi telespettatori e i nuovi: è un investimento sicuro, gli ascolti lo dimostrano, e, d’altronde, lo stesso formato seriale si presta ad andare avanti all’infinito. Eppure, crediamo, nonostante tutto, che oltre a cercare idee nuove, alle storie bisognerebbe saper mettere anche la parola fine: soprattutto a quelle che più amiamo.