“Il sistema italiano di raccolta dei dati sanitari non funziona…In Italia non esiste un sistema unificato e centralizzato per documentare e condividere le cartelle cliniche elettroniche (EHR), i dati ospedalieri e la documentazione dei medici di base”. Il giudizio di The Lancet, una delle più prestigiose riviste destinate ai medici, è netto, motivato e documentato.
Le ragioni principali di questa situazione sarebbero due: la frantumazione in venti servizi sanitari regionali spesso non in grado di comunicare tra loro e il mancato caricamento dei dati da parte delle strutture private anche quando collaborano con il Servizio Sanitario Nazionale.
Le conseguenze evidenziate sono la necessità di ripetere gli esami diagnostici quando il paziente si sposta da una regione all’altra con un significativo aumento dei costi; l’impossibilità di individuare in tempi rapidi evidenze cliniche utili in situazioni d’emergenza come durante il Covid; un crollo della ricerca scientifica a livello nazionale per la difficoltà nel condurre studi multicentrici. Tutto questo peggiorerà ulteriormente qualora si realizzasse l’autonomia differenziata.
Quanto scrive The Lancet corrisponde alla realtà, che però, in alcuni casi, è ancora peggiore: infatti spesso la mancata condivisione degli esami eseguiti si verifica anche all’interno della medesima regione e la difficoltà di comunicazione tra i sistemi informativi delle varie strutture sanitarie è una delle ragioni dell’assenza di un Centro Unico di Prenotazione a livello regionale.