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The Boys torna su Prime Video con la quarta e attesa stagione

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Può darsi che ne abbiate abbastanza dei supereroi, e in quel caso The Boys potrebbe essere la serie che fa per voi, nonostante proprio di supereroi parli. È uno dei successi maggiori – e per certi versi inaspettati – di Prime Video, cresciuto col passaparola un episodio dopo l’altro: dal 13 giugno ritorna con una quarta attesa stagione, i cui eventi raccolgono anche le conseguenze dello spinoff “universitario” Gen V. E ritorna, con un ben calcolato tempismo, con una stagione ambientata sullo sfondo di combattutissime elezioni statunitensi, cui applicare il proprio filtro irriverente che non risparmia grottesco, ironia e violenza cartoonesca. Tratta da una serie a fumetti firmata da Garth Ennis e Darick Robertson, sviluppata dallo sceneggiatore di Supernatural Eric Kripke, prodotta da Seth Rogen e Evan Goldberg, The Boys è ambientata in un mondo identico al nostro, con la sola differenza che i supereroi esistono davvero. Non sono, però, modelli di virtù e salvatori senza macchia, anzi: sono super celebrità, viziate e arroganti, idolatrate (ma anche odiate) dalle folle, e soprattutto manovrate da una gigantesca e ramificata corporation che lavora per spremere profitti e influenzare il governo del paese. Il più potente e pericoloso di tutti è Patriota, una sorta di crasi tra Superman e Captain America: con una divisa a stelle e strisce, la capacità di volare e disintegrare qualsiasi cosa con laser dagli occhi, appare pressoché immortale e invulnerabile. È anche, purtroppo, uno psicopatico, convinto di essere superiore a chiunque altro. In una recente intervista alla testata statunitense IndieWire, lo showrunner Eric Kripke ha confessato: «Qualche volta ci sentiamo la stanza degli sceneggiatori di Satana». E poi ha raccontato come è cambiata in questi anni non tanto la serie in sé quanto la reazione, il contrasto, l’attrito che lo show fa col mondo. «Quando Seth Rogen, Evan Goldberg e io abbiamo iniziato a lavorare alla serie era l’inizio del 2016. L’idea era fare la versione realistica di uno show di supereroi, dove questi ultimi erano celebrità che si comportavano malissimo. All’epoca Trump era ancora nella fase in cui tutti ci dicevamo “non sarà mica nominato alla presidenza, vero?”. Poi è stato eletto, e la metafora alla base di The Boys ha assunto immediatamente ancora più significati e risonanza. Improvvisamente, quel che stavamo raccontando era una storia sull’intersezione tra celebrità e autoritarismo, mostrando come i social media e l’intrattenimento vengono usati per vendere fascismo. Insomma, ci siamo ritrovati proprio nell’occhio del ciclone e abbiamo sentito l’obbligo di andare ancora di più in quella direzione, il più a fondo possibile». La Vaught Corporation, che controlla i supereroi – e, si scopre più avanti nella serie, li crea direttamente attraverso una sostanza chiamata Composto V – è una multinazionale tentacolare, un gigante sia delle armi sia dell’intrattenimento in tutte le sue forme. A provare a opporsi alla Vaught e ai Sette (la squadra di supereroi maggiori capitanati da Patriota) sono, appunto, i The Boys, un gruppetto male assortito di personaggi, con e senza poteri, che hanno ragioni sia politiche sia personali per cercare di contrastare l’onnipotenza dei Super, molto spesso anche adottando metodi molto discutibili. All’inizio della quarta stagione, Patriota affronta un processo per aver disintegrato pubblicamente un cittadino (una scena che ricorda la famosa dichiarazione di Trump: «Potrei sparare a qualcuno per strada, e non perdere neanche un voto»): fuori dall’aula di tribunale i suoi sostenitori e i suoi detrattori si scontrano in modo sempre più violento. Nel frattempo, Patriota abbraccia incondizionatamente ideologie suprematiste, dichiarando la superiorità degli esseri con superpoteri rispetto alle persone comuni; di contro, Billy Butcher (il leader dei The Boys) ha trovato un metodo che potrebbe portare all’eliminazione di tutti i Super, un’idea altrettanto moralmente inaccettabile. Attenzione, The Boys è soprattutto una satira, una commedia irriverente, sopra le righe, spesso volutamente “di grana grossa”; questo non toglie che sappia intercettare alcune questioni spinose della contemporaneità. Ai fan che sul web hanno criticato la serie perché troppo “politicizzata” e troppo progressista, Kripke ha risposto: «Lo è, e se non vi sta bene, guardatevi pure qualcos’altro».

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    Quarantasette anni fa venivano uccisi Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, Fausto e Iaio. I due giovani militanti del centro sociale Leoncavallo erano in via Mancinelli, a Milano, quando si trovarono davanti tre uomini che gli spararono. Iaio morì immediatamente, Fausto in ospedale, dove era arrivano già in gravissime condizioni. Come ogni anno i Familiari e amici di Fausto e Iaio si sono ritrovati in via Mancinelli per ricordarli. Un anniversario, quest'anno, che s'intreccia con la riapertura delle indagini da parte della procura di Milano, dopo le sollecitazioni arrivate dal consiglio comunale. Indagini che finora non hanno portato a novità. Ivano Vallese è il presidente dell'associazione Familiari e amici di Fausto e Iaio.

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    1) La guerra a Gaza è ricominciata. Israele questa notte ha rotto unilateralmente il cessate il fuoco. In meno di 24 ore oltre 400 persone sono state uccise. E’ stato uno degli attacchi più brutali da novembre del 2023. (Claire Nicolet - MSF, Mohammad, Lucia Capuzzi - Avvenire) 2) Trump e Putin si parlano al telefono. In una telefonata di oltre due ore e mezza i due leader hanno discusso della possibilità di una tregua di trenta giorni in ucraina. (Roberto Festa) 3) La Francia prepara i francesi alla guerra. Il governo annuncia che verrà distribuito un manuale di sopravvivenza in caso di attacco. (Francesco Giorgini) 4) Spagna, a 5 anni dall’esplosione della pandemia da Covid, il paese torna a fare i conti con una delle pagine più nere di quei mesi. Un documentario riaccende il caso degli anziani lasciati morire nelle case di riposo. (Giulio Maria Piantadosi) 5) Rubrica sportiva. Indice alla tempia e mano sulla bocca. Con la sua esultanza Cedric Bakambu rompe il silenzio sul Congo. (Luca Parena)

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    Willie Peyote è uscito con "Sulla Riva del Fiume", un disco con un percorso partito da lontano e che si è andato compiendosi sotto i nostri occhi un pezzetto alla volta, di palco in palco, di brano in brano. Ora, reduce dal secondo Sanremo, torna nei nostri studi per fare un po' il punto su questo suo lavoro, e sul suo momento artistico e personale, in un'intervista a cura di Matteo Villaci andata in onda oggi a Jack.

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    Ascoltiamo uno dei due nuovi singoli dei Bon Iver e il singolo di Dente, che anticipano i loro nuovi dischi, raccontiamo lo stop del tour dei Fontaines Dc per problemi di salute di Grian Chatten, ospitiamo Willie Peyote per farci raccontare il disco "Sulla Riva del Fiume"

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    "Uno Spettacolo Italiano" firmato da Niccolò Fettarappa e Nicola Borghesi

    Due artisti di teatro si trovano a vivere in un’Italia nuova, in cui non c’è più spazio per i loro spettacolini di sinistra. La storica egemonia culturale è terminata. Purtroppo, non sanno fare nient’altro che spettacoli di teatro. Non c’è via di scampo: devono diventare artisti di destra. Anche perché, se a sinistra lo spazio è poco -sempre meno- e molta la concorrenza, a destra ci sono praterie. C’è lo spazio per una nuova classe dirigente. Per una nuova egemonia, tutta da costruire, della quale essere protagonisti. Il problema è che loro, la destra, non la conoscono bene. Cercano allora di capire come si faccia, uno spettacolo così. Si domandano cosa sia, la destra, che confini abbia. Studiano, si informano, immaginano, fantasticano. Ci provano. Poi cominciano, così: "Hanno vinto loro. E ora dobbiamo obbedire. Spazi, case, televisioni e piazze hanno i loro colori. E noi, sempre più sbiaditi. Se non puoi batterli, e non possiamo, unisciti a loro. Loro sono la maggioranza. E forse un motivo c’è. Nel mondo della cultura c’è bisogno di una nuova classe dirigente. E noi siamo pronti. Dove c’è discordia, porteremo armonia. Dove c’è errore, porteremo verità. Dove c’è dubbio, porteremo fede. Dove c’è angoscia, porteremo speranza. Questo è uno spettacolo di destra. Siamo Nicola e Niccolò e siamo pronti a rinnegare tutto, siamo pronti a salire sul carro dei vincitori. E non faremo prigionieri." Oggi a Cult Ira Rubini ha ospitato Niccolò Fettarappa per parlare dello spettacolo, realizzato insieme a Nicola Borghesi, che debutta proprio oggi all'Arena del Sole di Bologna.

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    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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