C’è Aleppo, giusto. C’è Sirte, anche in questo caso non si può dire niente. Ma c’è anche il Sud Sudan, crisi della quale si parla molto meno, e i numeri della crisi umanitaria ormai conclamata, qui sono spaventosi e enormemente superiori a quelli di Aleppo e Sirte.
Queste le cifre diffuse dall’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati. Sono circa 110mila le persone dal Sud Sudan sono fuggite quest’anno verso l’Uganda. 82mila di loro sono fuggiti nelle ultime cinque settimane dalle violenze scoppiate il mese scorso a Juba tra l’esercito del presidente Salva Kiir e i ribelli dell’ex vice presidente Riek Machar. L’agenzia Onu si è detta ”estremamente preoccupata” per la rapida escalation della crisi dei rifugiati del Sud Sudan, spiegando che i Paesi vicini e i gruppi umanitari stanno cercando di rispondere alle esigenze delle persone fuggite.
Nel 2016 sono invece altri 100mila i rifugiati che dal Sud Sudan hanno varcato il confine settentrionale per andare in Sudan soprattutto nella prima parte dell’anno e per motivi legati all’insicurezza alimentare. In tutto più di due milioni e mezzo di persone hanno abbandonato le loro case dal dicembre del 2013, quando è iniziato il conflitto tra Kiir e Machar. Tra questi, 930mila persone sono fuggite in Paesi vicini.
“Quello che si vede nel Sud Sudan è la peggiore crisi per i rifugiati al mondo”, ha detto un portavoce dell’Unhcr. La maggior parte di chi è fuggito in Uganda nelle ultime settimana (il 90% sono donne e bambini) ha denunciato violenze sessuali e rapine. ”Inoltre gruppi armati stanno rapendo bambini anche di due-tre anni.
L’Uganda sta lavorando per migliorare l’accoglienza e istituire campo profughi al confine. In alcuni siti la presenza di rifugiati è cinque volte superiore a quella che potrebbero ospitare. L’Unhcr ha lamentato che è stato finanziato solo il 20 per cento del piano di risposta all’emergenza profughi dal Sud Sudan di 609 milioni di dollari, pari a 546 milioni di euro.