Riportiamo l’atto di accusa della presidente internazionale di Medici senza frontiere Joanne Liu, appena tornata dalla Libia. E’ una lettera aperta indirizzata agli Stati membri e alle istituzioni dell’Unione Europea.
“Quello che ho visto in Libia è la più estrema incarnazione della violenza che abbia mai conosciuto. C’è un business di trafficanti che trae profitto da questa situazione. Trafficano in esseri umani e li rendono schiavi a un livello indicibile. I leader europei sono complici e noi vogliamo una loro risposta.
I politici si congratulano tra loro per il successo: ci sono meno persone che arrivano sulle coste europee. Ma lasciatemi dipingere un affresco di quel successo.
Quando sono entrata nei centri di detenzione a Tripoli una enorme guardia ha aperto le porte della cella e ha frustato sulla schiena i detenuti con un bastone di legno. Ho visto persone emaciate, accovacciate, picchiate come bestie. Sussurravano e, porgendomi le mani mi dicevamo: aiutami, portami fuori di qui, aiutami.
Questo è quello che i leader europei chiamano successo. Tutto quello che potuto dire a quelle persone che mi supplicavano è stato: “Ti ascolto, ti ascolto”. Ed ora sono qui a dirvelo. Medici senza frontiere ha ricevuto alcuni di loro negli ospedali. Una era una donna incinta che è stata portata in un centro di detenzione dopo essere stata costretta per ore a rimanere sotto il sole, su una gamba sola. Mi ha detto: “Il mio cuore, il mio bambino, se ne è andato mentre ero lì in piedi”. E mi ha raccontato che un’altra donna incinta è stata stuprata mentre il marito veniva picchiato nel cortile.
Le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l’altra. Gli uomini ci hanno raccontato come a gruppi siano costretti a correre nudi nel cortile finché collassano esausti. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate. Tutte le persone che abbiamo incontrato avevano le lacrime agli occhi e continuavano ripetutamente a chiedere di uscire da lì.
Dobbiamo essere chiari: stiamo parlando di crudeltà sistematiche. Giovani che violentano le persone e le torturano per estorcere loro denaro. Coloro che non sono in grado di pagare vengono rinchiusi nei centri di detenzione dove sono lasciati morire di fame e torturati. Queste cose sono ampiamente documentate e le abbiamo presentate ai leader europei.
Ora i leader europei devono guardare in faccia la realtà. Rimandare le persone in Libia significa cancellare la loro umanità. Questo è il loro cosiddetto ‘successo’.
I migranti devono poter accedere a protezione, asilo e quando possibile a migliori procedure di rimpatrio volontario. Hanno bisogno di un’uscita di emergenza verso la sicurezza, attraverso canali sicuri e legali; l’accordo Ue-Turchia del 2016 e tutte le atrocità che abbiamo visto in Grecia, Francia, nei Balcani e altrove ancora indicano una prospettiva sempre più definita, fatta di frontiere chiuse e respingimenti. Tutto questo toglie qualunque alternativa alle persone che cercano modi sicuri e legali di raggiungere l’Europa e le spinge sempre più nelle reti di trafficanti”.
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